Recentemente la Commissione Sanità della regione Toscana presieduta da Marco Remaschi, (del PD), ha espresso un parere favorevole alla proposta di legge regionale sull'uso terapeutico della marijuana. Proposta di legge che, inoltre, è stata votata dalla maggioranza. In pratica la motivazione di questo provvedimento è stata, appunto, quella di garantire a tutti i cittadini residenti in Toscana la possibilità di accedere ai farmaci cannabinoidi per la cura del dolore, nelle cure palliative ed anche in altri campi di trattamento. Oltretutto questo provvedimento ha unificato due diverse proposte di legge ed ha visto come primi firmatari Enzo Brogi, (anch'esso del PD), e Monica Sgherri, (capogruppo Fds-Verdi), insieme a Pieraldo Ciucchi, (del Gruppo Misto); comunque il provvedimento dovrà essere discusso in Consiglio regionale nella seduta prevista per il prossimo 2 Maggio, per la votazione finale. Al riguardo Stefano Mugnai, (del PdL), ha spiegato che: "L'azione dovrebbe essere quella di chiedere al Ministero della Salute di valutare se tali farmaci siano o meno da inserire nel tabellario farmaceutico"; ed ha aggiunto che: "Siamo di fronte ad una legge bandiera". Invece secondo Marco Carraresi, (dell'UDC): "È una legge manifesto con risultati pratici pari allo zero e dove l'aspetto scientifico è pressoché ignorato". Mentre il primo firmatario della suddetta proposta di legge, ovvero il consigliere Enzo Brogi, ha dichiarato: "Sono sempre stato contrario alla cultura del proibire, soprattutto quando l'uso di sostanze stupefacenti può aiutare ad alleviare terribili sofferenze. In moltissimi altri Paesi chi è sottoposto a chemioterapia oppure ad altri trattamenti simili può assumere sostanze cannabinoidi perché, come è stato provato scientificamente, diminuiscono nausea e vomito e con esse si riduce notevolmente l'assunzione di morfina". Inoltre Marco Remaschi ha descritto questa proposta come "un segnale importante di apertura e civiltà", che, secondo alcuni, potrebbe essere accompagnato, in sede di approvazione in aula, da un ordine del giorno della commissione che impegna la Giunta regionale a svolgere un'azione forte nei confronti del ministero. Oltretutto la letteratura, (soprattutto straniera), è molto ricca sull'argmento ed istituti come l'Accademia Nazionale delle Scienze statunitense, la British Medical Association ed il Comitato per la scienza e la tecnologia della Camera dei Lord inglese hanno da tempo dato il loro parere favorevole. Mentre in Italia l'Associazione Italiana Sclerosi Multipla, (conosciuta con l'acronimo AISM), ha redatto una lettera molto esaustiva sul tema e sull'impiego della marijuana per scopi curativi. Per di più Paolo Notaro, presidente dell'associazione NoPain, (nata in Italia per promuovere la cultura della terapia del dolore), e responsabile della Struttura di Terapia del dolore dell'azienda ospedaliera Milano Niguarda, ha spiegato: "In alcune regioni è già previsto l'uso ed il rimborso da parte del Servizio Sanitario Nazionale. Se no come principio attivo, in base alla normativa europea, si può già recuperare il prodotto galenico, contenuto in tabella II B delle sostanze stupefacenti e psicotrope. Si chiama infiorescenza di cannabis essiccata e si prescrive sotto responsabilità del medico. Si può dare per aerosol o diluita come tisana. Solo che è a carico del paziente, che dovrà spendere 400-500 euro al mese e quindi non tutti possono permettersela". Successivamente Paolo Notaro ha proseguito affermando: "Finalmente qualcuno ha avuto il coraggio di spostare l'attenzione sulla cannabis non dal punto di vista dell'uso delinquenziale, ma di quello terapeutico. Questo purtroppo è un argomento che si presta ai soliti schieramenti da Guelfi e Ghibellini. In realtà, con le droghe non c'entra nulla. La gente s'informa, va su internet e finisce magari per andare a comprare il farmaco derivato dai cannabinoidi di cui ha bisogno, in Svizzera. Sono farmaci, vanno usati sotto controllo di medici competenti e visto che in Italia a torto o a ragione c'è questa problematica sull'uso per altri fini, ben venga un controllo maggiore, a garanzia di tutti: dei professionisti che magari la prescrivono ma