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Secondo recenti dati Symantec i siti religiosi sono più infettati da virus di quelli pornografici.
All'incirca 4.600 attacchi che sono stati bloccati in media quotidianamente nel corso del 2011, 42 miliardi di e-mail "spam", (sempre in una media giornaliera), 4.989 le nuove vulnerabilità scoperte ed 1,1 milioni di identità esposte per ogni singola violazione di dati. Questi sono solo alcuni dei dati contenuti nel 17° volume dell'Internet Security Threat Report della Symantec, vale a dire il rapporto annuale che misura le minacce informatiche rilevate sul web, rapporto dal quale è emerso che il totale degli attacchi bloccati dalla società californiana nel 2011 è stato di 5,5 miliardi, contro i tre miliardi del 2010, (dunque la crescita anno su anno è in pratica dell'81%). Ciò rappresenta uno scenario più che preoccupante per la sicurezza dei dati digitali che neppure il calo consistente delle nuove vulnerabilità rilevate, (diminuite del 20%), e quello dei messaggi di posta elettronica spazzatura, (scemate dall'86% al 75%), sono riusciti a migliorare. Inoltre, proseguendo ad esaminare i dati della suddetta ricerca, è emerso per esempio, che il numero di varianti uniche di malware è salito a 403 milioni, (contro i 286 milioni del 2010), e quello degli attacchi web bloccati quotidianamente è aumentato del 36%; ed ancora che gli episodi di hacking, spesso condotti tramite i vari Social Network, hanno rappresentato la minaccia maggiore, esponendo nel 2011 un numero record di 187 milioni di identità. E quindi così facendo la Symantec è entrata nel dettaglio delle cause che hanno provocato seri "mal di testa" a semplici internauti e responsabili di sicurezza informatica evidenziando in proposito in che modo la violazione dei dati sia stata cusata in gran parte dal furto o dalla perdita di computer, smartphone, chiavette USB e dispositivi per il backup. Per di più il suddetto rapporto ha sfatato il luogo comune che vedeva oggetto di attenzione da parte degli hacker soltanto le grandi aziende. Infatti è stato rilevato che oltre il 50% dei tentativi "malevoli" ha colpito organizzazioni con meno di 2.500 dipendenti e circa il 17% imprese con meno di 250 dipendenti. Oltretutto sono stati colpiti in più un caso su due, (il 58% per essere precisi), quelle figure che non ricoprono cariche dirigenziali, come gli addetti alle risorse umane, alle pubbliche relazioni ed i venditori. Inoltre per quanto riguarda i rischi per chi possiede e lavora con smartphone e tablet, i dati hanno confermato una delle ipotesi in forte crescita e già molto conosciuta; infatti le minacce per i dispositivi mobili nel 2011 sono aumentate del 93% ed allo stesso ritmo è salito il numero di minacce finalizzate a colpire il sistema operativo Android, contribuendo in modo sostanziale a far lievitare le vulnerabilità mobili a quota 315 rispetto alle 163 del 2010. In aggiunta sempre nel rapporto della
Symantec è possibile trovare svariate curiosità, alcune delle quali interessano molto da vicino l'Italia. Infatti è stato rilevato che i siti religiosi/ideologici superano quelli pornografici per numero di minacce medie presenti per sito infetto, (con un rapporto di 115 a 25); per di più l'Italia risulta essere scesa di una posizione, (vale a dire dall'ottava alla nona, confermandosi invece in quarta a livello di regione EMEA), nella classifica mondiale che misura la quantità di attività "malevole", (ovvero tutto ciò che riguarda virus, worm, trojan, spam zombies, phishing host e botnet), di ogni singola Nazione. Tuttavia l'Italia si è meritata una brutta reputazione, cioè quella relativa al numero di computer infetti relativamente all'area EMEA; infatti è risultata essere il Paese con il maggior numero di bot, (vale a dire quei computer controllati da remoto ed utilizzati per lanciare attacchi coordinati e mirati), e circa il 4% di tutto lo spam ed il phishing rilevato in Europa è risultato provenire dall'Italia ed una e-mail spam ogni 701 risulta scritta in italiano; peggio dell'Italia a livello mondiale si sono presentati solo gli Stati Uniti, il Taiwan ed il Brasile. Infine, a conferma di un primato certamente poco lusinghiero, Roma, (in quarta posizione nel 2010), rappresenta la seconda città dell'intero pianeta per numero di bot, dietro il primato mondiale del Taipei e davanti a Buenos Aires.
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