Ideata una nuova terapia che potrebbe curare definitivamente la leucemia.


Un recente studio, (pubblicato sulla rivista Science Transnational Medicine), in cui è stata sperimentata una nuova tecnica in grado di far regredire la leucemia linfoblastica acuta, (una delle forme di leucemia più maligne; spesso letale nei pazienti oltre i cinquant'anni di età con un tasso di guarigione del 40% contro l'80-90% nei bambini), ha fatto emergere dei buoni risultati. In pratica, già sperimentata con gran successo in Pennsylvania su una bambina di 7 anni, questa particolare tecnica sviluppata dagli scienziati del Memorial Sloan-Kettering Cancer Centre di New York e chiamata "Immunoterapia mirata", è stata adesso testata su un gruppo di pazienti di età adulta affetti, appunto, da leucemia linfoblastica acuta. In sostanza questa particolare tecnica non è nata come una vera e propria cura della suddetta forma di leucemia, ma piuttosto come metodo per provocarne una remissione e rendere i pazienti nelle giuste condizioni per un successivo trapianto di cellule staminali. Tuttavia nonostante ciò durante la suddetta sperimentazione tre pazienti su cinque, a cui era stato somministrato una sorta di "farmaco vivente", si sono registrati benefici inaspettati mostrando una remissione della malattia che con molta probabilità li avrebbe condannati a morte certa entro pochi mesi. Ad ogni modo questa "Immunoterapia mirata" consiste nel modificare geneticamente alcuni linfociti T prelevati, di volta in volta, direttamente dal sangue del paziente. In poche parole nel DNA di questi linfociti T viene inserito un particolare gene che produce una specie di recettore in grado di riconoscere cellule tumorali, (noto come CD19, ovvero una proteina di superficie dei linfociti B), che è specializzato nel riconoscere le cellule tumorali. Dunque una volta che questi linfociti T vengono reiniettati nel sangue dei pazienti, riescono a riconoscere ed attaccare le cellule maligne, distruggendole. Questo processo, come già detto, ha portato in alcuni casi ad una remissione della malattia e nel caso di David Aponte, (un tecnico del suono della rete ABC News), ha portato alla completa scomparsa. Infatti nel 2011 i medici gli avevano diagnosticato una leucemia, ma prima che David si sottoponesse alla chemioterapia gli furono prelevati i linfociti T e poi congelati. All'inizio i farmaci funzionarono, poi però David ebbe una ricaduta. Così entrò nella sperimentazione e ricevette le sue cellule geneticamente modificate. Durante il trattamento stava molto male: la febbre superava i 40 gradi, la pressione del sangue era bassa ed il battito cardiaco accelerato; (infatti la battaglia fra cellule tumorali e linfociti T determina la liberazione di citochine, ovvero degli ormoni che provocano i suddetti sintomi). Comunque David Aponte è stato ricoverato in terapia intensiva per circa una settimana, ma, infine, si è ripenso ed il tumore è sparito in maniera definitiva. In ogni caso si deve tener conto che tutti i pazienti del gruppo si erano già sottoposti a chemioterapia per trattare i loro tumori, ma la malattia era tornata e di conseguenza il cancro aveva sviluppato una resistenza ai farmaci. Infatti durante il follow-up oncologico due pazienti sono morti a causa di una ricaduta, mentre un altro è deceduto per via di un coagulo di sangue. Al riguardo il dottor Renier Brentjens, autore principale dello studio, ha spiegato: "I pazienti con recidiva di leucemia linfoblastica acuta, resistente alla chemioterapia, hanno una prognosi particolarmente sfavorevole. Questa capacità del nostro approccio di ottenere remissioni complete in tutti questi pazienti molto malati è ciò che rende questi risultati così straordinari e questa nuova terapia così promettente". Ma comunque sia al momento il trattamento è ancora in fase sperimentale ed è molto complesso. Saranno necessari ulteriori test e verifiche su gruppo di pazienti più vasto e sicuramente passerà del tempo prima di poter diventare un trattamento standard per tutte quelle persone affette da leucemia linfoblastica acuta. Anche se, infine, gli esperti, compreso Renier Brentjens, si sono detti ottimisti e sono convinti che questa "Immunoterapia mirata" possa essere sfruttata anche per altri tipi di tumore del sangue e non solo.

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