Dopo le dovute sperimentazioni, parte la nuova era del protocollo IPv6, con il quale Internet diventa più "grande".


Alle due del mattino di ieri, 6 Giugno 2012, mentre qui in Italia quasi tutti dormivano, Internet ha deciso di risolvere uno dei suoi "dilemmi esistenziali", ovvero quello di avere più spazio e quindi di conseguenza più vita. Infatti dopo aver effettuato le varie sperimentazioni ed affrontato gli allarmi di circa un anno fa, ieri i principali Internet Service Provider e le più importanti compagnie del web come Google, YouTube, Facebook, (il famosissimo Social Network in Blu), Bing e Yahoo ed altri 2600 siti tra cui circa una ventina italiani, hanno deciso di convertire i propri sistemi  alla tecnologia IPv6, vale a dire un nuovo Internet Protocol che prenderà il posto dell'attuale IPv4, (che accompagna la Rete fin dai primi esperimenti dei due padri fondatori, cioè Vinton Cerf e Robert Khan). Quest'ultimo grazie all'ausilio di una tecnologia a 32 bit per l'indirizzamento, permetteva di abilitare alla connessione diretta in Rete fino ad un massimo di 4,3 miliardi di dispositivi. Invece l'IPv6, che è stato studiato da un apposito team di cui fa parte anche lo stesso Vinton Cerf, (che dal 2005 riveste il ruolo di Chief Internet Evangelist, ovvero capo-evangelista di Internet, di Google), grazie ad una tecnologia a 128 bit permetterà di arrivare alla capacità di produrre e riconoscere trilioni di indirizzi; per essere precisi qualcosa come 340 sestilioni, (cifra composta dal numero 340 seguito da 36 zeri e che corrisponde alla formula matematica 3,4 × 1038). Superando di fatto, ma non in modo definitivo, il rischio dell'esaurimento degli indirizzi stessi a disposizione dei cosiddetti RIR, ovvero i Regional Internet Registry, le società deputate ad assegnare fisicamente i codici IP. Almeno secondo quanto spiegato in parole semplici dallo stesso Vinton Cerf. Adesso in molti  si chiedono: "Cosa cambia per gli utenti?". Beh detto che in pochi si saranno accorti e si accorgeranno dell'aggiornamento in questione, l'esplosione del numero di persone che navigano online, (milioni quelli da smartphone e tablet), è stata e sarà tale, (infatti al momento esistono circa due miliardi di internauti attivi sul pianeta e di una espansione delle connessioni su rete mobile 3G pari all'85% della popolazione mondiale entro il 2017), e perciò il debutto dell'IPv6 andrebbe visto come una rivoluzione necessaria, soprattutto agli occhi di aziende, operatori delle telecomunicazioni ed Internet companyNecessaria perché è evidente l'affermazione di fenomeni digitali come i Social Network, (infatti tra Facebook e Twitter, il famoso Social Network dai 140 caratterii frequentatori abituali della Rete che si scambiano online messaggi, foto ed altro sono oltre un miliardo), e le apps, (quelle scaricabili sono oltre 650 mila, di cui una buona parte sono giochi), utilizzate sui "dispositivi intelligenti". Piuttosto che di altre tecnologie 2.0 come quelle dei servizi di geolocalizzazione, (tra cui Google Maps che offre le indicazioni di attività commerciali e punti di interesse), oppure dei libri in formato elettronico da scaricare dagli appositi store virtuali, (come quello offerto da Amazon). Oltretutto ai giorni d'oggi esistono già circa 4 miliardi di dispositivi che condividono l'IP e dunque è stato sostanzialmente raggiunto il limite massimo stabilito, appunto, dal vecchio IPv4. Tanto che durante una campagna di sensibilizzazione del 2010 partita dalla Casa Bianca, Vinton Cerf aveva dichiarato: "Non potremo più aggiungere online una nuova persona". In realtà, persone online a parte, la disponibilità di un numero infinito di IP apre le porte al sempre più vicino "Internet degli oggetti". Infatti questo nuovo protocollo è necessario anche perché in un futuro non troppo lontano le persone non saranno le sole a connettersi alla rete, ma potranno farlo anche sensori e mini apparati di vario genere, integrati negli oggetti che popoleranno uffici, abitazioni e macchine, (comprese automobili), quindi l'IPv6 permetterà di dare un numero di collegamenti al network mondiale anche agli oggetti che usciranno dalle fabbriche con la capacità di connettersi alla Rete. Oggetti che, oltre agli attuali computer, smartphone e tablet, comprenderanno, appunto, anche lavatrici, frullatori, automobili, occhiali per la realtà aumentata e qualunque altro prodotto che in questo modo avrà un po' di vita. Comunque il passaggio sarà molto graduale, difatti, l'obiettivo per questo Giugno è di trascinare l'1% della Rete sul nuovo Internet. Per di più l'IPv6 risponde in gran parte ad un'esigenza tecnica, cioè entra in gioco per porre rimedio ad un limite di capacità che pregiudicherebbe il giusto funzionamento di uno degli elementi essenziali per il funzionamento della Rete. Difatti, secondo le previsioni della Cisco Systemsle connessioni attive entro il 2016 saranno circa 18,9 miliardi, vale a dire quasi 2,5 connessioni per ogni abitante della Terra. Comunque tornando agli effetti pratici del passaggio al nuovo protocollo per i comuni internauti, è assai difficile che digitando l'indirizzo del sito preferito si possa cogliere il segno del cambiamento tecnologico avvenuto. Almeno per la maggior parte degli utenti. Questo perché i sistemi operativi, (come ad esempio, Windows 7), i vari browser ed i dispositivi sono stati concepiti da almeno tre anni per essere compatibili con questo passaggio. Tuttavia per un periodo abbastanza lungo i vecchi indirizzi IPv4 continueranno a funzionare accanto a quelli basati sul nuovo protocollo, almeno secondo quanto a fatto sapere l'ICANN, (acronimo di Internet Corporation for Assigned Names and Numbers), che, inoltre, ha confermato che i siti IPv6 al momento rappresentano una percentuale limitata, e quindi quegli utenti che utilizzano hardware e software datati saranno i soli a correre qualche rischio di malfunzionamento. Ad esempio, il buon caro vecchio Windows XP è fra questi, anche se comunque è facilmente aggiornabile al nuovo protocollo tramite semplici procedure. In ogni caso le aziende che si occupano di sicurezza Internet hanno invitato tutti a prestare attenzione in quanto l'insorgere di qualche problema, (come configurazioni errate, problemi di compatibilità ed altri errori di implementazione), non è da escludere per via della mancanza di conoscenza del nuovo protocollo. Infatti il principale dubbio è legato al fatto che molti dispositivi di sicurezza di rete sono dotati di funzionalità che consentono l'inoltrazione del traffico IPv6, ma non quella di ispezione. Cosa che comporta il rischio di qualche bug nella trasmissione dei dati in sede di connessione. Comunque, infine, un buon consiglio per tutti sarebbe quello di verificare l'efficienza del proprio sistema consultando una delle pagine di test pubblicati online all'indirizzo http://test-ipv6.com.

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