Anonymous Italia attacca i server della Polizia di Stato, prelevando e pubblicando oltre 3.500 documenti.
Questa notte la divisione italiana della famosa legione Anonymous è tornata all'attacco, prendendo di mira i server della Polizia di Stato e rendendone pubblico il contenuto. In pratica nel materiale prelevato e pubblicato sono presenti: circolari interne, materiale riservato di schedatura di tutti i gruppi antagonisti, di destra e sinistra, che ruotano attorno al movimento No TAV, manuali destinati ai funzionari di polizia, ed anche alcune lettere. Ovviamente, come di consuetudine, gli hacker hanno spiegato le loro motivazioni attraverso un comunicato nel quale si può leggere: «Da settimane ci divertiamo a curiosare nei vostri server, nelle vostre e-mail, i vostri portali, documenti, verbali e molto altro. Siamo in possesso di una notevole mole di materiale: ad esempio, documenti sui sistemi di intercettazioni, tabulati, microspie di ultima generazione, attività sotto copertura; file riguardanti i No TAV ed i dissidenti; varie circolari ma anche numerose e-mail, alcune delle quali dimostrano la vostra disonestà, (ad esempio, una comunicazione in cui vi viene spiegato come appropriarvi dell'arma sequestrata ad un uomo straniero senza incorrere nel reato di ricettazione). Il livello di sicurezza dei sistemi ai quali abbiamo avuto accesso, al contrario di quanto pensassimo, è davvero scadente, e noi ne approfittiamo per prenderci la nostra vendetta». Infatti il movente ideologico dell'operazione sembra essere la richiesta di maggiore trasparenza da parte delle forze dell'ordine; che sono nel mirino degli hacker da diverso tempo soprattutto per il loro comportamento, giudicato "repressivo" nei confronti del movimento No TAV ed per il monitoraggio di vari Social Network e dei profili sulla Rete per ricavare informazioni utili ad inquadrare al meglio i manifestanti dal punto di vista delle opinioni politiche. Inoltre gli Anonymous hanno chiesto l'introduzione del reato di tortura, (la cui assenza ha pesato in modo rilevante sugli esiti dei processi per le violenze del G8 di Genova). Comunque tutti file sottratti sono stati pubblicati sia sul loro blog ufficiale, che su altri siti di leak, come quelli del network Paranoia. In sostanza si tratta di oltre un Gigabyte di materiale, (per la precisione più di 3.500 documenti), suddivisi in vari e propri pacchetti e di cui è disponibile anche un sample, vale a dire un campione contenente una parte del materiale giudicato più interessante dagli hacker della legione. Per di più tra i vari documenti ce n'è uno, datato 29 Febbraio 2012 ed indirizzato alla DIGOS ed alla Questura di Torino, in cui un dirigente della polizia riferisce su un episodio particolarmente delicato nella vicenda delle lotte contro il passaggio della TAV in Val di Susa; ovvero la caduta del manifestante Luca Abbà da un traliccio dove si era arrampicato. In esso si racconta come un altro poliziotto abbia provato ad inseguire l'uomo, per indurlo a desistere, ma senza successo. Tuttavia chi scrive precisa comunque che l'assistente non si trovava più sul traliccio al momento della caduta. Per di più fra i movimenti segnalati e tenuti sotto controllo non ci sono solo centri sociali dichiaratamente anarchici come Euskadi Ta Askatasuna, Murazzi oppure il Gabrio, ma anche organizzazioni come Greenpeace e la Lega Anti Vivisezione. Inoltre nei documenti resi pubblici ci sono anche: lo sfogo dei poliziotti per il problema della gestione dell'ordine pubblico nel campeggio abusivo piemontese di Chiomonte in vista della visita del presidente dell'Interpol a Venezia, (un intenditore di vini, a quanto pare); la richiesta ad un esperto di armi di come classificare e trattare la pistola rinvenuta nel corso di una perquisizione; foto ed e-mail personali; manuali che trattano dal punto di vista pratico e normativo l'azione sotto copertura e l'infiltrazione di