Attualmente i tassi di sopravvivenza relativi al cancro ovarico sono alquanto bassi, sia poiché spesso, (per la precisione nel 70% dei casi), la diagnosi avviene quando la malattia si è ormai ampiamente diffusa, e sia poiché per il momento non ci sono altri modi, efficaci al 100%, per scovarlo prima. Per questo motivo poterlo individuare fin dalle prime fasi potrebbe fare la reale differenza nelle possibilità di guarigione. Tuttavia i ricercatori hanno pensato che, considerando il successo durante la sperimentazione in altri ambiti, uno dei modi per individuare un tumore sarebbe quello di "odorarne" la presenza, (come nel caso di iKnife, il primo bisturi "intelligente"), dato che a quanto pare questo tipo di patologia ha un suo odore caratteristico. E dunque gli scienziati si sono chiesti: "chi, meglio dei cani potrebbe essere il "mezzo" per accertarne la presenza?". Infatti, come ormai noto a tutti, i cani sono già addestrati non solo per scovare sostanze stupefacenti, ma anche in altri settori in cui il loro eccezionale fiuto si rivela fondamentale. A motivo di ciò, gli scienziati del Monell Chemical Senses Center avevano fatto sapere di aver intenzione di usufruire di questa capacità canina per scovare, appunto, il cancro ovarico nelle sue prime fasi. E così è stato; infatti, grazie alla sovvvenzione di ben 80.000 dollari da parte del "Kaleidoscope of Hope Foundation" di Madison, (in New Jersey), gli scienziati del Penn Vet Working Dog Center dell'Università della Pennsylvania si sono già messi al lavoro per addestrare un gruppo composto da 15 cani, (tra cui Labrador, Golden Retriever e Springer Spaniel Inglese; tutti guidati dal direttore del centro, Cindy Otto), al fine di far loro fiutare la presenza delle cellule cancerose in campioni di sangue e tessuti donati dalle pazienti affette da cancro ovarico. In pratica l'idea è che se, come ci si aspetta, i cani risulteranno in grado di fiutare correttamente il cancro, si potrà allora sviluppare un sensore artificiale che "fiuti" allo stesso modo l'eventuale presenza della patologia, il quale potrà essere utilizzato successivamente negli ospedali per le diagnosi precoci. Il che rappresenterebbe un grande passo in avanti, considerando che solamente in Italia, secondo le ultime stime, il cancro ovarico colpisce circa 5.000 donne ogni anno e rappresenta il 3% di tutte le neoplasie femminili. Inoltre è tra le prime cinque cause di morte per tumore in tutto il mondo. Pertanto la possibilità di trovare o creare uno strumento di diagnosi efficace e tempestivo potrebbe salvare molte vite. La speranza dei ricercatori è che anche questa volta "il migliore amico dell'uomo" si riveli tale. E per il momento tutto sembra procedere bene; infatti finora Ohlin, un labrador color cioccolata, è riuscito ad individuare i tessuti che presentavano cellule di carcinoma ovarico nel 100% dei casi. Il che fa ben sperare.
Attualmente i tassi di sopravvivenza relativi al cancro ovarico sono alquanto bassi, sia poiché spesso, (per la precisione nel 70% dei casi), la diagnosi avviene quando la malattia si è ormai ampiamente diffusa, e sia poiché per il momento non ci sono altri modi, efficaci al 100%, per scovarlo prima. Per questo motivo poterlo individuare fin dalle prime fasi potrebbe fare la reale differenza nelle possibilità di guarigione. Tuttavia i ricercatori hanno pensato che, considerando il successo durante la sperimentazione in altri ambiti, uno dei modi per individuare un tumore sarebbe quello di "odorarne" la presenza, (come nel caso di iKnife, il primo bisturi "intelligente"), dato che a quanto pare questo tipo di patologia ha un suo odore caratteristico. E dunque gli scienziati si sono chiesti: "chi, meglio dei cani potrebbe essere il "mezzo" per accertarne la presenza?". Infatti, come ormai noto a tutti, i cani sono già addestrati non solo per scovare sostanze stupefacenti, ma anche in altri settori in cui il loro eccezionale fiuto si rivela fondamentale. A motivo di ciò, gli scienziati del Monell Chemical Senses Center avevano fatto sapere di aver intenzione di usufruire di questa capacità canina per scovare, appunto, il cancro ovarico nelle sue prime fasi. E così è stato; infatti, grazie alla sovvvenzione di ben 80.000 dollari da parte del "Kaleidoscope of Hope Foundation" di Madison, (in New Jersey), gli scienziati del Penn Vet Working Dog Center dell'Università della Pennsylvania si sono già messi al lavoro per addestrare un gruppo composto da 15 cani, (tra cui Labrador, Golden Retriever e Springer Spaniel Inglese; tutti guidati dal direttore del centro, Cindy Otto), al fine di far loro fiutare la presenza delle cellule cancerose in campioni di sangue e tessuti donati dalle pazienti affette da cancro ovarico. In pratica l'idea è che se, come ci si aspetta, i cani risulteranno in grado di fiutare correttamente il cancro, si potrà allora sviluppare un sensore artificiale che "fiuti" allo stesso modo l'eventuale presenza della patologia, il quale potrà essere utilizzato successivamente negli ospedali per le diagnosi precoci. Il che rappresenterebbe un grande passo in avanti, considerando che solamente in Italia, secondo le ultime stime, il cancro ovarico colpisce circa 5.000 donne ogni anno e rappresenta il 3% di tutte le neoplasie femminili. Inoltre è tra le prime cinque cause di morte per tumore in tutto il mondo. Pertanto la possibilità di trovare o creare uno strumento di diagnosi efficace e tempestivo potrebbe salvare molte vite. La speranza dei ricercatori è che anche questa volta "il migliore amico dell'uomo" si riveli tale. E per il momento tutto sembra procedere bene; infatti finora Ohlin, un labrador color cioccolata, è riuscito ad individuare i tessuti che presentavano cellule di carcinoma ovarico nel 100% dei casi. Il che fa ben sperare.
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