Immagine tratta dalla pagina Facebook. |
I tagli alla spesa e proclami di
lotta all'evasione, che in questi giorni stanno riempiendo i vari
quotidiani, iniziano ad assumere l'aspetto di una vera e propria caccia al
privilegiato- evasore. E l'attenzione, da settimane concentrata su la casta ed
i costi della politica, sta allargando il suo raggio d'azione fino ad arrivare
sull'altra sponda del Tevere, coinvolgendo anche il Vaticano. I primi a
pensarci sono stati i Radicali, puntando i riflettori sui privilegi di cui gode
il gigantesco patrimonio immobiliare della Chiesa; esenzioni Ici e Ires in testa. Infatti su buona parte di
quel patrimonio l'Ici non
viene paga perché si tratta di strutture che risultano adibite ad attività di
culto o ad "usi meritevoli", (vale a dire attività assistenziali o didattiche). In
ballo ci sono imposte che l'ANCI, (acronimo di Associazione Nazionale Comuni Italiani), ha stimato tra i 400 e i 700 milioni di euro. Stima non del tutto precisa perché in Italia,
secondo il decreto Bersani del 2006, (ovvero il n.223): "Sono soggetti
all'Ici solo quegli immobili di proprietà
della Chiesa in cui vengono svolte attività esclusivamente commerciali". Ma molte di queste strutture risultano
esenti dal pagamento pur agendo in concorrenza con enti pubblici o privati
perché ospitano al loro interno attività per le quali è prevista l'esenzione e spesso in molti comuni si è arrivati al contenzioso in tribunale. Il segretario
nazionale dei Radicali, Mario Staderini, ha affermato che:
"Non sarebbero le attività
di culto ad essere toccate dai tagli, ma quelle commerciali, su cui l'area
dell'elusione, cioè di chi gioca sui dubbi interpretativi, non è irrilevante". Però la CEI, (Conferenza Episcopale Italiana, ovvero l'organismo di comunione dei
Vescovi della Chiesa cattolica in Italia), non ci sta e nelle pagine di Avvenire, (un quotidiano a diffusione nazionale
fondato nel 1968 a Milano, nato dalla fusione di
due quotidiani cattolici), ha respinto le critiche; infatti Umberto Folena ha scritto: "Sembra di capire che non
dovrebbe essere il baretto dell'oratorio a pagar, ed allora chi? La casa alpina
dei campi scuola? Le sacrestie? Le mense Caritas, ristoranti travestiti?". Mentre su
alcuni giornali l'attenzione si è concentrata anche sulle strutture
alberghiere; e sempre sul quotidiano dei vescovi si può leggere: "Si sono bevuti la colossale
bufala; secondo cui basterebbe piazzare in un albergo 'una cappellina', per
poter dichiarare l'intero complesso 'adibito a culto' e quindi non pagare l'Ici". Le critiche
sono cresciute dopo la nota della Conferenza Episcopale
Italiana che aveva condannato l'evasione
fiscale come un "problema gravissimo", negli stessi giorni in cui si sta
svolgendo a Madrid la giornata mondiale della gioventù. L'Unione Europea
però vuole vederci chiaro ed ha attivato una procedura di violazione della
concorrenza per capire se queste esenzioni fiscali possano configurarsi come
aiuti di Stato. In effetti in Italia la normativa è pasticciata e tutto ruota
intorno a quell'avverbio "esclusivamente", che nel decreto Bersani è
riferito alle attività commerciali religiose; Di certo una formulazione che
lascia molto spazio al proprietario che autocertifica ai fini dell'Ici ed alimenta molti dubbi
interpretativi. Da alcuni anni lo studio di riferimento è quello pubblicato dal Gruppo RE, (ovvero Religiosi ed Ecclesiastici), che si occupa di
gestione immobiliare e dal 1984 opera nel mercato degli enti
religiosi; e dunque, secondo i dati, il patrimonio della Santa Sede
rappresenta circa il 20% dell'intero patrimonio immobiliare
