Svelato che il consumo regolare di caffeina può influenzare la struttura del cervello.


Come noto, la caffeina, (assunta in vari modi tramite caffè, cola oppure energy drink), è sicuramente la sostanza psicoattiva più consumata al mondo ed di recente alcuni ricercatori dell'Università di Basilea, dell'Università di Zurigo e dell'Università di Vienna, grazie ad uno studio pubblicato sulla rivista Cerebral Cortex, hanno dimostrato che l'assunzione regolare di tale alcaloide naturale può cambiare la struttura del cervello, (in particolar modo la materia grigia); anche se ciò sembrerebbe essere solo un effetto temporaneo. In pratica che la caffeina aiuti la maggior parte delle persone a sentirsi più vigili non è di certo una novità, ma è anche vero che se assunta la sera può disturbare il sonno; il che a sua volta, come mostrato da ricerche precedenti, può andare ad influenzare proprio la materia grigia. Per questo motivo adesso il suddetto team di scienziati ha deciso di indagare e constatare se il consumo regolare della sostanza stupefacente in questione possa effettivamente influenzare la struttura cerebrale a causa di un sonno insufficiente, ottenendo un risultato sorprendente: sebbene questo alcaloide naturale non aveva provocato un impoverimento del sonno, nei partecipanti sono stati comunque rilevati cambiamenti, appunto, nella materia grigia. In sostanza entrando un po' più nei particolari gli studiosi hanno preso in esame un gruppo di 20 giovani individui sani, (tutti bevitori di caffè su base giornaliera), ed hanno chiesto loro di assumere 3 compresse al giorno da 150 mg in due periodi di 10 giorni ciascuno, durante i quali non dovevano consumare altra caffeina: in una prima fase dello studio queste pillole contenevano la suddetta sostanza psicoattiva ed erano equivalenti a circa 5-6 tazzine di caffè al giorno; mentre nell'altra si trattava di compresse senza principio attivo, (ovvero il cosiddetto placebo). Ad ogni modo alla fine di ogni periodo di 10 giorni i ricercatori hanno esaminato il volume della materia grigia dei soggetti per mezzo di scansioni del cervello, ed hanno anche esaminato la qualità del loro sonno per mezzo della registrazione dell'attività elettrica del cervello, (in altre parole tramite l'eletroencefalogramma o EEG). Insomma, come già anticipato, il confronto dei vari dati ha svelato che la profondità del sonno dei partecipanti era rimasto uguale indipendentemente dal fatto che avessero preso la caffeina o le capsule di placebo, ma allo stesso tempo ha anche evidenziato una differenza abbastanza significativa nella sopracitata "sostanza" cerebrale, (sempre a seconda che il soggetto avesse consumato le compresse con il principio attivo in questione oppure del semplice placebo): dopo 10 giorni di "astinenza da caffeina" il volume della materia grigia risultava, infatti, essere maggiore rispetto a dopo il medesimo periodo di tempo in cui gli individui avevano assunto le pillole "psicoattive". Inoltre dagli esiti ottenuti è emerso anche che questa differenza era particolarmente evidente nel lobo temporale mediale destro, compreso l'ippocampo, vale a dire una regione del cervello che è essenziale per il consolidamento della memoria. Al riguardo Carolin Reichert, una delle principali autrici dell'indagine, ha spiegato: "I nostri risultati non significano necessariamente che il consumo di caffeina ha un impatto negativo sul cervello. Tuttavia il consumo quotidiano di caffeina influisce evidentemente sul nostro hardware cognitivo, il che di per sé dovrebbe dar luogo ad ulteriori studi. In passato gli effetti della caffeina sulla salute sono stati studiati principalmente nei pazienti, ma c'è anche bisogno di ricerche su soggetti sani". Comunque sia la stessa scienziata ha, infine, concluso dichiarando: "Nonostante la caffeina sembra ridurre il volume della materia grigia, quest'ultimo si è significativamente rigenerato nei soggetti che hanno preso parte ai test dopo soli 10 giorni di astinenza da caffè. Quindi i cambiamenti nella morfologia del cervello sembrano essere temporanei; anche se finora i confronti sistematici tra i bevitori di caffè e quelli che di solito consumano poca caffeina o non ne consumano proprio sono stati carenti".

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