Con l'arrivo dell'autunno in molti vanno in cerca, oltre che di castagne, anche di funghi. Di questi ultimi ne esistono numerose specie. Ma quelli di cui vado a parlare oggi sono i funghi allucinogeni; i quali sono diffusi in tutto il mondo e dei quali esistono circa duecento varietà, anche se ogni anno i micologi ne classificano di nuove specie. Intorno ad essi si è sviluppata, come rilevato dalle ricerche storiche ed archeologiche, una pluralità di culti e tradizioni sia a scopo religioso che terapeutico. I funghi allucinogeni, come anche i cactus, erano e sono tuttora tradizionalmente diffusi presso le popolazioni indigene di diverse zone dell'America ed il loro uso, (legato a riti sacri, e fatto risalire al 2000 A.C.), si è tramandato presso le culture degli Inca, degli Aztechi e dei Maya. Ed, inoltre, il loro uso pare non fosse estraneo anche nelle culture europee, africane ed asiatiche fin dall'età della pietra. Comunque di recente nell'Università Johns Hopkins di Baltimora si è effettuata una ricerca su questo tipo di funghi. Di sicuro gli studiosi dell'università avranno avuto qualche problema nel trovare dei volontari per il loro insolito esperimento con i funghi allucinogeni e chissà qual è stato il metodo di reclutamento; comunque sia cinquantuno persone si sono presentate per assumere una dose di psilocibina, vale a dire l'ingrediente principale dei cosiddetti "funghetti magici", e si sono poi fatte seguire e valutare nel loro comportamento durante tutto l'anno successivo. In questo modo hanno consentito ai ricercatori di scoprire che basta prendere un allucinogeno una sola volta per veder cambiare la propria personalità a lungo o forse addirittura per sempre. I dati della suddetta ricerca pubblicati sul Journal of Psychopharmacology dimostrano, infatti, che il 60% dei partecipanti allo studio ha manifestato cambiamenti di personalità a livello delle caratteristiche di apertura mentale, immaginazione e capacità di astrazione. Durante la ricerca, che per quanto possa sembrare "rischiosa", (poiché l'uso di allucinogeni è illegale), ha ricevuto il benestare del comitato etico dell'università statunitense, i 51 partecipanti sono stati sottoposti a due/cinque "sessioni di droga", (come le hanno chiamate i ricercatori), della durata di otto ore; inoltre nel corso di una sola di queste sessioni è stata data loro anziché un placebo, una dose media o elevata di psilocibina, un allucinogeno contenuto in alcune specie di funghi. Durante l'esperimento i partecipanti facevano il loro "viaggio" sdraiati su un divano con una maschera sugli occhi per evitare distrazioni visive esterne e delle cuffiette da cui ascoltare musica; ognuno doveva concentrarsi sulle proprie esperienze interiori proprio come fa chi assume gli allucinogeni. Successivamente la personalità di ciascun paziente è stata valutata uno/due mesi dopo ogni "sessione di droga", (cioè sia quando il volontario era al "naturale", sia dopo aver assunto effettivamente l'allucinogeno), e dopo circa 14 mesi dall'ultima volta. Il risultato di questa ricerca è stato che 6 persone su 10 si sono ritrovate più "aperte" mentalmente. Al riguardo Roland Griffiths, lo psichiatra che ha condotto la ricerca, ha spiegato: "Questi cambiamenti sono risultati maggiori rispetto a quelli che è lecito attendersi in persone adulte, infatti, dopo i 30 anni la personalità non cambia più in maniera significativa. Inoltre il grado di apertura mentale in genere diminuisce con l'età, a confermare che queste modifiche sono state indotte dagli allucinogeni. Ed è probabile che si tratti di modifiche permanenti, visto che le abbiamo trovate anche dopo più di un anno dall'esperimento". Tuttavia i volontari non erano molti, perciò lo psichiatra ha voluto mettere in un certo qual modo le mani avanti dicendo che non per forza questi dati possono valere per la popolazione generale; e dunque ha affermato: "I cambiamenti sono avvenuti soprattutto in chi ha avuto un'esperienza "mistica" dopo l'assunzione dell'allucinogeno, ovvero in chi si è sentito più "connesso" agli altri provando allo stesso tempo un senso di sacralità e reverenza nei confronti di tutto ciò". Dunque chiunque voglia buttarsi su questi funghetti allucinogeni per superare la propria timidezza ed introversione, faccia un passo indietro perché, come ha spiegato Roland Griffiths: "Alcuni partecipanti hanno manifestato paura ed ansia durante il periodo di effetto della psilocibina. Nessuno si è fatto male o è mai stato in reale pericolo, ma in un contesto di assunzione di allucinogeni meno controllato il rischio di comportamenti pericolosi anche nei confronti di sè stessi non è da sottovalutare. Detto ciò, questi dati indicano che la psilocibina potrebbe trovare utili indicazioni terapeutiche, ad esempio per aiutare i pazienti con tumore a fronteggiare meglio la depressione di fronte alla malattia o per sostenere i fumatori che decidono di smettere. Potrebbero esistere numerose applicazioni per gli allucinogeni, ma queste devono essere studiate seriamente ed in contesti sicuri". Quindi non vi venga la "geniale" idea di utilizzare i funghi allucinogeni; poiché la faccenda è davvero molto seria ed esistono reali pericoli ed è assai meglio lasciar fare gli esperimenti, agli scienziati che azzardarsi a provare da soli un allucinogeno come "terapia".
