Milioni e milioni di persone nel mondo sono costretti a portare gli occhiali per vari problemi alla vista: Miopia, Ipermetropia, Astigmatismo e Presbiopia. Tuttavia esiste una soluzione alternativa agli occhiali per questi problemi, vale a dire un intervento chirurgico con un laser ad eccimeri, (detto anche laser ad ecciplessi). Anche se gli oculisti lo ripetono a tutti i propri pazienti: "Non è obbligatorio farlo, si può vivere felici anche con gli occhiali, sono pochi i casi in cui l'intervento di chirurgia refrattiva è indispensabile per vivere bene". Eppure le operazioni per risolvere soprattutto la miopia, l'astigmatismo e la presbiopia vanno per la maggiore ed in particolare in Italia ogni anno si eseguono oltre centomila interventi. Anche se a dire tutta la verità questa crisi economica ha rallentato questa corsa "sfrenetica" all'abbandono degli occhiali, considerato che, come ha riferito una recente ricerca della Johns Hopkins University di Baltimora, dal 2007 ad oggi negli Stati Uniti il numero delle procedure di chirurgia refrattiva è calato del 30% proprio a causa delle maggiori limitazioni a cui gran parte dei cittadini sono costretti. Tuttavia il sogno di svegliarsi e vedere bene senza per forza mettersi a cercare gli occhiali sul comodino resta un obiettivo per moltissimi italiani ed oggi, a distanza di vent'anni dall'inizio dell'utilizzo "collettivo" del laser ad eccimeri, si può dire senza ombra di dubbio che gli interventi sono molto migliorati, diventando più efficaci e sicuri; infatti tutte le più recenti ricerche indicano che gli effetti collaterali tanto temuti sono sempre più rari, mentre il recupero visivo ottimale riguarda ormai quasi tutti i pazienti. Questo avviene però solo se si intervenire sulle persone che possono essere operate. Al riguardo Paolo Vinciguerra, responsabile dell'Unità di Oculistica dell'Istituto Clinico Humanitas di Rozzano, (Milano), ha spiegato: "Il 30-50% delle persone non è un candidato ideale e bisogna avere il coraggio di dire al paziente che non ha le caratteristiche per sottoporsi alla chirurgia refrattiva. È importante anche esporre al paziente il risultato che si potrà realisticamente raggiungere: se le aspettative sono diverse, meglio non operare". In pratica l'intervento è sconsigliato nei diabetici oppure in gravidanza, inoltre, non può essere effettuato su chi ha malattie autoimmuni o disturbi della cicatrizzazione e neppure in caso di malattie oculari come il cheratocono; oltretutto, va eseguito solo quando il difetto visivo è stabile da almeno un paio di anni. In aggiunta molti pazienti vengono esclusi anche sulla base degli esami preoperatori che, come ha spiegato Matteo Piovella, presidente della Società Oftalmologica Italiana, (SOI), sono il "banco di prova" per poter capire se l'oculista scelto è un buon professionista. Infatti in seguito Matteo Piovella ha affermato: "Una corretta visita preoperatoria deve durare almeno 30-45 minuti e prevedere test indispensabili come la misura dello spessore corneale, la mappatura della cornea, la valutazione del diametro pupillare. La selezione "a maglie strette" dei pazienti candidati all'operazione consente di ridurre al minimo la probabilità di effetti collaterali, come aloni e distorsioni visive". Inoltre Emilio Balestrazzi, direttore dell'Istituto di Oftalmologia del Policlinico Gemelli di Roma, è intervenuto affermando: "Oggi sappiamo che questi problemi si hanno ad esempio, in pazienti con la pupilla molto larga, per i quali l'intervento è da escludere. Lo stesso vale per chi ha la cornea troppo sottile: dopo aver "scavato" con il laser a eccimeri per dare la giusta curvatura alla cornea deve, infatti, restare uno spessore di almeno 400 micron ed a volte non è possibile garantirlo per il grado di difetto da correggere o per lo spessore iniziale troppo basso". Oltretutto chi supera tutti i test successivamente può scegliere fra due tipi di tecniche, gli interventi superficiali, (come ad esempio, la PRK o fotocheratectomia refrattiva), oppure quelli intrastromali, (come la LASIK): nel primo caso si assottiglia la superficie della cornea per modificare la forma e lo spessore della lente corneale, mentre nel secondo caso un laser taglia un piccolo lembo di cornea creando una specie di "finestra", (chiamata flap), al di sotto della quale l'oculista lavora per correggere il difetto. E come ha specificato Paolo Vinciguerra: "Cambia la fase preparatoria dell'operazione, ma poi è sempre il laser ad eccimeri a "scolpire" la cornea nei suoi strati più interni. Quello che più conta per ottenere un risultato finale ottimale è la progettazione precisa dell'intervento del laser ad eccimeri, per arrivare ad un'ablazione corneale personalizzata. Ogni occhio è diverso dall'altro, a parità di difetto visivo: tenere conto delle piccole aberrazioni corneali di ciascuno e di come poi la cornea reagirà all'intervento nei mesi successivi modificandosi, significa riuscire a togliere meno tessuto possibile rispettando la natura di quell'occhio, garantendo al tempo stesso una correzione stabile sin da subito ed una buona visione notturna. Tutto questo fa la differenza fra un'operazione poco riuscita ed approssimativa, i cui risultati nel tempo tenderanno a peggiorare, ed una che regala una vista perfetta, la migliore possibile per quel paziente". Inoltre al giorno d'oggi, grazie alla capacità di personalizzare l'intervento sulla cornea, oltre alla miopia è possibile correggere anche l'astigmatismo e l'ipermetropia, anche se in questi casi il profilo da dare alla cornea va studiato con un'ancora maggiore attenzione perché ad esempio, nel caso dell'astigmatismo le asimmetrie corneali devono essere "assottigliate" con cura, mentre nel caso di presbiopia e miopia è molto complesso ottenere una correzione perfetta perché si devono "creare" due lenti invece di una. In tal proposito Emilio Balestrazzi ha sottolineato: "In caso di astigmatismo ed ipermetropia molto consistenti oppure miopia medio-elevata e se l'età supera i 40 anni". Oltretutto c'è un'altra domanda che tutti i pazienti si pongono: "Siamo sicuri che operarsi non comporti rischi futuri che oggi non conosciamo?". A questa domanda Paolo Vinciguerra ha così risposto: "La cornea è "progettata" per auto-ripararsi in caso di perdita di tessuto a causa di graffi, traumi, infezioni; noi provochiamo una perdita controllata in sicurezza e sappiamo che un intervento ben fatto non crea problemi strutturali all'occhio, neanche a distanza di anni. Dopo essersi operati però bisogna continuare a sottoporsi a controlli regolari: l'occhio miope resta "strutturalmente" miope, con la sua forma allungata che indebolisce di più la retina ed impone perciò maggiore attenzione". Infine resta da affrontare il tema dei costi che può essere in un certo qual modo un freno. Ed, infatti, come ha concluso Matteo Piovella, che ha precisato: "La chirurgia refrattiva non rientra nei Livelli Essenziali di Assistenza, per cui a parte casi particolari anche nelle strutture pubbliche che la offrono si paga una cifra di solito non irrisoria. I costi sono molto variabili e possono oscillare dai mille ai tremila euro per occhio; in genere è meglio diffidare di interventi troppo "scontati", perché è difficile mantenere un buon grado di aggiornamento tecnologico a prezzi molto bassi".
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