Rilevata la presenza di microplastiche anche vicino la cima del Monte Everest.

 
In questi giorni un gruppo di ricercatori dell'University of Plymouth, dell'University of Maine, della National Geographic Society, della Zoological Society of London e della Tribhuvan University, nel corso di uno studio pubblicato sulla rivista One Earth, hanno analizzato alcuni campioni di neve e di ruscelli raccolti in occasione della National Geographic and Rolex Perpetual Planet Everest Expedition ed hanno trovato prove di inquinamento microplastico sul Monte Everest: sebbene le più alte concentrazioni di microplastiche siano state scovate intorno al Campo Base, (ossia dove gli escursionisti trascorrono la maggior parte del tempo), gli scienziati ne hanno rilevato la presenza anche a 8.440 metri di altezza, vale a dire appena sotto la vetta. Al riguardo Imogen Napper, una delle principali autrici, ha affermato: "Il Monte Everest è stato descritto come "lo sfasciacarrozze più alto del mondo". Le microplastiche non sono mai state studiate in montagna prima d'ora, ma sono generalmente altrettanto persistenti e tipicamente più difficili da rimuovere rispetto ai detriti più grandi". In pratica, come già noto, le microplastiche, (ovvero minuscole particelle di plastica che provengono dalla lenta decomposizione di rifiuti più grandi), rappresentano un'enorme minaccia ecologica perché sono facilmente consumate dagli animali e sono così piccole che sono difficili da pulire: nonostante siano risultate essere molto comuni negli oceani, non sono mai state studiate così attentamente sulla terraferma ed in particolar modo sulle remote cime delle montagne. In merito a ciò la stessa Imogen Napper ha proseguito dichiarando: "Non sapevo cosa aspettarmi in termini di risultati, ma mi ha davvero sorpreso trovare la microplastica in ogni singolo campione di neve che ho analizzato. Il Monte Everest è un luogo che ho sempre considerato remoto ed incontaminato. Sapere che stiamo inquinando vicino alla cima della montagna più alta è una vera e propria apertura degli occhi". In sostanza, anche se alcuni membri del team di ricerca hanno scalato la montagna raccogliendo campioni durante la spedizione sull'Everest nella primavera del 2019, gran parte del lavoro è stato svolto in un laboratorio a molte miglia di distanza, dove gli studiosi hanno analizzato i campioni in questione con lo scopo di determinare non solo se c'era della plastica sulla montagna, ma anche quale tipo di plastica c'era: si tratta di un passo importante per capire da dove ha avuto origine l'inquinamento. A tal proposito Imogen Napper ha continuato spiegando: "Il più vicino all'Monte Everest che ho raggiunto è stato il mio laboratorio dell'Università di Plymouth, nel Regno Unito. I campioni hanno mostrato quantità significative di fibre di poliestere, acrilico, nylon e polipropilene. Questi materiali sono sempre più utilizzati per rendere l'abbigliamento outdoor ad alte prestazioni che gli arrampicatori utilizzano tanto buone quanto le tende e le corde d'arrampicata, quindi sospettiamo fortemente che questi tipi di articoli siano la principale fonte di inquinamento piuttosto che cose come contenitori di cibo e bevande". Ad ogni modo, benché la suddetta nuova indagine abbia dimostrato chiaramente la presenza di microplastica sull'Everest, ancora resta da vedere il modo migliore per pulire questo tipo inquinamento. Difatti al riguardo la stessa Imogen Napper ha successivamente sostenuto: "Attualmente gli sforzi ambientali tendono a concentrarsi sulla riduzione, il riutilizzo ed il riciclaggio di rifiuti di grandi dimensioni. Questo è importante, ma dobbiamo anche iniziare a focalizzare la nostra attenzione su soluzioni tecnologiche più profonde che si concentrino sulla microplastica, come, ad esempio, la modifica del design dei tessuti e l'incorporazione di fibre naturali al posto della plastica, quando possibile". Insomma, la speranza dei ricercatori è anche che il loro lavoro possa contribuire a chiarire fino a che punto l'inquinamento causato dalla plastica metta a rischio tutti gli ambienti, non solo gli oceani. A tal proposito Imogen Napper ha, infine, concluso commentando: "Queste sono le microplastiche più alte scoperte finora. Anche se sembra eccitante, significa che le microplastiche sono state scoperte dalle profondità dell'oceano fino alla montagna più alta della Terra. Con le microplastiche così onnipresenti nel nostro ambiente è ora di concentrarsi sull'informazione di soluzioni ambientali appropriate. Dobbiamo proteggere e prenderci cura del nostro pianeta".

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