Secondo un recente studio, effettuato da alcuni ricercatori dell'Università di Colonia con lo scopo di valutare l'effettivo rischio che corre chi assume dell'ecstasy e pubblicato sulla rivista Addiction, basterebbero anche solo, (si fa per dire), 10 pasticche all'anno, (equivalenti a meno di una al mese), per causare danni alla propria memoria equivalenti a quelli considerati come indicatori della prima fase di demenza. Inoltre sin dalla sua prima comparsa, nel lontano 1912, l'ecstasy è stata al centro di numerosi dibattiti scientifici che ne hanno discusso l'effettiva pericolosità; difatti c'è stato chi ha previsto un popolo di giovani "zombie decerebrati" e chi invece, come David Nutt, (capo consulente del settore droga del governo britannico), ha perso il proprio incarico per avere sostenuto che: "Assumere dell'ecstasy è pericoloso quanto andare a cavallo". E dunque riguardo l'MDMA, (acronimo di MetilenDiossiMetaAnfetamina, vale a dire il principio attivo dell'ecstasy), i pareri sono da molto tempo discordanti ed il recente studio tedesco ha provato ad evidenziare i danni più evidenti ed inequivocabili. Oltretutto anche alcuni studi precedenti erano stati incentrati sulla perdita di memoria causata dal consumo di questa droga, ma i risultati erano stati parzialmente compromessi dal fatto che i ricercatori non sapevano se i volontari avessero già sofferto in precedenza di problemi di memoria. Quindi per aggirare questo ostacolo gli esperti dell'Università di Colonia hanno reclutato 149 giovani che avevano già provato la droga artificiale e che si prevedeva avrebbero continuato ad assumerla in futuro. In sostanza su quest'ultimi sono stati effettuati test sulla memoria, sull'apprendimento, sulla velocità di elaborazione del pensiero e sull'attenzione sia all'inizio dell'esperimento sia alla sua conclusione, ovvero un anno dopo. I risultati sono stati che al termine di questo anno di sperimentazione i 23 giovani diventati consumatori abituali di ecstasy con un'assunzione di pasticche variabile da 10 a 62, hanno mostrato chiari segni di deterioramento della memoria episodica, vale a dire un tipo di memoria a lungo termine che è legato a tutti gli avvenimenti della vita dell'individuo e che assicura l'identità e la continuità del Sé, racchiudendo la propria storia personale. Per di più questo deficit della memoria episodica, che, appunto, è considerato un chiaro sintomo delle prime fasi di demenza, è stato riscontrato anche in coloro che avevano preso meno di una pasticca al mese. Al riguardo Daniel Wagner, a capo della suddetta ricerca, ha spiegato: "Misurando le funzioni cognitive delle persone che non avevano una lunga storia di uso di ecstasy ed identificando un anno dopo coloro che ne erano diventati consumatori abituali anche a basso dosaggio e rimisurando le loro prestazioni attraverso test specifici siamo stati in grado di isolare gli effetti dello stupefacente sulle capacità mentali dei volontari. I dati che abbiamo ottenuto sollevano una certa preoccupazione anche sull'uso limitato nella quantità e del tempo dell'MDMA". In ogni caso di fronte a tali risultati dello studio tedesco c'è stato anche chi, come Valerie Curran, (docente di psicofarmacologia dell'University College di Londra), ha, infine, dichiarato che: "Il pensiero attualmente più comune sull'uso dell'ecstasy è che durante il periodo di utilizzo dello stupefacente possono manifestarsi difficoltà di memoria di grado piuttosto leggero e con uno scarso impatto sulla vita reale, che terminano nel momento in cui si smette di farne uso".
Secondo un recente studio, effettuato da alcuni ricercatori dell'Università di Colonia con lo scopo di valutare l'effettivo rischio che corre chi assume dell'ecstasy e pubblicato sulla rivista Addiction, basterebbero anche solo, (si fa per dire), 10 pasticche all'anno, (equivalenti a meno di una al mese), per causare danni alla propria memoria equivalenti a quelli considerati come indicatori della prima fase di demenza. Inoltre sin dalla sua prima comparsa, nel lontano 1912, l'ecstasy è stata al centro di numerosi dibattiti scientifici che ne hanno discusso l'effettiva pericolosità; difatti c'è stato chi ha previsto un popolo di giovani "zombie decerebrati" e chi invece, come David Nutt, (capo consulente del settore droga del governo britannico), ha perso il proprio incarico per avere sostenuto che: "Assumere dell'ecstasy è pericoloso quanto andare a cavallo". E dunque riguardo l'MDMA, (acronimo di MetilenDiossiMetaAnfetamina, vale a dire il principio attivo dell'ecstasy), i pareri sono da molto tempo discordanti ed il recente studio tedesco ha provato ad evidenziare i danni più evidenti ed inequivocabili. Oltretutto anche alcuni studi precedenti erano stati incentrati sulla perdita di memoria causata dal consumo di questa droga, ma i risultati erano stati parzialmente compromessi dal fatto che i ricercatori non sapevano se i volontari avessero già sofferto in precedenza di problemi di memoria. Quindi per aggirare questo ostacolo gli esperti dell'Università di Colonia hanno reclutato 149 giovani che avevano già provato la droga artificiale e che si prevedeva avrebbero continuato ad assumerla in futuro. In sostanza su quest'ultimi sono stati effettuati test sulla memoria, sull'apprendimento, sulla velocità di elaborazione del pensiero e sull'attenzione sia all'inizio dell'esperimento sia alla sua conclusione, ovvero un anno dopo. I risultati sono stati che al termine di questo anno di sperimentazione i 23 giovani diventati consumatori abituali di ecstasy con un'assunzione di pasticche variabile da 10 a 62, hanno mostrato chiari segni di deterioramento della memoria episodica, vale a dire un tipo di memoria a lungo termine che è legato a tutti gli avvenimenti della vita dell'individuo e che assicura l'identità e la continuità del Sé, racchiudendo la propria storia personale. Per di più questo deficit della memoria episodica, che, appunto, è considerato un chiaro sintomo delle prime fasi di demenza, è stato riscontrato anche in coloro che avevano preso meno di una pasticca al mese. Al riguardo Daniel Wagner, a capo della suddetta ricerca, ha spiegato: "Misurando le funzioni cognitive delle persone che non avevano una lunga storia di uso di ecstasy ed identificando un anno dopo coloro che ne erano diventati consumatori abituali anche a basso dosaggio e rimisurando le loro prestazioni attraverso test specifici siamo stati in grado di isolare gli effetti dello stupefacente sulle capacità mentali dei volontari. I dati che abbiamo ottenuto sollevano una certa preoccupazione anche sull'uso limitato nella quantità e del tempo dell'MDMA". In ogni caso di fronte a tali risultati dello studio tedesco c'è stato anche chi, come Valerie Curran, (docente di psicofarmacologia dell'University College di Londra), ha, infine, dichiarato che: "Il pensiero attualmente più comune sull'uso dell'ecstasy è che durante il periodo di utilizzo dello stupefacente possono manifestarsi difficoltà di memoria di grado piuttosto leggero e con uno scarso impatto sulla vita reale, che terminano nel momento in cui si smette di farne uso".
Commenti
Posta un commento