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In arrivo un vaccino a base di immunoglobulina per prevenire deficit cognitivi e di memoria legati all'Alzheimer.
Sì sa l'Alzheimer è una malattia ritenuta incurabile, progressiva e neurodegenerativa che colpisce oltre 5 milioni di persone in tutto il mondo, ed è la causa principale di demenza negli anziani. E qualche mese fa è stato scoperto che questa malattia è causata principalmente dall'accumulo di depositi di una proteina, ovvero la beta-amiloide, nel cervello. In pratica durante una precedente ricerca era stato rilevato che tutti gli esseri umani producono la suddetta proteina, ma in quei pazienti affetti dal morbo di Alzheimer si verifica un accumulo eccessivo. Insomma questa molecola si accumula, soffoca i neuroni e di conseguenza causa dei seri problemi alla memoria dell'individuo. E ciò, come già spiegato nel precedente post, si verifica a causa delle placche amiloidi, vale a dire una catena di molecole alla base del processo degenerativo delle funzioni cognitive legate alla malattia. In sostanza i ricercatori pensano che la formazione di queste placche potrebbe essere legata ad un errore di trasmissione di alcuni segnali tra proteine nel cervello. Tuttavia recentemente a San Diego, (California), nel corso dell'Experimental Biology 2012, alcuni ricercatori della Mount Sinai School of Medicine di New York hanno presentato il prodotto di una nuova sperimentazione sugli animali la quale ha portato a dei risultati davvero importanti in favore del possibile utilizzo terapeutico di particolari anticorpi per proteggere il cervello; il tutto è stato reso pubblico sulle pagine della rivista Federation of American Societies for Experimental Biology. Oltretutto questa teoria è stata, e lo è tuttora, in discussione da tempo all'interno della comunità scientifica ed i risultati emersi da precedenti studi sembravano poco incoraggianti. Al riguardo, secondo gli autori del recente studio, la causa sarebbe da ricercare nelle dosi da somministrare ai pazienti e per questo motivo hanno deciso di abbassare notevolmente il dosaggio, (vale a dire 5-20 volte in meno rispetto ai precedenti studi), per un periodo di tempo più lungo. E quindi l'appena descritta somministrazione condotta dagli scienziati statunitensi ha permesso di evidenziare una buona tollerabilità da parte degli animali con un'adeguata neuro-protezione in grado di ritardare il declino cognitivo e la perdita di memoria relativi all'Alzheimer, favorendo la "plasticità cerebrale". Al riguardo il dottor Giulio Maria Pasinetti, coordinatore dello studio, ha spiegato: "Questa osservazione sperimentale offre una base razionale per correggere l'incoerenza dei risultati dei precedenti studi sull'utilizzo dell'immunoglobulina per il trattamento della malattia di Alzheimer". Ed ha concluso dichiarando: "Ora abbiamo le informazioni che necessitavamo a supporto della potenziale applicazione di immunoglobuline somministrate lentamente per via sottocutanea così da ritardare l'evoluzione della malattia dell'Alzheimer, persino ad uno stadio pre-sintomatico della malattia". E dunque l'ipotesi prodotta dal dottor Giulio Maria Pasinetti è quella secondo la quale una somministrazione lenta di un nuovo vaccino a base di immunoglobuline direttamente nella circolazione e nel cervello per un certo periodo di tempo potrebbe ritardare la demenza connessa alla patologia in questione e di conseguenza la sua progressione verso dei cambiamenti epigenetici nell'espressione del gene C5a- mediated pCREB-C/EBP, segnalando i componenti associati con la modulazione della plasticità sinaptica, con una riduzione delle capacità mnemoniche, (vale a dire capacità di memoria), in particolare, e di apprendimento più in generale. Vaccino che per il momento è stato testato sotanto sugli animali dando buoni risultati, e che quindi adesso dovrà essere testato sugli esseri umani per verificarne l'efficacia.
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