I "padri" della pecora Dolly creano Pig 26, il primo maialino "OGM" resistente alle malattie.


Si chiama Pig 26 e si tratta di un maiale geneticamente modificato nato lo scorso Agosto al Roslin Institute dell'Università di Edimburgo, (in Scozia), ovvero lo stesso istituto di ricerca che diversi anni fa, (per la precisione nel Luglio 1996), ha dato alla luce Dolly, la prima pecora clonata che ha vissuto circa sette anni, (esattamente fino al Febbraio 2003), e che attualmente è esposta, imbalsamata, al Royal Museum of Scotland. Ad ogni modo rispetto ad altri animali geneticamente modificati, Pig 26 ha una particolare caratteristica che fa venire meno una delle obiezioni spesso sollevate da chi si oppone all'utilizzo delle biotecnologie per modificare le caratteristiche degli esseri viventi: l'uso di geni per la resistenza agli antibiotici. Infatti questo maialino è stato geneticamente modificato utilizzando una tecnica detta editing genetico, che risulta 10 volte più efficiente rispetto ad altri approcci biotecnologici e che non richiede l'uso di questi geni. In parole povere l'editing genetico è un processo semplice nel quale gli scienziati "editano", ossia modificano artificialmente una sola lettera del DNA dell'animale e vi inseriscono del nuovo materiale genetico. E dunque una mutazione genetica così "naturale" che risulta impossibile, esaminando in seguito il DNA del maialino, accorgersi che questo sia stato effettivamente modificato. Comunque sia grazie a questa tecnica, spesso definita come "clonazione pulita", gli scienziati sono riusciti, appunto, a "dotate" Pig 26 di una particolare resistenza a qualsiasi tipo di malattia. Insomma questo studio proietta nel futuro l'obiettivo, alquanto discutibile, di poter creare animali completamente sani, dai quali sia possibile ricavare alimenti senza le eventuali patologie trasmissibili all'uomo ed agli altri animali. Ed infatti la nascita di Pig 26 rientra all'interno di un progetto pensato per creare maiali più resistenti a diverse infezioni, come quella del virus della peste suina africana, (conosciuta anche con la sigla AFSV). Al riguardo Bruce Whitelaw, espero del centro di ricerca scozzese ha spiegato: "Pig 26 ha una specifica delezione di base. Dei suoi 3 miliardi di basi presenti nel DNA, ne abbiamo rimossa una esattamente da dove volevamo rimuoverla. La tecnica, estremamente precisa, viene eseguita sugli ovuli già fecondati anziché su cellule prelevate dai tessuti. Perciò la sua efficacia è del 10-15%, contro un successo inferiore all'1% dei metodi standard. Non solo, il tutto può essere fatto senza nessun marcatore o traccia. Finché non si esamina com’è avvenuto il processo non c'è modo di sapere come si è generata la mutazione. Potrebbe essere avvenuta naturalmente". In altre parole la tecnica mima il naturale processo dell'evoluzione. Per di più, oltre ad evitare il ricorso ai geni per la resistenza agli antibiotici questa nuova metodica fa venire meno anche la necessità di clonare o di trasferire il nucleo della cellula in un'altra. Per questo motivo Bruce Whitelaw ha concluso affermando: "In sostanza si tratta di ingegneria genetica pulita". E comunque non si esclude che, dopo Pig 26, si possa sperimentare la medesima tecnica di clonazione per generare anche altri animali, (come ovini e bovini), che possano risultare immuni ai virus.

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