La chemioterapia non ha effetti solo sul cancro e produce qualche effetto collaterale sui tessuti sani che lo circondano, ma a quanto pare anche sul cervello, provocando delle modifiche a livello neurofiosologico. O almeno questo è quanto si è scoperto osservando, in particolare, che nelle donne colpite dal cancro al seno si mostrava perdita di memoria, difficoltà di concentrazione ed altri problemi cognitivi, dopo un trattamento con la chemioterapia oppure la radioterapia. In pratica in una prima fase si è cercato di minimizzare, spesso imputando la causa a problemi psicosomatici, ma tuttavia il dibattito non si è spento e diversi ricercatori si sono dati da fare per far luce su questo fenomeno. Uno di questi tentativi è stato lo studio condotto dai ricercatori del Jonsson Comprehensive Cancer Center dell'Università della California, Los Angeles, (conosciuta anche con la sigla UCLA), e pubblicato online sulla rivista scientifica Journal of the National Cancer Institute. In sostanza la dottoressa Patricia Ganz, direttore del Center for Cancer Prevention and Control Research, assieme ai colleghi della UCLA, hanno dimostrato che esiste una correlazione significativa tra l'essere sottoposti a trattamenti chemioterapici e/o radioterapici e peggiori prestazioni neuropsicologiche nei test sulla memoria e le facoltà cognitive. Al riguardo la stessa dottoressa Patricia Ganz ha spiegato: "Lo studio è uno dei primi a dimostrare che le difficoltà cognitive riportate dalle pazienti, spesso definita come "chemio cerebrale" in coloro che hanno ricevuto la chemioterapia, possono essere associate alle prestazioni nei test neuropsicologici". Sostanzialmente lo studio in questione ha visto il coinvolgimento di 189 pazienti con età media di 52 anni, affette da carcinoma della mammella, le quali hanno preso parte allo studio circa un mese dopo aver completato i trattamenti iniziali previsti, appunto, per il cancro al seno, e prima di iniziare, (nel 70% dei casi), la terapia ormonale sostitutiva endocrina. Inoltre i due terzi delle pazienti avevano subìto una chirurgia conservativa del seno; più della metà aveva ricevuto la chemioterapia, e tre quarti erano state sottoposte a radioterapia. Oltretutto un secondo gruppo di donne sane di pari età è stato utilizzato come parametro e controllo. Ad ogni modo i ricercatori hanno proceduto con l'escludere possibili fattori confondenti, poiché ai disturbi cognitivi spesso sono stati associati sintomi di ansia e depressione. Per questo motivo le donne che presentavano gravi sintomi depressivi sono state successivamente escluse. Allo stesso modo sono stati presi in considerazione il tipo di trattamento oncologico utilizzato, e se altre condizioni come la menopausa ed i cambiamenti ormonali, avrebbero potuto influenzare la ricerca di problemi cognitivi. Comunque per tutte le partecipanti sono stati predisposti dei questionari in cui dovevano riportare i sintomi e le segnalazioni di problemi neurofisiologici e neuropsicologici. E dunque i dati acquisiti hanno permesso di determinare che in generale le pazienti con cancro al seno avevano denunciato il maggior numero di problemi cognitivi. Nello specifico il 23,3% ha lamentato problemi di memoria; ed il 19% problemi cognitivi, (come difficoltà di concentrazione, problem solving, ragionamento e così via). In maniera significativa le donne che erano state sottoposte a cicli di chemioterapia e/o radioterapia sono state quelle che avevano denunciato i più gravi problemi di memoria e cognitivi, mostrando anche altri sintomi come ansia e depressione. Quindi i test neuropsicologici condotti dai ricercatori in questo studio hanno mostrato per la prima volta una decisa correlazione con la denuncia di problemi cognitivi; non a caso le lamentele corrispondevano poi a peggiori risultati nei test. In tal proposito la dottoressa Patricia Ganz ha concluso sottolineando: "In passato, molti ricercatori hanno affermato che non si poteva contare sulle denunce da parte dei pazienti o sul fatto che fossero depressi, perché gli studi precedenti non hanno potuto trovare questa associazione tra test neuropsicologici e le denunce su problemi cognitivi. In questo studio siamo stati in grado di osservare i componenti specifici dei disturbi cognitivi e riscontrare che sono stati associati con le più importanti anomalie neuropsicologiche nei test di funzionalità". Ed insomma i disturbi cognitivi non sarebbero frutto della "fantasia" delle pazienti, ma un dato reale di cui si dovrà tenere conto quando quest'ultime siano avviate ad un programma di trattamento chemio o radioterapico.
