Passa ai contenuti principali
A quanto pare la NASA avrebbe scoperto l'esistenza di vita su Marte già dal 1976.
Nel lontano Agosto del 1975 la NASA inviò su Marte due sonde, Viking 1 e la gemella Viking 2, (che arrivarono sul pianeta nel mese di Luglio del 1976), con lo scopo di ottenere immagini ad alta risoluzione di Marte, caratterizzarne la struttura e la composizione dell'atmosfera e della superficie ed anche di scoprire se sul "pianeta rosso" vi fosse la presenza di vita. A questo preciso scopo, le suddette sonde condussero tre esperimenti, uno dei quali fu denominato Labeled Release, (noto anche con la sigla LR). Quest'ultimo consisteva nel raccogliere frammenti di suolo marziano e mischiarlo con gocce d'acqua che contenevano nutrienti ed atomi di carbonio radioattivo. L'idea era che, nel caso in cui il suolo conteneva dei microbi, queste forme di vita avrebbero metabolizzato i nutrienti rilasciando sia anidride carbonica radioattiva che metano, i quali avrebbero potuto essere individuati da un rilevatore di radiazioni presente sulla sonda. Inoltre all'epoca furono eseguiti anche una serie di esperimenti di controllo come quello di riscaldare alcuni campioni di suolo marziano a diverse temperature ed isolando altri campioni nell'oscurità per mesi, condizioni che avrebbero ucciso eventuali microbi fotosintetici oppure che basano la propria sopravvivenza su organismi fotosintetici. Ed anche questi campioni di controllo vennero miscelati con una soluzione di nutrienti. Per la felicità di molti biologi dell'epoca, l'esperimento LR risultò positivo, mentre quelli di controllo negativi. Al riguardo Joseph Miller, neurobiologo della University of Southern California ed ex direttore di progetto dello space shuttle NASA, ha spiegato: "Nel momento in cui i nutrienti vennero mixati con i campioni di suolo, il conteggio delle molecole radioattive arrivava a qualcosa come 10.000, un valore altissimo rispetto al 50-60 che costituisce la naturale radiazione di fondo su Marte". Sfortunatamente però l'esperimento LR non venne confermato dagli altri due esperimenti delle sonde, i quali risultarono entrambi negativi; perciò l'agenzia spaziale fu portata ad escludere la possibilità che vi fosse vita sul "pianeta rosso". Tuttavia adesso, dopo aver rivisto i dati dell'esperimento Labeled Release raccolti grazie alla missione Viking attraverso un test matematico progettato appositamente per separare i segnali biologici da quelli non biologici, il team di Joseph Miller è arrivato alla convinzione che l'esperimento avesse effettivamente individuato delle tracce di vita microbica nel suolo marziano. Infatti il ricercatore ha fatto sapere: "È estremamente probabile che, se vi sono microbi, essi vivano qualche centimetro al di sotto del suolo, vicino a del ghiaccio d'acqua". Oltretutto per condurre il loro studio, (che è stato pubblicato online su International Journal of Aeronautical and Space Sciences), Joseph Miller e Giorgio Bianciardi, matematico dell'Università degli Studi di Siena, hanno utilizzato il cosiddetto clustering, (conosciuto anche come analisi dei gruppi), vale a dire un insieme di tecniche di statistica multivariata dei dati che puntano alla selezione ed al raggruppamento di elementi omogenei in un insieme di dati. In questo modo i ricercatori sono stati in grado di costituire due gruppi differenti: il primo comprendeva i due esperimenti attivi, mentre l'altro includeva i cinque esperimenti di controllo. Per di più a sostegno del loro operato, i ricercatori hanno anche messo a confronto i dati della missione Viking con i parametri prelevati da fonti biologiche terrestri e da altre forme puramente fisiche, non biologiche. In tal proposito Joseph Miller ha spiegato: "È risultato che tutti gli esperimenti biologici terrestri corrispondevano a quelli attivi delle sonde, e tutte le serie di dati non biologici agli esperimenti di controllo". Tuttavia i ricercatori hanno concordato che ciò non basta a provare in modo inequivocabile l'esistenza di vita su Marte. Successivamente sempre Joseph Miller ha proseguito sottolineando: "Le nostre analisi dicono soltanto che esiste un'enorme differenza fra gli esperimenti attivi e quelli di controllo, che gli esperimenti attivi della missione Viking corrispondono ai dati biologici terrestri, e che quelli di controllo corrispondono ai fenomeni non biologici". Ciò nonostante le nuove analisi sono anche coerenti con un precedente studio pubblicato sempre da Joseph Miller, che avrebbe rilevato segni di ritmo circadiano, (ovvero l'orologio interno presente in ogni forma di vita che aiuta a regolare processi biologici come il sonno, la veglia, oppure la temperatura), dei risultati dell'esperimento LR. Infatti se sulla Terra questo orologio è impostato su un ciclo di 24 ore, su Marte sarebbe su 24,7 ore, che corrisponde alla lunghezza di un giorno marziano. Comunque durante il suo precedente studio, Joseph Miller si era reso conto che la radiazione rilevata nell'esperimento LR variava a secondo del momento della giornata marziana. Al riguardo lo stesso ricercatore ha spiegato: "Osservando attentamente, si notava che la misurazione della radioattività del gas saliva durante il giorno e scendeva durante la notte... Le oscillazioni avevano un periodo di 24,66 ore che corrisponde quasi esattamente al giorno di Marte". Ed ha proseguito dichiarando: "In sostanza si tratta di un ritmo circadiano, ed i ritmi circadiani sono un buon segnale della presenza di vita". Comunque, nonostante i ricercatori siano certi che la missione Viking abbia effettivamente rilevato vita su Marte, secondo Joseph Miller saranno in pochi a condividere questa convinzione finché non vedranno un video con dei batteri marziani su un vetrino. Infatti ha affermato: "Non so perché, ma la NASA non ha mai inviato su Marte un microscopio che permetterebbe di fare esattamente questo. Eppure, se fanno arrivare lassù un microscopio per i geologi, potrebbero farlo anche per i biologi". Inoltre la prossima missione della NASA su Marte, vale a dire il Mars Science Laboratory, noto anche con il nome Curiosity, (lanciato lo scorso Novembre), dovrebbe arriverà sul "pianeta rosso" verso il mese di Agosto dell'anno in corso. E benché non sia provvisto di un simile microscopio, Joseph Miller ha ipotizzato che il lander possa trovare elementi a supporto dell'ipotesi del suo team. Infatti ha concluso dichiarando: "Non verificherà l'ipotesi della vita su Marte in modo diretto, ma potrebbe essere in grado di rilevare del metano. E se osservassimo un ritmo circadiano nel rilascio del metano nell'atmosfera, ciò sarebbe una conferma di quanto abbiamo appena verificato matematicamente".
Commenti
Posta un commento