anche dei pazienti che sono controllati. Insomma lo stato dell'arte è che esistono già molecole sintetiche dei cannabinoidi". Ed ha continuato dichiarando: "Perciò vorrei rassicurare che sono prodotti farmacologici e che vengono utilizzati soltanto a scopo terapeutico e non delinquenziale. La loro azione è abbastanza conosciuta e descritta". Ed oltretutto anche Luca Moroni, presidente della Federazione italiana cure palliative, si è così espresso riguardo l'impiego di queste sostanze che ha affermato: "Sui cannabinoidi non posso esprimermi, però sull'uso degli oppioidi ribadiamo che l'Italia è in forte ritardo rispetto al resto d'Europa e, nonostante si stia recuperando, non riusciremo a metterci in pari in breve tempo. Rispetto all'utilizzo di oppioidi e quindi alla terapia del dolore, le risposte in Italia sono decisamente insoddisfacenti quindi questo vuole dire che esiste una barriera culturale decisamente forte". Ed ha proseguito dicendo: "Noi stiamo cercando di colmarla, attraverso un'attività di informazione dei cittadini rispetto al superamento di alcuni pregiudizio a partire da quello della morfina. La nostra esperienza come federazione cure palliative è che i cittadini sono molto ricettivi rispetto a questo tipo di stimolo, perché una volta informati le barriere di tipo culturale sono molto facilmente superabili. Lo sono meno nella nostra esperienza, da parte dei professionisti". In aggiunta una ricerca canadese della McGill University durante un recente studio ha analizzato proprio gli effetti di cannabinoidi nella terapia del dolore, associandoli anche all'uso di un semplice placebo. Durante il suddetto studio i partecipanti aiutati da un'infermiera hanno inalato la marijuana da una pipa tre volte al giorno per cinque giorni. E dopo una pausa di nove giorni, i pazienti hanno ripreso a fumare, per un totale di quattro cicli. Ne è risultato che i volontari che avevano fumato la quantità più alta hanno avuto una riduzione del dolore più intensa rispetto agli altri, migliorando anche i sintomi depressivi ed i livelli di ansia.
Recentemente la Commissione Sanità della regione Toscana presieduta da Marco Remaschi, (del PD), ha espresso un parere favorevole alla proposta di legge regionale sull'uso terapeutico della marijuana. Proposta di legge che, inoltre, è stata votata dalla maggioranza. In pratica la motivazione di questo provvedimento è stata, appunto, quella di garantire a tutti i cittadini residenti in Toscana la possibilità di accedere ai farmaci cannabinoidi per la cura del dolore, nelle cure palliative ed anche in altri campi di trattamento. Oltretutto questo provvedimento ha unificato due diverse proposte di legge ed ha visto come primi firmatari Enzo Brogi, (anch'esso del PD), e Monica Sgherri, (capogruppo Fds-Verdi), insieme a Pieraldo Ciucchi, (del Gruppo Misto); comunque il provvedimento dovrà essere discusso in Consiglio regionale nella seduta prevista per il prossimo 2 Maggio, per la votazione finale. Al riguardo Stefano Mugnai, (del PdL), ha spiegato che: "L'azione dovrebbe essere quella di chiedere al Ministero della Salute di valutare se tali farmaci siano o meno da inserire nel tabellario farmaceutico"; ed ha aggiunto che: "Siamo di fronte ad una legge bandiera". Invece secondo Marco Carraresi, (dell'UDC): "È una legge manifesto con risultati pratici pari allo zero e dove l'aspetto scientifico è pressoché ignorato". Mentre il primo firmatario della suddetta proposta di legge, ovvero il consigliere Enzo Brogi, ha dichiarato: "Sono sempre stato contrario alla cultura del proibire, soprattutto quando l'uso di sostanze stupefacenti può aiutare ad alleviare terribili sofferenze. In moltissimi altri Paesi chi è sottoposto a chemioterapia oppure ad altri trattamenti simili può assumere sostanze cannabinoidi perché, come è stato provato scientificamente, diminuiscono nausea e vomito e con esse si riduce notevolmente l'assunzione di morfina". Inoltre Marco Remaschi ha descritto questa proposta come "un segnale importante di apertura e civiltà", che, secondo alcuni, potrebbe essere accompagnato, in sede di approvazione in aula, da un ordine del giorno della commissione che impegna la Giunta regionale