Con l'arrivo dell'autunno in molti vanno in cerca, oltre che di castagne, anche di funghi. Di questi ultimi ne esistono numerose specie. Ma quelli di cui vado a parlare oggi sono i funghi allucinogeni; i quali sono diffusi in tutto il mondo e dei quali esistono circa duecento varietà, anche se ogni anno i micologi ne classificano di nuove specie. Intorno ad essi si è sviluppata, come rilevato dalle ricerche storiche ed archeologiche, una pluralità di culti e tradizioni sia a scopo religioso che terapeutico. I funghi allucinogeni, come anche i cactus, erano e sono tuttora tradizionalmente diffusi presso le popolazioni indigene di diverse zone dell'America ed il loro uso, (legato a riti sacri, e fatto risalire al 2000 A.C.), si è tramandato presso le culture degli Inca, degli Aztechi e dei Maya. Ed, inoltre, il loro uso pare non fosse estraneo anche nelle culture europee, africane ed asiatiche fin dall'età della pietra. Comunque di recente nell'Università Johns Hopkins di Baltimora si è effettuata una ricerca su questo tipo di funghi. Di sicuro gli studiosi dell'università avranno avuto qualche problema nel trovare dei volontari per il loro insolito esperimento con i funghi allucinogeni e chissà qual è stato il metodo di reclutamento; comunque sia cinquantuno persone si sono presentate per assumere una dose di psilocibina, vale a dire l'ingrediente principale dei cosiddetti "funghetti magici", e si sono poi fatte seguire e valutare nel loro comportamento durante tutto l'anno successivo. In questo modo hanno consentito ai ricercatori di scoprire che basta prendere un allucinogeno una sola volta per veder cambiare la propria personalità a lungo o forse addirittura per sempre. I dati della suddetta ricerca pubblicati sul Journal of Psychopharmacology dimostrano, infatti, che il 60% dei partecipanti allo studio ha manifestato cambiamenti di personalità a livello delle caratteristiche di apertura mentale, immaginazione e capacità di astrazione. Durante la ricerca, che per quanto possa sembrare "rischiosa", (poiché l'uso di allucinogeni è illegale), ha ricevuto il benestare del comitato etico dell'università statunitense, i 51 partecipanti sono stati sottoposti a due/cinque "sessioni di droga", (come le hanno chiamate i ricercatori), della durata di otto ore; inoltre nel corso di una sola di queste sessioni è stata data loro anziché un placebo, una dose media o elevata di psilocibina, un allucinogeno contenuto in alcune specie di funghi. Durante l'esperimento i partecipanti facevano il loro "viaggio" sdraiati su un divano con una maschera sugli occhi per evitare distrazioni visive esterne e delle cuffiette da cui ascoltare musica; ognuno doveva concentrarsi sulle proprie esperienze interiori proprio come fa chi assume gli allucinogeni. Successivamente la personalità di ciascun paziente è stata valutata uno/due mesi dopo ogni "sessione di droga", (cioè sia quando il volontario era al "naturale", sia dopo aver assunto effettivamente l'allucinogeno), e dopo circa 14 mesi dall'ultima volta. Il risultato di questa ricerca è stato che 6 persone su 10 si sono ritrovate più "aperte" mentalmente. Al riguardo Roland Griffiths, lo psichiatra che ha condotto la ricerca, ha spiegato: "Questi cambiamenti sono risultati maggiori rispetto a quelli che è lecito attendersi in persone adulte, infatti, dopo i 30 anni la personalità non cambia più in maniera significativa. Inoltre il grado di apertura mentale in genere diminuisce con l'età, a confermare che queste modifiche sono state indotte dagli allucinogeni. Ed è probabile che si tratti di modifiche permanenti, visto che le abbiamo trovate anche dopo più di un anno dall'esperimento". Tuttavia i volontari non erano molti, perciò lo psichiatra ha voluto mettere in un certo qual modo le mani avanti dicendo che non per forza questi dati possono valere per la popolazione generale; e dunque ha affermato: "I cambiamenti sono avvenuti soprattutto in chi ha avuto un'esperienza "mistica" dopo l'assunzione dell'allucinogeno, ovvero in chi si è sentito più "connesso" agli altri provando allo stesso tempo un senso di sacralità e reverenza nei confronti di tutto ciò". Dunque chiunque voglia buttarsi su questi funghetti allucinogeni per superare la propria timidezza ed introversione, faccia un passo indietro perché, come ha spiegato Roland Griffiths: "Alcuni partecipanti hanno manifestato paura ed ansia durante il periodo di effetto della psilocibina. Nessuno si è fatto male o è mai stato in reale pericolo, ma in un contesto di assunzione di allucinogeni meno controllato il rischio di comportamenti pericolosi anche nei confronti di sè stessi non è da sottovalutare. Detto ciò, questi dati indicano che la psilocibina potrebbe trovare utili indicazioni terapeutiche, ad esempio per aiutare i pazienti con tumore a fronteggiare meglio la depressione di fronte alla malattia o per sostenere i fumatori che decidono di smettere. Potrebbero esistere numerose applicazioni per gli allucinogeni, ma queste devono essere studiate seriamente ed in contesti sicuri". Quindi non vi venga la "geniale" idea di utilizzare i funghi allucinogeni; poiché la faccenda è davvero molto seria ed esistono reali pericoli ed è assai meglio lasciar fare gli esperimenti, agli scienziati che azzardarsi a provare da soli un allucinogeno come "terapia".
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