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Trapiantato il primo vaso sanguigno artificiale funzionante su una bambina di 10 anni.
Dopo la riuscita creazione dei primi vasi sanguigni tridimensionali in provetta di qualche settimana fa, il sogno di molti istituti e non solo, ovvero quello di avere sempre a portata di mano degli organi di ricambio ottenuti dalle cellule staminali dello stesso paziente si fa sempre più vicino, ed, appunto, per quanto riguarda i vasi sanguigni può essere quasi considerato divenuto realtà. Ad affermarlo sono stati i risultati, pubblicati di recente sulla rivista scientifica The Lancet, riguardanti il primo trapianto di una vena creata in questo modo che ha aperto la strada ad una serie di applicazioni per diverse malattie. In pratica la prima persona a ricevere un vaso sanguigno artificiale più o meno un anno fa è stata una bambina di dieci anni che era affetta da un'ostruzione della vena porta, vale a dire quella che collega il fegato alla milza ed all'intestino; ostruzione che provoca differenti danni che possono andare dal ritardo della crescita fino ad arrivare a delle emorragie letali. Adesso, trascorso circa un anno dal trapianto eseguito dall'Università di Göteborg, la bambina in questione ha recuperato un ritmo di crescita normale e la possibilità di svolgere un'attività fisica moderata. Al riguardo Luca Revelli, chirurgo endocrinologico e vascolare del Policlinico Gemelli di Roma, ha spiegato: "È un risultato molto importante per diverse ragioni. La vena porta ha un calibro molto grande, e quindi risulta difficile sostituirla con altre vene prelevate dal corpo o con quelle completamente sintetiche che vengono utilizzate anche in altre patologie. Inoltre il fatto che la vena sostitutiva attualmente stia funzionando ad una rilevante distanza di tempo indica che questa è una strada percorribile. Sono molti i gruppi che stanno lavorando ad esperimenti del genere, e credo che questo sia il futuro in questo campo". In sostanza la suddetta "vena di ricambio", che non ha presentato nessun problema di rigetto poiché è stata ricavata dalle cellule appartenenti alla stessa paziente, è stata ottenuta partendo da una porzione di arteria iliaca prelevata dall'inguine di un cadavere. Successivmanete il vaso sanguigno è stato privato di tutto il materiale vivente, finché non è rimasta soltanto una struttura proteica. In quest'ultima poi sono state iniettate le cellule staminali della paziente in questione, prelevate dal suo midollo osseo, che nel giro di due settimane hanno formato una nuova vena pronta per essere trapiantata. In tal proposito gli autori dello studio hanno dichiarato: "Nell'anno successivo all'intervento la bambina è cresciuta di sei centimetri e di cinque chilogrammi, grazie alla procedura è migliorata molto la qualità della sua vita". In ogni caso, sempre a detta degli autori, la vena rappresenta solamente il primo passo; difatti hanno concluso spiegando: "Questa ricerca stabilisce la fattibilità e la sicurezza del trattamento in caso di ostruzione oppure di insufficienza venosa ed apre nuove aree di ricerca come per esempio, cercare di riprodurre le arterie da usare nei bypass coronarici".
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