Dimostrato che il riposino dopo pranzo non fa bene al cuore ed alle arterie.


Dopo aver pranzato sono molte le persone abituate a concedersi un riposino, soprattutto quelle più anziane. Tuttavia bisognerebbe fare attenzione a questa abitudine poiché di recente è stato dimostrato che fare un pisolino dopo pranzo potrebbe causare danni alla salute. Infatti è stato rilevato che diverse ore dopo mangiato il numero di trigliceridi plasmatici aumenta, il che potrebbe danneggiare le arterie, soprattutto se il cibo ingerito era molto grasso. In pratica un recente studio dell'Università di Reading, (Regno Unito),  ha, appunto, dimostrato che mangiare cibi grassi provoca un picco di trigliceridi nel plasma, i quali aumentano dal 30 al 300% rispetto ai valori a digiuno già un'ora dopo il pasto. Al riguardo il professor Alberico L. Catapano, professore dell'Università degli Studi di Milano che dall'anno prossimo sarà il primo presidente italiano del Congresso Europeo di aterosclerosi, (conosciuto anche come Congresso EAS), ha spiegato: "L'elevato livello di trigliceridi che si verifica nella fase post-prandiale, (ovvero dopo pranzo), che è dovuto agli acidi grassi liberi che vengono rilasciati dal tessuto adiposo, contribuisce ad un aumentato rischio di malattie cardiache e ad eventi coronarici, e questo effetto è più pronunciato nelle persone anziane". Ed ha proseguito dichiarando: "Tuttaviva si è visto che le persone sedentarie hanno picchi ancor più alti". Invece è stato dimostrato che al contrario una bella passeggiata dopo pranzo oppure una moderata attività fisica risultano essere alquanto salutari, soprattutto per gli individui obesi o sovrappeso. Difatti, secondo l'Associazione Europea per l'artetiosclerosi, di cui Alberico Catapano è presidente, ha consigliato di svolgere trenta minuti di esercizio aerobico in quanto quest'ultimo riduce i livelli dei trigliceridi plasmatici di circa l'8-10% e dell'insulina plasmatica di circa 12-15%. Mentre è stato rilevato che dopo pranzo gli esercizi di resistenza diminuiscono i livelli di insulina di circa il 30%. Per di più altri risultati che sono stati resi noti durante l'ottantesima edizione del Congresso Europeo di aterosclerosi, (che ha avuto inizio Venerdì scorso a Milano e che terminerà domani), hanno riguardato l'azione benefica del "colesterolo buono", (conosciuto con la sigla HDL), che è stata recentemente rimessa in discussione da uno studio americano, ed alcuni nuovi farmaci per ridurre il "colesterolo cattivo" (noto con la sigla LDL). In sostanza, secondo alcuni recenti studi, tra cui quello effettuato dal team del professor Alberico Catapano, pubblicato l'anno scorso sul Current Opinion in Lipidology, e gli studi effettuati presso l'Università della Pennsylvania, pubblicati sempre nel 2011 sul New England Journal of Medicine, il colesterolo HDL aiuterebbe le arterie a diventare meno sensibili alle lesioni. In tal proposito Danilo Norata, ricercatore dell'Università degli Studi di Milano, ha dichiarato: "Questi studi dimostrano che il colesterolo HDL rappresenta un serbatoio per le diverse sostanze che possono influenzare positivamente il sistema immunitario naturale. Infatti i lipidi e gli enzimi presenti nell'HDL possono conferire proprietà anti-aterosclerotiche. Inoltre il colesterolo HDL fornisce una protezione cardiovascolare anche attraverso la modulazione della risposta immunitaria innata". Oltretutto per quanto riguarda il colesterolo LDL, durante il suddetto congresso è stato fatto sapere che alcuni nuovi farmaci mostrerebbero una sua riduzione di circa 35-60% rispetto alla terapia mediante statine. In più è stato rilevato che nei soggetti adulti affetti da ipercolesterolemia familiare e non-familiare, la somministrazione endovenosa oppure sottocutanea di questi nuovi farmaci riduce il colesterolo fino al 60%. Il che va ad evidenziare l'importante ruolo della terapia di combinazione in pazienti affetti da ipercolesterolemia oppure da un rischio cardiovascolare molto elevato.

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