Dopo la giornata di protesta contro la decisione di Twitter, (il noto "Social Network dai 140 caratteri"), di rimuovere i tweet giudicati inopportuni dai governi locali, alcuni utenti hanno preso la decisione di spostare la loro attenzione verso un altro Social Network simile, ovvero identi.ca. Tuttavia non può essere di certo considerata una migrazione di massa e neppure un abbandono totale, però diversi utenti stanno decidendo come comportarsi. Poiché la discussione sulla nuova politica adottata da Twitter è ancora in pieno svolgimento e le posizioni da prendere sono principalmente due. Infatti c'è chi, come i difensori delle libertà digitali della Electronic Frontier Foundation, (nota con l'acronimo EFF), sostiene che la decisione di rimuovere i contenuti in un Paese invece di essere pericolosa e lesiva della libertà di espressione è un miglioramento della situazione attuale. Oppure ce ne sono altri, tra cui Reporters sans frontières, (nota come RSF), i quali ritengono che, una volta attivato, un simile servizio verrà largamente utilizzato dalle nazioni meno democratiche e tolleranti. Perciò, anche se tutte le critiche sono rivolte sul "Social Network dai 140 caratteri", sarebbe necessario vedere come gli altri servizi web più diffusi si comportano nel momento in cui ricevano da un determinato governo la richiesta di eliminare i contenuti illegali in base alle leggi locali. Effettivamente senza pubblicizzarlo molto anche il colosso Google ha attivato alcuni giorni prima dell'annuncio di Twitter un sistema del tutto uguale, che è stato scoperto dalla rivista online, (denominata con il termine "Webzine"), TechDows. E dunque i blog ospitati sulla piattaforma Blogspot, (*come questo che sto usando io, per intenderci*), appunto, di proprietà del colosso della Mountain View, verranno reindirizzati qualora possibile sugli indirizzi locali. Ad esempio un utente Italiano al posto di finire sull'URL blogspot.com si ritroverà su blogspot.it. E, come è stato spiegato nelle FAQ pubblicate su Blogger: "Ciò avviene proprio per limitare la censura e fare in modo che i contenuti vietati in Italia vengano censurati solamente per gli utenti italiani". Oltretutto anche YouTube, il famosissimo sito di video sempre di proprietà di Google, ha rimosso molteplici video ritenuti illegali nel Paese in cui erano stati pubblicati; alcuni esempi riguardano i video colpevoli del reato di lesa maestà ai danni del fondatore della patria, Mustafa Kemal Atatürk, in Turchia nel 2007, e della monarchia in Thailandia nel 2006. Ma non basta! Anche la policy dello stra-famoso Social Network in Blu, Facebook, riguardante, appunto, la censura e la rimozione si può trovare all'interno del contratto che i vari utenti sottoscrivono al momento della registrazione. Infatti al punto 5 della Dichiarazione dei diritti e delle responsabilità si parla della Protezione dei diritti di terzi ed è possibile leggere: "Ci riserviamo il diritto di rimuovere tutti i contenuti pubblicati su Facebook nei casi in cui si ritenga violino la presente Dichiarazione". Mentre nella Normativa sull'utilizzo dei dati al capitolo riguardante l'Adempimento delle richieste legali e prevenzione dei danni viene spiegato che: "Facebook potrebbe condividere le tue informazioni per adempiere a una richiesta legale anche nel caso in cui tali richieste provengono da giurisdizioni esterne a quella degli Stati Uniti, se Facebook ha ragione di ritenere che ciò sia richiesto dalla legge". Ed anche in questo caso i casi di censura non sono mancati e prontamente denunciati in Internet. Ma non solo nei regimi repressivi, ma anche negli USA in occasione il movimento Occupy Wall Street, nel Regno Unito durante i London Riots ed anche contro il settimanale satirico Charlie Hebdo, colpevole di aver pubblicato alcune immagini di Maometto. Ma la lista non finisce qui! Infatti anche l'altro colosso dei motori di ricerca e dei servizi Social, Yahoo!, è stato accusato di favorire la censura. Il caso più clamoroso risale al 2006, quando decise di modificare