Come già risaputo, allo stato attuale sia la Terra che Marte possiedono atmosfere ossidanti ma non è sempre stato così: quella del primo pianeta, infatti, si trova in tali condizioni da circa 2 miliardi e mezzo di anni; prima era riducente, (ossia non c'era ruggine). In pratica la transizione da un "pianeta ridotto" ad un "pianeta ossidato" viene chiamata Grande Evento Ossidativo, (nota anche con la sigla GOE): si tratta di un passaggio che, secondo gli esperti, è stato una parte centrale dell'evoluzione della Terra ed è fondamentalmente legato all'evoluzione della vita, (in particolar modo alla prevalenza della fotosintesi che produceva ossigeno). Tuttavia di recente alcuni ricercatori dell'Università di Hong Kong, del Guangzhou Institute of Geochemistry e della China University of Geosciences, grazie ad uno studio i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature Astronomy, hanno constatato che anche Marte ha subìto un GEO e che miliardi di anni fa il cosiddetto pianeta rosso non era poi così rosso. In sostanza per arrivare a tale conclusione gli scienziati hanno usato il telerilevamento ad infrarossi e la spettroscopia per misurare dall'orbita la vibrazione molecolare del materiale sulla superficie marziana, al fine di rivelare la mineralogia e la geochimica delle antiche rocce su Marte: attraverso confronti dettagliati di dati di telerilevamento e dati raccolti in laboratorio sulla Terra, hanno dimostrato che le antiche rocce marziane esposte in superficie vennero sottoposte a condizioni riducenti, indicando l'esistenza di un'atmosfera "ridotta" o "riducente". Insomma, in molti sapranno che ai giorni d'oggi il pianeta rosso è freddo e secco, ma circa 3,5 miliardi di anni fa era più caldo e più umido: era abbastanza caldo da permettere la formazione di canali fluviali, laghi e minerali che si sono formati per interazione con l'acqua. Inoltre sebbene in passato gli astronomi che hanno usato modelli matematici per vincolare le condizioni di una prima atmosfera marziana abbiano dedotto che si è verificato un riscaldamento da effetto serra e che ciò deve aver incluso gas ridotti piuttosto che anidride carbonica, (implicando quindi che un'atmosfera riducente potrebbe essere esistita), finora non è stata fornita alcuna prova che l'atmosfera ridotta del Marte primordiale si sia effettivamente verificata: è stato il suddetto nuovo lavoro ad indicare che essa è esistita. Ad ogni modo, come già anticipato, tale progetto ha coinvolto un dettagliato telerilevamento ad infrarossi del pianeta rosso, utilizzando la spettroscopia ad infrarossi per mappare i minerali nelle unità rocciose esposte agli agenti atmosferici: la ricerca è stata costruita sull'analisi dettagliata delle rocce vulcaniche esposte agli agenti atmosferici nell'isola di Hainan, dove si trovano spesse sequenze di basalto simili alle rocce vulcaniche marziane. Per di più gli studiosi, (guidati da Jiacheng Liu), hanno analizzato sistematicamente le rocce alterate usando la spettroscopia infrarossa in laboratorio ed hanno prodotto un documento pubblicato di recente sul giornale Applied Clay Science. Al riguardo Joe Michalski, uno dei principali autori dell'indagine in questione, ha affermato: "Jiacheng ha realizzato un progetto di dottorato davvero eccellente, costruito su un'attenta analisi in laboratorio e sull'applicazione di quei risultati di laboratorio al telerilevamento di Marte. Jiacheng ha costruito il suo lavoro dettagliato sui campioni dell'isola di Hainan per dimostrare che tendenze mineralogiche simili si sono verificate nelle rocce su Marte". Mentre Ryan McKenzie, altro principale responsabile, ha poi aggiunto: "Questo è uno studio piuttosto notevole con risultati che avranno un impatto significativo su come comprendiamo l'evoluzione iniziale dei pianeti terrestri e dei loro ambienti di superficie. La transizione da un'atmosfera riducente a quella ossidante sulla Terra circa 2,5 miliardi di anni fa è stata possibile solo grazie all'esistenza della vita, poiché l'ossigeno è un prodotto di scarto di processi metabolici come la fotosintesi. Senza i microbi che producono ossigeno, esso non si accumulerebbe nella nostra atmosfera, e noi non potremmo essere qui. Nonostante ci siano certamente differenze nelle condizioni locali a cui Marte e la Terra sono stati sottoposti durante le loro storie evolutive, la mia mente non può fare a meno di iniziare a pensare a ciò che i risultati di Jiancheng possono significare per una potenziale biosfera marziana precoce". Tra l'altro la suddetta nuova ricerca ha dimostrato come la spettroscopia ed il telerilevamento possano portare a scoperte fondamentali di grande importanza per la comprensione della storia del pianeta rosso. Comunque sia considerando che Tianwen-1, vale a dire la prima missione cinese sul pianeta rosso, è già in corso, (la sonda è arrivata con successo nell'orbita marziana lo scorso il 10 Febbraio e si prevede di farla atterrare nel mese di Maggio), la comunità scientifica si sta preparando per un anno emozionante di esplorazione e scoperta di Marte: anche se solo adesso si comincia a capire la storia marziana più antica, gli astronomi di tutto il mondo si sono detti pronti a cercare direttamente qualsiasi firma che la vita potrebbe un tempo essere esistita sul pianeta rosso, (ciò in parte anche grazie al rover Perseverance, che atterrerà sulla superficie del pianeta proprio oggi), e quelli dell'Università di Hong Kong prevedono, infine, di essere al centro di questa grande avventura scientifica.
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