a svolgere un'azione forte nei confronti del ministero. Oltretutto la letteratura, (soprattutto straniera), è molto ricca sull'argmento ed istituti come l'Accademia Nazionale delle Scienze statunitense, la British Medical Association ed il Comitato per la scienza e la tecnologia della Camera dei Lord inglese hanno da tempo dato il loro parere favorevole. Mentre in Italia l'Associazione Italiana Sclerosi Multipla, (conosciuta con l'acronimo AISM), ha redatto una lettera molto esaustiva sul tema e sull'impiego della marijuana per scopi curativi. Per di più Paolo Notaro, presidente dell'associazione NoPain, (nata in Italia per promuovere la cultura della terapia del dolore), e responsabile della Struttura di Terapia del dolore dell'azienda ospedaliera Milano Niguarda, ha spiegato: "In alcune regioni è già previsto l'uso ed il rimborso da parte del Servizio Sanitario Nazionale. Se no come principio attivo, in base alla normativa europea, si può già recuperare il prodotto galenico, contenuto in tabella II B delle sostanze stupefacenti e psicotrope. Si chiama infiorescenza di cannabis essiccata e si prescrive sotto responsabilità del medico. Si può dare per aerosol o diluita come tisana. Solo che è a carico del paziente, che dovrà spendere 400-500 euro al mese e quindi non tutti possono permettersela". Successivamente Paolo Notaro ha proseguito affermando: "Finalmente qualcuno ha avuto il coraggio di spostare l'attenzione sulla cannabis non dal punto di vista dell'uso delinquenziale, ma di quello terapeutico. Questo purtroppo è un argomento che si presta ai soliti schieramenti da Guelfi e Ghibellini. In realtà, con le droghe non c'entra nulla. La gente s'informa, va su internet e finisce magari per andare a comprare il farmaco derivato dai cannabinoidi di cui ha bisogno, in Svizzera. Sono farmaci, vanno usati sotto controllo di medici competenti e visto che in Italia a torto o a ragione c'è questa problematica sull'uso per altri fini, ben venga un controllo maggiore, a garanzia di tutti: dei professionisti che magari la prescrivono ma anche dei pazienti che sono controllati. Insomma lo stato dell'arte è che esistono già molecole sintetiche dei cannabinoidi". Ed ha continuato dichiarando: "Perciò vorrei rassicurare che sono prodotti farmacologici e che vengono utilizzati soltanto a scopo terapeutico e non delinquenziale. La loro azione è abbastanza conosciuta e descritta". Ed oltretutto anche Luca Moroni, presidente della Federazione italiana cure palliative, si è così espresso riguardo l'impiego di queste sostanze che ha affermato: "Sui cannabinoidi non posso esprimermi, però sull'uso degli oppioidi ribadiamo che l'Italia è in forte ritardo rispetto al resto d'Europa e, nonostante si stia recuperando, non riusciremo a metterci in pari in breve tempo. Rispetto all'utilizzo di oppioidi e quindi alla terapia del dolore, le risposte in Italia sono decisamente insoddisfacenti quindi questo vuole dire che esiste una barriera culturale decisamente forte". Ed ha proseguito dicendo: "Noi stiamo cercando di colmarla, attraverso un'attività di informazione dei cittadini rispetto al superamento di alcuni pregiudizio a partire da quello della morfina. La nostra esperienza come federazione cure palliative è che i cittadini sono molto ricettivi rispetto a questo tipo di stimolo, perché una volta informati le barriere di tipo culturale sono molto facilmente superabili. Lo sono meno nella nostra esperienza, da parte dei professionisti". In aggiunta una ricerca canadese della McGill University durante un recente studio ha analizzato proprio gli effetti di cannabinoidi nella terapia del dolore, associandoli anche all'uso di un semplice placebo. Durante il suddetto studio i partecipanti aiutati da un'infermiera hanno inalato la marijuana da una pipa tre volte al giorno per cinque giorni. E dopo una pausa di nove giorni, i pazienti hanno ripreso a fumare, per un totale di quattro cicli. Ne è risultato che i volontari che avevano fumato la quantità più alta hanno avuto una riduzione del dolore più intensa rispetto agli altri, migliorando anche i sintomi depressivi ed i livelli di ansia.
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