i risultati delle ricerche sulla sua versione cinese in modo che contenuti ritenuti politicamente sgraditi al governo locale non fossero accessibili. Inoltre altri due casi di rimozione sono saltati agli occhi della cronaca negli USA. Il primo caso riguarda la volta in cui su Flickr, vale a dire la piattaforma di condivisione di fotografie controllata dalla società Yahoo!, venne pubblicata un'immagine del Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, mascherato da Joker, ovvero il cattivo del film "Batman - il cavaliere oscuro", il 4 Agosto 2009, (per di più giorno del suo 48esimo compleanno); in quel caso l'account venne sospeso per violazione di copyright sull'immagine. Successivamente dopo quest'episodio Flickr decise di modificare il proprio regolamento e nei casi di violazione della legge invece di sospendere l'intero account iniziò ad eliminare solo i file incriminati. Il secondo caso risale a Settembre dell'anno scorso quando a sollerave le proteste nel web fu il servizio di e-mail di Yahoo!, colpevole di non aver bloccato la corrispondenza contenente il termine "occupywallst.org". E quindi, dopo le proteste, il management spiegò che per un banale errore quell'indirizzo IP, che faceva da raccoglitore alle comunicazioni tra manifestanti, era stato incluso tra gli indirizzi spam. Comunque tutti gli Internet service provider sopracitati hanno chiaramente espresso all'interno dei propri termini di servizio il rispetto dell'altrui copyright ed in passato tutti hanno rimosso i vari contenuti su richiesta dei legittimi proprietari dei diritti. E la medesima cosa vale anche per l'alternativa Open Source che stanno scegliendo quegli utenti che stanno passando da Twitter ad identi.ca. Infine alcuni utenti Italiani che resiedono in Cina hanno fatto notare: "Il problema della libertà di espressione per i protestanti non viene risolto abbandonando Twitter dal momento che, twittercensored o meno, dalla Cina cambia poco, poiché anche identi.ca è censurato".
Dopo la giornata di protesta contro la decisione di Twitter, (il noto "Social Network dai 140 caratteri"), di rimuovere i tweet giudicati inopportuni dai governi locali, alcuni utenti hanno preso la decisione di spostare la loro attenzione verso un altro Social Network simile, ovvero identi.ca. Tuttavia non può essere di certo considerata una migrazione di massa e neppure un abbandono totale, però diversi utenti stanno decidendo come comportarsi. Poiché la discussione sulla nuova politica adottata da Twitter è ancora in pieno svolgimento e le posizioni da prendere sono principalmente due. Infatti c'è chi, come i difensori delle libertà digitali della Electronic Frontier Foundation, (nota con l'acronimo EFF), sostiene che la decisione di rimuovere i contenuti in un Paese invece di essere pericolosa e lesiva della libertà di espressione è un miglioramento della situazione attuale. Oppure ce ne sono altri, tra cui Reporters sans frontières, (nota come RSF), i quali ritengono che, una volta attivato, un simile servizio verrà largamente utilizzato dalle nazioni meno democratiche e tolleranti. Perciò, anche se tutte le critiche sono rivolte sul "Social Network dai 140 caratteri", sarebbe necessario vedere come gli altri servizi web più diffusi si comportano nel momento in cui ricevano da un determinato governo la richiesta di eliminare i contenuti illegali in base alle leggi locali. Effettivamente senza pubblicizzarlo molto anche il colosso Google ha attivato alcuni giorni prima dell'annuncio di Twitter un sistema del tutto uguale, che è stato scoperto dalla rivista online, (denominata con il termine "Webzine"), TechDows. E dunque i blog ospitati sulla piattaforma Blogspot, (*come questo che sto usando io, per intenderci*), appunto, di proprietà del colosso della Mountain View, verranno reindirizzati qualora possibile sugli indirizzi locali. Ad esempio un utente Italiano al posto di finire sull'URL blogspot.com si ritroverà su blogspot.it. E, come è stato spiegato nelle FAQ pubblicate su Blogger: "Ciò avviene proprio