Recentemente alcuni ricercatori dell'Università di Turku e dell'University of Eastern Finland, attraverso uno studio i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Movement Disorder, hanno notato che i pazienti con un disturbo dello spettro della schizofrenia hanno anche un aumentato rischio di sviluppare la malattia di Parkinson più tardi nella vita; il che potrebbe essere dovuto da alterazioni del sistema dopaminergico del cervello causate dagli antagonisti del recettore della dopamina o da effetti neurobiologici della schizofrenia. In pratica per arrivare a tali conclusioni gli scienziati hanno preso in esame i casi di disturbi psicotici e schizofrenia precedentemente diagnosticati in oltre 25.000 pazienti finlandesi affetti allo stesso tempo anche dal Parkinson e trattati dal 1996 al 2019, e, come già anticipato, hanno osservato che questi soggetti avevano un'insorgenza maggiore inerente ai suddetti disturbi mentali rispetto ai coetanei non colpiti dalla malattia in questione, i quali erano stati reclutati per costituire il cosiddetto gruppo di controllo. Al riguardo Tomi Kuusimäki, uno dei principali autori della ricerca, ha spiegato: "Studi precedenti hanno riconosciuto diversi fattori di rischio per il morbo di Parkinson, tra cui l'età, il sesso maschile, l'esposizione agli insetticidi e le lesioni alla testa. Tuttavia la comprensione attuale è che lo sviluppo della patologia è dovuto ad un effetto congiunto di diversi fattori ambientali, ereditari e specifici del paziente. Secondo i nostri risultati, un disturbo psicotico o la schizofrenia precedentemente diagnosticata può essere un fattore che aumenta il rischio di Parkinson più tardi nella vita". In sostanza, come già noto, attualmente questo disturbo neurologico è tra quelli che stanno crescendo più rapidamente in tutto il mondo: basta pensare, infatti, che ad oggi soltanto in Finlandia circa 15.000 pazienti vivono con una diagnosi di questa malattia. Inoltre si tratta di una condizione neurodegenerativa che è più comune nei pazienti di età superiore ai 60 anni ed i sintomi motori principali comprendono tremori, rigidità e lentezza dei movimenti. Ad ogni modo si è visto che nel morbo di Parkinson i neuroni situati nella substantia nigra tra il mesencefalo ed il diencefalo degenerano lentamente, il che porta alla carenza, appunto, di dopamina; mentre per quanto riguarda la schizofrenia in alcune parti del cervello il livello di tale neurotrasmettitore tende ad aumentare. Tra l'altro nel corso degli anni è stato rilevato che le farmacoterapie utilizzate nel trattamento primario di entrambe le patologie sembrano avere meccanismi d'azione contrastanti: i sintomi del Parkinson possono essere, infatti, alleviati con agonisti del recettore della dopamina; mentre la schizofrenia è comunemente trattata con antagonisti di questo identico recettore. Comunque sia a tal proposito lo stesso Tomi Kuusimäki ha, infine, concluso dichiarando: "L'insorgenza del morbo di Parkinson e della schizofrenia nella medesima persona è stata considerata rara perché queste malattie sono associate ad alterazioni opposte del sistema dopaminergico del cervello. Il nostro studio ha cambiato questa concezione prevalente".
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