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Google finisce sotto accusa poiché ritenuto colpevole di aver "spiato" gli utenti Apple.
Di recente sul quotidiano statunitense, The Wall Street Journal, è stato pubblicato un dossier basato sul lavoro di Jonathan Mayer, un ricercatore della Stanford University, riguardante alcune pratiche messe in atto da Google, l'azienda fondata da Larry Page e Sergey Brin, nei confronti di tutti quegli utenti che sono soliti utilizzare il browser Safari, il programma per la navigazione in Internet ideato dalla Apple, e quindi di conseguenza installato automaticamente su tutti i computer Mac, gli iPhone e gli iPad. In pratica il sistema utilizzato da Google e rivelato proprio dal suddetto quotidiano newyorkese tracciava e memorizzava il comportamento online degli utenti attraverso i classici cookies, (vale a dire alcuni piccoli file di testo che contengono informazioni sulla navigazione), riuscendo ad eludere le impostazioni di privacy prestabilite dal browser targato Apple. Infatti quest'ultimo normalmente impedisce l'installazione e quindi la memorizzazione dei vari cookies. Comunque ciò è accaduto poiché le informazioni di navigazione degli utenti sono essenziali per il modello pubblicitario proposto da Google, il quale offre annunci personalizzati agli utenti in base ai loro interessi. Tuttavia Google, (
il cui motto non ufficiale è "Don't be evil", che letteralmente significa "Non essere cattivo" ma meglio traducibile come "Non comportarti male"), attraverso un comunicato inviato direttamente al Wall Street Journal, si è difeso spiegando: "Nei cookies non vengono salvate le informazioni personali". Ciononostante, dopo essere stato contattato dal quotidiano, Google ha subito bloccato questo sistema. Tuttavia il colosso di Mountain View non è il solo ad utilizzare questo medesimo metodo, infatti, ci sono altre tre aziende pubblicitarie, vale a dire la Vibrant Media, la WPP PLC's Media Innovation Group e la Gannett Co.'s PointRoll. Comunque Rachel Whetstone, il Senior Vice President Communications e Public Policy della società Google, ha precisato: "Diversamente da altri importanti browser, il browser Safari della Apple blocca per impostazione predefinita i cookies di terze parti". E ha proseguito dichiarando: "Tuttavia, Safari abilita per i propri utenti svariate funzioni web che fanno affidamento su terze parti e sui cookies di terze parti, quali ad esempio, i pulsanti "Like". Per di più lo scorso anno abbiamo cominciato ad usare questa funzionalità per abilitare alcune funzioni, (come per esempio, la possibilità di fare "+1" su contenuti ritenuti interessanti dall'utente), per quegli utenti di Safari che erano loggati nel loro account Google e che avevano scelto di vedere pubblicità personalizzate ed altri contenuti". Oltretutto l'azienda ha ribadito ancora un volta di aver usato tutte le accortezze per far sì che lo scambio di informazioni tra Safari e Google fossero anonime. Infatti Rachel Whetstone ha continuato spiegando: "Tuttavia il browser Safari conteneva altre funzionalità che hanno fatto sì che altri cookies pubblicitari di Google fossero installati nel browser stesso". Ed ha aggiunto: "Non avevamo previsto che potesse succedere ed ora abbiamo cominciato a rimuovere questi cookies pubblicitari dai browser Safari. Oltretutto è importante sottolineare che, esattamente come con altri browser, questi cookies pubblicitari non raccolgono informazioni personali". Ed ha, infine, concluso precisando: "Gli utenti di Internet Explorer, Mozilla Firefox e Google Chrome non sono stati interessati da questo problema, né lo sono stati gli utenti di qualsiasi altro browser, incluso Safari, che avevano scelto di effettuare un opt-out dal nostro programma di pubblicità, basata sui loro interessi, utilizzando il nostro strumento di Gestione Preferenze Annunci Pubblicitari". Comunque proprio riguardo questa faccenda il Parlamento Europeo sarà a breve chiamato a votare una direttiva riguardante quello che dovrà rimanere sottinteso e quello che invece dovrà essere esplicitato con dei flag, (ovvero quello che in molti chiamano "la spunta").
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