per limitare la censura e fare in modo che i contenuti vietati in Italia vengano censurati solamente per gli utenti italiani". Oltretutto anche YouTube, il famosissimo sito di video sempre di proprietà di Google, ha rimosso molteplici video ritenuti illegali nel Paese in cui erano stati pubblicati; alcuni esempi riguardano i video colpevoli del reato di lesa maestà ai danni del fondatore della patria, Mustafa Kemal Atatürk, in Turchia nel 2007, e della monarchia in Thailandia nel 2006. Ma non basta! Anche la policy dello stra-famoso Social Network in Blu, Facebook, riguardante, appunto, la censura e la rimozione si può trovare all'interno del contratto che i vari utenti sottoscrivono al momento della registrazione. Infatti al punto 5 della Dichiarazione dei diritti e delle responsabilità si parla della Protezione dei diritti di terzi ed è possibile leggere: "Ci riserviamo il diritto di rimuovere tutti i contenuti pubblicati su Facebook nei casi in cui si ritenga violino la presente Dichiarazione". Mentre nella Normativa sull'utilizzo dei dati al capitolo riguardante l'Adempimento delle richieste legali e prevenzione dei danni viene spiegato che: "Facebook potrebbe condividere le tue informazioni per adempiere a una richiesta legale anche nel caso in cui tali richieste provengono da giurisdizioni esterne a quella degli Stati Uniti, se Facebook ha ragione di ritenere che ciò sia richiesto dalla legge". Ed anche in questo caso i casi di censura non sono mancati e prontamente denunciati in Internet. Ma non solo nei regimi repressivi, ma anche negli USA in occasione il movimento Occupy Wall Street, nel Regno Unito durante i London Riots ed anche contro il settimanale satirico Charlie Hebdo, colpevole di aver pubblicato alcune immagini di Maometto. Ma la lista non finisce qui! Infatti anche l'altro colosso dei motori di ricerca e dei servizi Social, Yahoo!, è stato accusato di favorire la censura. Il caso più clamoroso risale al 2006, quando decise di modificare i risultati delle ricerche sulla sua versione cinese in modo che contenuti ritenuti politicamente sgraditi al governo locale non fossero accessibili. Inoltre altri due casi di rimozione sono saltati agli occhi della cronaca negli USA. Il primo caso riguarda la volta in cui su Flickr, vale a dire la piattaforma di condivisione di fotografie controllata dalla società Yahoo!, venne pubblicata un'immagine del Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, mascherato da Joker, ovvero il cattivo del film "Batman - il cavaliere oscuro", il 4 Agosto 2009, (per di più giorno del suo 48esimo compleanno); in quel caso l'account venne sospeso per violazione di copyright sull'immagine. Successivamente dopo quest'episodio Flickr decise di modificare il proprio regolamento e nei casi di violazione della legge invece di sospendere l'intero account iniziò ad eliminare solo i file incriminati. Il secondo caso risale a Settembre dell'anno scorso quando a sollerave le proteste nel web fu il servizio di e-mail di Yahoo!, colpevole di non aver bloccato la corrispondenza contenente il termine "occupywallst.org". E quindi, dopo le proteste, il management spiegò che per un banale errore quell'indirizzo IP, che faceva da raccoglitore alle comunicazioni tra manifestanti, era stato incluso tra gli indirizzi spam. Comunque tutti gli Internet service provider sopracitati hanno chiaramente espresso all'interno dei propri termini di servizio il rispetto dell'altrui copyright ed in passato tutti hanno rimosso i vari contenuti su richiesta dei legittimi proprietari dei diritti. E la medesima cosa vale anche per l'alternativa Open Source che stanno scegliendo quegli utenti che stanno passando da Twitter ad identi.ca. Infine alcuni utenti Italiani che resiedono in Cina hanno fatto notare: "Il problema della libertà di espressione per i protestanti non viene risolto abbandonando Twitter dal momento che, twittercensored o meno, dalla Cina cambia poco, poiché anche identi.ca è censurato".
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