La chemioterapia non ha effetti solo sul cancro e produce qualche effetto collaterale sui tessuti sani che lo circondano, ma a quanto pare anche sul cervello, provocando delle modifiche a livello neurofiosologico. O almeno questo è quanto si è scoperto osservando, in particolare, che nelle donne colpite dal cancro al seno si mostrava perdita di memoria, difficoltà di concentrazione ed altri problemi cognitivi, dopo un trattamento con la chemioterapia oppure la radioterapia. In pratica in una prima fase si è cercato di minimizzare, spesso imputando la causa a problemi psicosomatici, ma tuttavia il dibattito non si è spento e diversi ricercatori si sono dati da fare per far luce su questo fenomeno. Uno di questi tentativi è stato lo studio condotto dai ricercatori del Jonsson Comprehensive Cancer Center dell'Università della California, Los Angeles, (conosciuta anche con la sigla UCLA), e pubblicato online sulla rivista scientifica Journal of the National Cancer Institute. In sostanza la dottoressa Patricia Ganz, direttore del Center for Cancer Prevention and Control Research, assieme ai colleghi della UCLA, hanno dimostrato che esiste una correlazione significativa tra l'essere sottoposti a trattamenti chemioterapici e/o radioterapici e peggiori prestazioni neuropsicologiche nei test sulla memoria e le facoltà cognitive. Al riguardo la stessa dottoressa Patricia Ganz ha spiegato: "Lo studio è uno dei primi a dimostrare che le difficoltà cognitive riportate dalle pazienti, spesso definita come "chemio cerebrale" in coloro che hanno ricevuto la chemioterapia, possono essere associate alle prestazioni nei test neuropsicologici". Sostanzialmente lo studio in questione ha visto il coinvolgimento di 189 pazienti con età media di 52 anni, affette da carcinoma della mammella, le quali hanno preso parte allo studio circa un mese dopo aver completato i trattamenti iniziali previsti, appunto, per il cancro al seno, e prima di iniziare, (nel 70% dei casi), la terapia ormonale sostitutiva endocrina. Inoltre i due terzi delle pazienti avevano subìto una chirurgia conservativa del seno; più della metà aveva ricevuto la chemioterapia, e tre quarti erano state sottoposte a radioterapia. Oltretutto un secondo gruppo di donne sane di pari età è stato utilizzato come parametro e controllo. Ad ogni modo i ricercatori hanno proceduto con l'escludere possibili fattori confondenti, poiché ai disturbi cognitivi spesso sono stati associati sintomi di ansia e depressione. Per questo motivo le donne che presentavano gravi sintomi depressivi sono state successivamente escluse. Allo stesso modo sono stati presi in considerazione il tipo di trattamento oncologico utilizzato, e se altre condizioni come la menopausa ed i cambiamenti ormonali, avrebbero potuto influenzare la ricerca di problemi cognitivi. Comunque per tutte le partecipanti sono stati predisposti dei questionari in cui dovevano riportare i sintomi e le segnalazioni di problemi neurofisiologici e neuropsicologici. E dunque i dati acquisiti hanno permesso di determinare che in generale le pazienti con cancro al seno avevano denunciato il maggior numero di problemi cognitivi. Nello specifico il 23,3% ha lamentato problemi di memoria; ed il 19% problemi cognitivi, (come difficoltà di concentrazione, problem solving, ragionamento e così via). In maniera significativa le donne che erano state sottoposte a cicli di chemioterapia e/o radioterapia sono state quelle che avevano denunciato i più gravi problemi di memoria e cognitivi, mostrando anche altri sintomi come ansia e depressione. Quindi i test neuropsicologici condotti dai ricercatori in questo studio hanno mostrato per la prima volta una decisa correlazione con la denuncia di problemi cognitivi; non a caso le lamentele corrispondevano poi a peggiori risultati nei test. In tal proposito la dottoressa Patricia Ganz ha concluso sottolineando: "In passato, molti ricercatori hanno affermato che non si poteva contare sulle denunce da parte dei pazienti o sul fatto che fossero depressi, perché gli studi precedenti non hanno potuto trovare questa associazione tra test neuropsicologici e le denunce su problemi cognitivi. In questo studio siamo stati in grado di osservare i componenti specifici dei disturbi cognitivi e riscontrare che sono stati associati con le più importanti anomalie neuropsicologiche nei test di funzionalità". Ed insomma i disturbi cognitivi non sarebbero frutto della "fantasia" delle pazienti, ma un dato reale di cui si dovrà tenere conto quando quest'ultime siano avviate ad un programma di trattamento chemio o radioterapico.
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