Trovati 33 virus di 15.000 anni fa nei ghiacci di un ghiacciaio tibetano.


 
Recentemente alcuni ricercatori dell'Ohio State University, del Lawrence Berkeley National Laboratory e dell'University of Nebraska–Lincoln, per mezzo di uno studio pubblicato sulla rivista Microbiome, hanno riferito di aver scovato dei virus vecchi di circa 15.000 anni in due campioni di ghiaccio estratti dall'altopiano del Tibet: la maggior parte di questi agenti patogeni, (che sono sopravvissuti perché erano rimasti congelati), sono diversi da qualsiasi altro virus catalogato fino ad oggi. In pratica per condurre tale ricerca gli scienziati hanno creato un nuovo metodo ultra-pulito per analizzare microbi e virus nel ghiaccio senza contaminarlo ed i risultati da loro ottenuti potrebbero aiutare a capire come i virus si siano evoluti nel corso dei secoli. Al riguardo Zhi-Ping Zhong, uno dei principali autori, ha affermato: "Questi ghiacciai si sono formati gradualmente, ed insieme alla polvere ed ai gas, anche molti, molti virus sono stati depositati in quel ghiaccio. I ghiacciai della Cina occidentale non sono ben studiati, ed il nostro obiettivo è quello di utilizzare queste informazioni per riflettere gli ambienti del passato. Ed i virus fanno parte di quegli ambienti". In sostanza gli studiosi hanno analizzato un gruppo di carote di ghiaccio prelevate nel 2015 dalla calotta di ghiaccio Guliya nella Cina occidentale: si tratta di campioni raccolti ad alta quota, poiché la cima dove questo ghiaccio ha avuto origine si trova ad un'altitudine di 22.000 piedi, (equivalenti a circa 6.700 metri), sopra il livello del mare. Inoltre le carote di ghiaccio contengono strati di ghiaccio che si accumulano anno dopo anno, intrappolando ciò che era nell'atmosfera intorno a loro nel momento in cui ogni strato si è congelato: questi strati creano una sorta di linea temporale che i ricercatori hanno usato per capire meglio il cambiamento climatico, i microbi, i virus ed i gas nel corso della storia. Tra l'altro servendosi di una combinazione di tecniche tradizionali e nuove per datare le suddette carote di ghiaccio gli scienziati sono riusciti a stabilire che il ghiaccio aveva, appunto, quasi 15.000 anni; mentre quando hanno analizzato il ghiaccio, hanno trovato i codici genetici di ben 33 virus: di questi 4 sono già stati identificati in passato dalla comunità scientifica, ma i restanti 29 sono risultati essere sconosciuti. Per di più, come già anticipato, circa la metà di tali agenti patogeni è sembrata essere sopravvissuta nel momento in cui sono stati congelati non nonostante il ghiaccio, ma grazie ad esso. In merito a ciò Matthew Sullivan, altro principale responsabile delle analisi, ha spiegato: "Questi sono virus che avrebbero prosperato in ambienti estremi. Questi virus hanno firme di geni che li aiutano ad infettare le cellule in ambienti freddi: soltanto firme genetiche surreali per come un virus è in grado di sopravvivere in condizioni estreme. Queste non sono firme facili da estrarre, ed il metodo che Zhi-Ping ha sviluppato per decontaminare i nuclei e per studiare microbi e virus nel ghiaccio potrebbe aiutarci a cercare queste sequenze genetiche in altri ambienti ghiacciati estremi: per esempio Marte, la Luna, o più vicino a casa nel deserto di Atacama". Ad ogni modo, come già risaputo, i virus non condividono un gene comune ed universale, quindi dare un nome ad uno nuovo, (e cercare di capire dove si inserisce nel panorama dei virus attualmente già conosciuti), comporta più passaggi: generalmente per confrontare i virus non identificati con quelli conosciuti, infatti, si confrontano i set di geni, i quali sono catalogati di volta in volta in database scientifici. Insomma, tali confronti di database hanno, appunto, mostrato che 4 dei 33 virus ritrovati nelle carote della calotta glaciale di Guliya erano stati precedentemente identificati e provenivano da famiglie di virus che tipicamente infettano i batteri: la comunità scientifica ha trovato questi virus in concentrazioni molto più basse di quelle che sono state trovate negli oceani o nel suolo. In aggiunta, sia in base all'ambiente che ai database dei virus già noti, gli esami degli studiosi hanno rivelato che probabilmente questi agenti patogeni hanno avuto origine con il suolo o le piante, e non con gli animali o l'uomo. Comunque sia a tal proposito Lonnie Thompson, un altro dei principali autori della nuova indagine in questione, ha, infine, concluso dichiarando: "Lo studio dei virus nei ghiacciai è relativamente nuovo: solo due ricerche precedenti hanno identificato i virus nel ghiaccio dei ghiacciai antichi. Ma è un'area della scienza che sta diventando più importante man mano che il clima cambia. Sappiamo molto poco di virus e microbi in questi ambienti estremi, e cosa c'è effettivamente in essi. La documentazione e la comprensione di ciò è estremamente importante: come rispondono i batteri ed i virus ai cambiamenti climatici? Cosa succede quando passiamo da un'era glaciale ad un periodo caldo come quello attuale?".
 
Di seguito un video pubblicato dagli stessi ricercatori:

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