Moltissimi anni or sono, (per la precisione circa 4 miliardi di anni fa), inondazioni di dimensioni inimmaginabili attraversarono il Cratere di Gale, nell'equatore di Marte; o almeno questo è quanto mostrerebbero i dati raccolti dal rover Curiosity della NASA ed analizzati in un progetto congiunto dai ricercatori della Jackson State University, della Cornell University, del Jet Propulsion Laboratory e dell'Università delle Hawaii, i cui risultati sono stati pubblicati lo scorso mese sulla rivista Scientifica Reports e fanno pensare alla possibilità che in quel luogo la vita possa essere effettivamente esistita. In pratica, stando a quanto hanno fatto sapere gli scienziati, una di queste impetuose mega-inondazioni, (causata probabilmente dal calore di un impatto meteoritico, che ha liberato il ghiaccio immagazzinato sulla superficie marziana), avrebbe creato gigantesche increspature: strutture geologiche rivelatrici familiari agli studiosi della Terra. Al riguardo Alberto G. Fairén, uno dei principali autori della suddetta ricerca, ha affermato: "Abbiamo identificato per la prima volta mega-inondazioni utilizzando dati sedimentologici dettagliati osservati dal rover Curiosity. I depositi lasciati dalle mega-inondazioni non erano stati precedentemente identificati con i dati dell'orbiter". In sostanza, proprio come già visto sulla Terra, anche sul famigerato pianeta rosso le caratteristiche geologiche, (compreso l'operato dell'acqua e del vento), sono state congelate nel tempo, appunto, per circa 4 miliardi di anni e trasmettono processi che in passato hanno modellato la superficie di entrambi i pianeti. In merito a ciò Ezat Heydari, altro principale responsabile dell'indagine in questione, ha dichiarato: "Questo caso include la presenza di caratteristiche a forma di onda gigante negli strati sedimentari del Cratere di Gale, spesso chiamate "megaripple" o "antidune" che sono alte circa 9 metri e distanziate di quasi 140 metri l'una dall'altra. Le dune sono indicative del flusso di mega-inondazioni sul fondo del Cratere Gale di Marte circa 4 miliardi di anni fa, che sono identiche alle caratteristiche formatesi con lo scioglimento dei ghiacci sulla Terra circa 2 milioni di anni fa". Ad ogni modo, secondo gli esperti, la causa più probabile di tale inondazione marziana sarebbe, come già anticipato, lo scioglimento del ghiaccio per via del calore generato da un grande impatto, che avrebbe rilasciato anidride carbonica e metano dai serbatoi congelati del pianeta rosso: il vapore acqueo ed il rilascio di gas si sarebbero combinati per produrre un breve periodo di condizioni calde ed umide e la condensa avrebbe formato delle nuvole di vapore acqueo, che a loro volta avrebbero creato delle piogge torrenziali, possibilmente su tutta la superficie di Marte. Inoltre quest'acqua sarebbe poi entrata nel Cratere di Gale e si sarebbe combinata con l'acqua che scendeva dal Monte Sharp per produrre gigantesche inondazioni istantanee che avrebbero depositato le creste di ghiaia nell'Hummocky Plains Unit: successivamente tali inondazioni sarebbero diminuite rapidamente,
erodendo le creste delle antidune e ridepositando i sedimenti rimossi
nelle aree di passaggio tra le creste, (ossia le cosiddette Striated Unit o unità striate). Comunque sia grazie ai loro risultati, adesso i ricercatori del rover Curiosity hanno stabilito che un tempo il Cratere Gale possedeva laghi e torrenti persistenti nell'antico passato: questi corpi d'acqua longevi sono buoni indicatori del fatto che il cratere, (così come il Monte Sharp, al suo interno), erano in grado di sostenere la vita microbica. A tal proposito lo stesso Alberto G. Fairén ha, infine, concluso spiegando: "Marte primordiale era un pianeta estremamente attivo dal punto di vista geologico. Il pianeta aveva le condizioni necessarie per sostenere la presenza di acqua liquida in superficie. Sulla Terra, dove c'è acqua, c'è vita. Quindi all'inizio Marte era un pianeta abitabile. Era abitato? Questa è una domanda alla quale il prossimo rover Perseverance, (lanciato da Cape Canaveral lo scorso 30 Luglio, e programmato per raggiungere Marte il 18 Febbraio 2021), ci aiuterà rispondere".
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