Passa ai contenuti principali
Il Ministero dell'Istruzione da' il via alla consultazione pubblica sui principi fondamentali di Internet.
Lo scorso Martedì, 18 Settembre, il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, (conosciuto anche con l'acronimo MUIR), ha lanciato una consultazione pubblica sui principi fondamentali di Internet, con lo scopo di "arricchire e migliorare il documento che riassume la posizione italiana sui principi fondamentali di Internet". In pratica si tratta di un documento che sarà portato all'Internet Governance Forum, (conosciuto anche con la sigla IGF), di Baku, in Azerbaigian, e costituirà la base della discussione al forum italiano sulla governance di Internet che si terrà quest'anno a Torino dopo essere passato per Trento, Pisa, Cagliari e Roma. Comunque, come di consueto, in tali consultazioni tutti i "portatori di interesse", (detti anche stakeholder), vale a dire tutti i singoli cittadini, in gruppo o associati potranno contribuire al dibattito fino al prossimo 1 Novembre. Inoltre al netto della considerazione che ogni prodotto dell'inegno umano può essere migliorato, forse le 22 sezioni della posizione italiana sintetizzano il pedirittnsiero più alto prodotto dal nostro Paese su quello che Internet è oggi e quello che può diventare un domani. Cioè da quando a Tunisi, durante il World Summit on the Information Society fu proposta l'idea di un incontro annuale ed itinerante per discutere della governance di Internet. Ma dopo il fallimento della medesima consultazione sul codice Azuni, (altro nome per definire la stessa cosa), voluto da Renato Brunetta, e dopo la lettera che l'IGF trentino aveva inviato a Mario Monti chiedendogli di affrontare "lo spread digitale", tutto sembrava fermo. E lo stesso accadde anche nell'Agenda Digitale, dove alcuni temi della governance di Internet erano stati addirittura rimossi e nella fattispecie quelli sulla neutralità della rete; il principio secondo il quale: "tutti i bit sono creati uguali". In ogni caso nel testo predisposto dai consulenti del Ministro Francesco Profumo si è cercato di andare oltre. Difatti nei principi generali è stato scritto: «Internet, favorendo l'accesso all'informazione, promuove la trasparenza ed il buon governo, che è motore dell'economia globale, driver di innovazione, ed infrastruttura per la partecipazione delle imprese, anche locali, all'economia mondiale. Internet è anche in grado di abbattere barriere geografiche e di aprire nuovi canali tra istituzioni pubbliche e cittadini, promuovendo creatività, condivisione e partecipazione dal basso». Insomma Internet è da considerare come bene comune e strumento cruciale per lo sviluppo e l'esercizio dei diritti umani. Oltretutto nel testo viene ribadito che: «la governance di Internet non può prescindere dall'apporto e dalla partecipazione attiva e paritaria dei netizens». Un principio rivoluzionario quando è inteso a migliorare l'efficienza e l'efficacia dei servizi pubblici essenziali nonché ad ampliare le possibilità e le modalità di partecipazione democratica. Ovviamente nel testo viene citato il diritto di accesso indipendentemente dal luogo di residenza, come anche quello al riutilizzo dei dati del settore pubblico con una frase che lascia poco spazio alle speculazioni; infatti si può leggere: "I dati e le informazioni la cui produzione e gestione è finanziata tramite fondi pubblici, inclusi quelli derivanti dalla ricerca scientifica, sono condivisi con i cittadini per la massimizzazione del loro potenziale sociale ed economico". Inoltre nel testo è compreso anche un importante passaggio sulla censura che recita: "La censura arbitraria ed indiscriminata, la sorveglianza generalizzata ed ingiustificata dei contenuti e degli utenti e le pratiche di restrizione di accesso alla rete ed ai suoi contenuti non sono tollerati". Il che sembra essere un avvertimento a chi denuncia i giovinetti per essersi scambiati un file musicale oppure per aver commentato una manifestazione di piazza in toni accesi. Per di più un paragrafo che sembra scritto da un governo nordeuropeo è quello relativo all'auto-organizzazione ed autonomia degli individui in rete che recita: "La capacità dei cittadini di organizzarsi, promuovere azioni collettive e manifestare il proprio dissenso in rete è tutelato come forma ed espressione di partecipazione democratica dal basso". Comunque le due parti finali sono relative all'acquisizione ed all'aggiornamento continuo delle competenze digitali ed all'uso critico e consapevole di Internet per identificare competenze e professionalità. Tuttavia nel testo manca una parte che riguarda il settore dell'dentità digitale che, pur nel rispetto delle regole della privacy, non esprime il valore dell'anonimato in rete per denunciare truffe e abuso, e cita il diritto all'oblio discusso e discutibile che spesso si scontra con la libertà d'espressione e d'informazione. In ogni caso la parte forte riguarda la proprietà intellettuale nell'ambiente digitale dove, ferme restando le legittime protezioni a diritto d'autore, marchi, brevetti e segreto commerciale, per la prima volta si dice in maniera inequivoca che: «Si tutelano il diritto alla copia personale, alla citazione ed al riuso della conoscenza in rete. Si incoraggia l'adozione di modelli compatibili con la circolazione online dei contenuti creativi. Mentre gli operatori non sono obbligati ad agire da controllori della protezione delle proprietà intellettuale in ambiente digitale».
Commenti
Posta un commento