agenti provocatori; nomi e numeri telefonici degli appartenenti all'Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico della Questura di Mantova; molto materiale riguardante l'utilizzo di apparecchiature elettroniche, codici di condotta per rispondere a radio ed i telefoni per gli addetti alle sale operative; buste paga e stampati che riportano i dettagli di una "traduzione", vale a dire il trasferimento di un prigioniero da un carcere all'altro. Insomma una quantità di informazioni impressionante, di cui il suddetto campione messo insieme dagli hacker costituisce solo la punta dell'iceberg. Ed, oltretutto, c'è chi ha detto che, dopo un'operazione di questo genere, non potrà non scattare una repressione altrettanto formidabile. Comunque sia in un messaggio pubblicato sulla Rete gli hacker della legione hanno scritto: «Durante la recente protesta degli studenti avete confermato per l'ennesima volta il vostro ruolo di specialisti della mattanza travestita da Democrazia. Quando avete manganellato, strattonato, spaventato e trascinato quei ragazzi, quando li avete calpestati con i vostri anfibi, o li avete impietriti di paura soffocandoli nella morsa del vostro armamentario, avete vilipeso ogni valore democratico. Tutte le volte in cui vi scagliate "in difesa dell'Umanità" contro chi vuole rompere il muro della sottomissione, vi disumanizzate. I vergognosi crimini che avete perpetrato continuano a rimanere impuniti e, paradossalmente, i vostri capi che al G8 ordinavano di svilire i Diritti Umani sono gli stessi che ora si trovano ai vertici e vanno a braccetto con i ceppi del potere». Ed hanno proseguito scrivendo: «Nel materiale sottrattovi è possibile rintracciare molti dei vostri comportamenti deprecabili: a titolo di esempio, in un documento inerente i fatti di Chiomonte stigmatizzate i No TAV per l'ennesima volta, tacciandoli come una schiera di facinorosi costituenti pericolo per l'ordine pubblico; spiate i cittadini sui Social Network per estorcere informazioni utili a legittimare la repressione del dissenso, (è il caso, ad esempio, dell'attivista che avete schedato: "Ideologicamente finora sconosciuto, attraverso il suo profilo postato su Facebook è emerso il suo particolare interesse per i movimenti ed associazioni animaliste/antivivisezioniste[...]"). Si potrebbero citare anche le numerose foto scattate dalla DIGOS ai frequentatori dei centri sociali oppure il documento attestante che la rottura di uno sfollagente si è verificata "durante un intervento della Squadra mobile seguìto dall'arresto del soggetto". I file che abbiamo rilasciato sono eloquenti e tutti possono trarre le proprie considerazioni personali». Inoltre gli hacker hanno proseguito puntualizzando: «Rivendichiamo a gran voce l'introduzione del reato di tortura che prevenga il ripetersi di carneficine già note ed attribuisca una pena a chi, nascosto dietro una divisa, si accanisce sulla dignità umana; la telesorveglianza continua di ogni luogo in cui le Forze dell'ordine svolgono il proprio ruolo, al fine di prevenire abusi e documentarli nel caso si verifichino. Le immagini dovranno essere disponibili pubblicamente ed in tempo reale per facilitare la denuncia di torture e maltrattamenti; l'apposizione di un codice ben visibile sulle divise, al fine di identificare facilmente un agente in tenuta antisommossa; e che le forze dell'ordine, almeno durante il servizio di sorveglianza dei cortei, siano disarmate». Ed, infine, hanno concluso spiegando: «Con la nostra azione vogliamo inoltre mandare un forte messaggio di solidarietà alle famiglie delle vittime. Siamo vicini a chi continua a lottare senza mai arrendersi. Tutti i caduti per mano dei vessatori in divisa sono nostri fratelli e riteniamo necessario commemorare coloro che son stati assassinati due volte: per mano di una divisa, e per mano di uno Stato che insabbia la verità».
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