Italiano. Tra questi risultano 8.779 scuole, 4.712 centri sanitari e 26.300 strutture ecclesiastiche che, secondo i Radicali, si collocano a ridosso
della linea che separa le attività didattiche e meritevoli da quelle
commerciali. A Roma ad esempio, quasi un quarto degli immobili sarebbe di proprietà
del Vaticano: case di cura, strutture scolastiche, 400 istituti di suore, 300 parrocchie, 200 case "generalize", (che funzionano anche come strutture
alberghiere), 90 istituti religiosi e molto altro ancora. Per non
parlare poi di quelle compagini come ad esempio, l'Istituto per le Opere Religiose, (IOR), e la congregazione Propaganda Fide, la quale, finita al centro dello scandalo della
cricca, possiede un patrimonio immobiliare stimato dallo studio in 9 miliardi di euro. Le esenzioni fiscali sugli immobili non sono le
uniche però; gli enti ecclesiastici operanti nei settori dell'istruzione e
della sanità hanno diritto ad uno sgravio del 50% dell'Imposta sul Reddito delle Società, (siglata in Ires), un risparmio
stimato in quasi un miliardo di euro. E se alle due
esenzioni si aggiunge anche l'8 per mille, il conto lievita fino a raggiungere la cifra complessiva di 3 miliardi che, secondo le stime dei Radicali,
verrebbero risparmiati dallo stato. Mario Staderini, infatti, ha
affermato che: "Il meccanismo del contributo IRPEF volontario concepito
più di vent'anni fa e destinato ad "attività sociali", prevede che,
in caso di aumento del gettito, il meccanismo possa essere modificato e noi
chiediamo che venga dimezzata". Un coro di no si è levato contro le
proposte dei Radicali. Dopo le critiche della maggioranza anche il Pd si è
mostrato critico; Infatti Rosy Bindi ha affermato:
"Penso proprio che non
l'appoggeremo; credo che la Chiesa sia una ricchezza per la società italiana"; anche se si è detta sicura che: "La chiesa farà la sua parte". Contrario anche Casini che in un'intervista a SkyTg24 ha affermato: "Non si può fare la
contabilità con i beni della Chiesa; se non si tiene conto del grande aiuto che
da' ai bisognosi". Ed anche da Futuro e Libertà hanno fatto sapere: "Il dibattito non diventi
occasione per ripristinare un anacronistico anticlericalismo". Intanto sul sito di
Avvenire è stata pubblicata un'inchiesta sui costi
della chiesa per rispondere alle accuse. Sul web però i sentimenti sembrano
essere opposti. Infatti su Facebook, (ovvero il famoso Social Network in Blu), la pagina "Vaticano
pagaci tu la manovra finanziaria" ha superato in poche ore le 32mila adesioni e si stanno moltiplicando anche blog e commenti degli utenti che chiedono al Vaticano di
abolire i loro privilegi ed iniziano ad arrivare anche le prime adesioni dal
mondo della cultura; Infatti sul sito web
del Futurista, un settimanale vicino a Futuro e Libertà, è possibile leggere: "Da un'istituzione come la Chiesa era lecito aspettarsi, in
una fase così drammatica, un atto di responsabilità e di coraggio". Ed, infine, c'è
anche chi lamenta il ritardo di questa presa di coscienza, infatti, sempre su Facebook un utente ha scritto: "Non mi sembra che il concordato Chiesa-Stato sia di questi
giorni". E magari è proprio questo il primo effetto di una
manovra che sembra scontentare tutti e che costringerà a rivedere tutto.
È davvero uno schifo. Potrebbero risolvere il problema della fame nel mondo e invece no. E hanno pure il coraggio di chiedere ancora l'8 x 1000 -.-"
RispondiEliminaA prescindere dal fatto che io sia ateo, quanto prima chiederò lo sbattezzo. Non voglio assolutamente far parte di una "società" di ipocriti, ma purtroppo non l'ho deciso io di essere battezzato e soprattutto di essermi dovuto sorbire le loro storielle!!!