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Scoperti nelle caverne del New Mexico alcuni batteri resistenti a quasi tutti i tipi di antibiotici.
Recentamente un team di ricercatori della McMaster University di Hamilton, (Canada), e dell'Università di Akron, in Ohio, ha scoperto all'interno di una grotta del New Mexico una nuova famiglia di batteri finora sconosciuta che si sono mostrati molto resistenti alla maggior parte dei vari antibiotici. In pratica, secondo quanto riportato dalla rivista PLoS One, gli scienziati hanno scoperto questi batteri in una delle grotte più isolate e meno accessibili al mondo, vale a dire la Lechuguilla Cave, e ciò potrebbe indicare la presenza di alcuni "antibiotici d'origine naturale" ancora ignoti alla comunità scientifica e che potrebbero essere potenzialmente utili per lo sviluppo di nuovi farmaci. Al riguardo Gerry Wright, direttore scientifico dell'Istituto di ricerca Michael Degroote sulle malattie infettive, ha spiegato: "Il nostro studio potrebbe avere importanti implicazioni cliniche perché suggerisce che gli antibiotici naturali sono molto più diffusi di quelli che pensiamo e potrebbero essere trovati ed utilizzati per trattare infezioni attualmente incurabili". Inoltre nei confronti della suddetta scoperta, l'Unione Europea ha predisposto un piano della durata di 5 anni. In sostanza questa proposta prevede la messa a punto di una serie di misure, prime fra tutti la prevenzione delle infezioni, che si generano in particolare negli ospedali delle aree decentrate, ed un uso meno disinvolto degli antimicrobici, di cui è già stato vietato l'uso per stimolare la crescita degli animali. Infatti la stessa Organizzazione mondiale della sanità, (conosciuta anche con l'acronimo OMS), in occasione del World Health Day 2011, attraverso la voce del suo direttore, Margaret Chan, ha messo in guardia il mondo intero sui rischi connessi all'abuso dei farmaci antibiotici, un problema sempre più diffuso. Infatti l'efficacia degli antibiotici è messa in pericolo, appunto, da un loro utilizzo sconsiderato, e come ha spiegato Margaret Chan nella sua nota: "Il messaggio di questa Giornata mondiale sulla salute è forte e chiaro perché il mondo è sul punto di perdere queste cure miracolose. In assenza di interventi correttivi e protettivi, ci troveremo in un'era post-antibiotica, in cui molte delle comuni infezioni non avranno più una cura". Oltretutto a destare ulteriore preoccupazione ci sono alcune forme multi-resistenti di tubercolosi ed i parassiti della malaria che non rispondono neppure a quei trattamenti di ultima generazione. Per di più preoccupano anche i ceppi resistenti di gonorrea, di Shigella ed addirittura dell'HIV, che sta cominciando a mostrare una resistenza alle terapie antiretrovirali utilizzate. D'altro canto l'allarme era stato lanciato anche da un precedente studio dell'Università di Antwerp, in Belgio, pubblicato sulla rivista The Lancet il quale ha analizzato i dati relativi al periodo fra il 1997 ed il 2002 in 26 Paesi Europei. In quel caso i ricercatori avevano sottolineato un legame chiaro fra l'aumentata resistenza ai farmaci antibiotici ed un loro uso eccessivo. Un esempio di ciò è rappresentato dalla Francia, il Paese con il consumo più elevato di penicillina ed allo stesso tempo il Paese con il più alto tasso di infezioni da streptococco, che, appunto, è resistente alla penicillina. Comunque ritornando a parlare della suddetta scoperta, per capire i meccanismi alla base di questo fenomeno i ricercatori hanno testato la resistenza a diversi tipi di antibiotici dei batteri raccolti nelle zone più profonde ed isolate della grotta, e quindi mai entrati in contatto con i farmaci utilizzati per curare le infezioni. Ne è venuto fuori che quasi tutti questi batteri sono risultati resistenti ad almeno un antibiotico, ed in alcuni casi lo stesso batterio è risultato inattaccabile da ben 14 molecole diverse. Così facendo i ricercatori hanno individuato casi di resistenza a tutti gli antibiotici attualmente in uso nella pratica clinica. Al riguardo
Gerry Wright ha spiegato: "Questa scoperta dimostra che la resistenza agli antibiotici è innata nei batteri, e potrebbe essere vecchia di miliardi di anni". Mentre Hazel Barton, coautore dello studio, ha aggiunto che: "Anche se al momento queste resistenze non rappresentano un problema, potrebbero diventarlo in futuro". E quindi sarebbe necessario un cambio di percorso, una revisione generale dei principi che sottintendono all'utilizzo di questi preziosi farmaci, per non rinunciare in futuro al loro apporto e non entrare, come ipotizzato dall'OMS, in una pericolosa era post-antibiotica, ed i medici dovrebbero prenderne atto ed essere pronti nel caso in cui altri batteri dovessero diventare insensibili agli antibiotici.
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