Scovata nel cervello la "memoria musicale".



Vi sarete sicuramente chiesti come mai alcune canzoni ascoltate per la prima volta ci entrano in testa e non se ne vanno più per un pò di tempo? Siete ossessionati dai motivetti infernali dei "tormentoni" estivi? Beh la "colpa" è tutta del lobo temporale anteriore destro, ovvero una regione del cervello a forma di pollice che si trova appena dietro l'orecchio destro. Sembrerebbe, infatti, che proprio all'interno di questa parte si trovi la "memoria musicale" e se questa regione del cervello risulta danneggiata, non si è più in grado di riconoscere nemmeno le melodie più famose, come accade in alcune forme di demenza. Tutto ciò è stato dimostrato da uno studio pubblicato sulla rivista Brain dal team di Olivier Piguet del Neuroscience Research Australia. In effetti su New Scientist, (un settimanale di divulgazione scientifica pubblicato in lingua inglese), si può leggere: "Gli scienziati volevano capire perché le persone con Alzheimer hanno difficoltà di memoria, ma possono ricordare le informazioni se queste vengono cantate loro. Uno studio precedente ha attirato l'attenzione dei ricercatori sul lobo temporale anteriore destro, responsabile del nostro modo di capire parole e concetti". Per saperne di più Olivier Piguet ha chiesto a 27 volontari affetti da demenza di ascoltare coppie di brani musicali. Quattordici pazienti soffrivano di Alzheimer, mentre i rimanenti 13 di demenza semantica, (una condizione in cui le persone possono parlare fluentemente, ma perdono la capacità di ricordare i nomi di oggetti, persone e concetti astratti). I risultati ottenuti in questa sorta di "Musichiere" sono stati confrontati successivamente con quelli di venti volontari sani. I risultati hanno dimostrato che le persone con demenza semantica avevano più difficoltà ad identificare i brani musicali famosi rispetto ai malati di Alzheimer. Questo ha permesso di individuare l'area chiave per conservare la "memoria musicale", confrontando le regioni cerebrali danneggiate nei due gruppi di pazienti. Ma in cosa è consistito l'esperimento? In pratica ai partecipanti è stato chiesto di ascoltare fino a 60 melodie differenti. Trenta erano ben note come ad esempio, Jingle Bells, ed ad ognuna veniva abbinato un brano non familiare, nella stessa chiave e con lo stesso tempo dell'altro. Dopo ogni pezzo i volontari dovevano dire se avevano ascoltato una melodia famosa oppure no. I partecipanti hanno anche ascoltato 48 suoni di tutti i giorni, (come ad esempio, un frullatore, il clacson di un'auto ecc...), ed in seguito dovevano abbinare l'immagine appropriata scelta in un gruppo di sei. Come era già stato previsto, le persone con demenza semantica hanno avuto più problemi, individuando i brani famosi solo nel 60% dei casi, contro l'85% dei pazienti con Alzheimer ed il 90% dei volontari sani. Successivamente la risonanza magnetica ha rivelato che il lobo temporale anteriore destro era molto ristretto nella maggior parte delle persone con demenza semantica. Inoltre in media i soggetti in cui quest'area era più danneggiata sono stati i meno abili nel riconoscere i brani famosi. Oltretutto le difficoltà a riconoscere la fonte dei suoni quotidiani sono state associate a danni differenti nel cervello. Mentre le persone affette da Alzheimer non hanno evidenziato problemi significativi nelle regioni del cervello "sotto esame", il che spiega perché sono in grado di riconoscere ed identificare i motivetti ed i suoni familiari come ad esempio, il clacson. Infine proprio per questo motivo Oliver Piguet ha sostenuto che il lobo temporale anteriore destro sia "sotto attacco" nella demenza semantica, ma non nel morbo dell'Alzheimer.

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