Da qualche giorno è stato lanciato MafiaLeaks, vale a dire una piattaforma pensata per il cosiddetto "whistleblowing", e creata da anonimi sviluppatori italiani per consentire a vittime, collaboratori, (meglio detti "pentiti"), di organizzazioni mafiose ed ai semplici cittadini a conoscenza di qualche dettaglio utile alle indagini, di inviare le proprie segnalazioni in maniera sicura alle forze dell'ordine, giornalisti ed associazioni antimafia. In pratica si tratta di un progetto potenzialmente ad alto impatto, che potrebbe aiutare a rompere il muro dell'omertà grazie all'utilizzo sapiente della tecnologia. Inoltre per la gestione del flusso di informazioni fra segnalatore e ricevente, la piattaforma in questione si basa su GlobaLeaks, ovvero il software open source sviluppato dal Centro per la Trasparenza e i Diritti Umani Digitali HERMES. Mentre per la parte relativa all'anonimato delle fonti, il sistema usato è Tor, ovvero il sofware tradizionalmente preferito dai cosiddetti "whistleblower", attivisti e cittadini di nazioni non democratiche per inviare le proprie segnalazioni all'esterno, e che, secondo alcune fonti, nemmeno la National Security Agency, (meglio nota con la sigla NSA), è stato in grado di bypassare totalmente, (sebbene alcune tecniche messe a punto dalla NSA consentano di aggirarne in taluni casi la protezione). Ad ogni modo il sito ufficiale di MafiaLeaks è una semplice "vetrina" dove vengono spiegate tutte le caratteristiche e gli obiettivi del progetto; infatti per accedere alle funzioni di segnalazione bisogna, appunto, scaricare Tor per navigare in maniera anonima e collegarsi ad un speciale indirizzo indicato nello stesso sito: http://pliqhphjyny4yglg.onion/. Tuttavia per chi non è pratico nell'utilizzo del suddetto software, il sito offre in alternativa, la possibilità di visualizzare la piattaforma di segnalazione anche da browser, tramite un programma chiamato Tor2Web, cliccando sul seguente indirizzo: https://pliqhphjyny4yglg.onion.to. In ogni caso Mafialeaks cerca foto, documenti, conti bancari e molto altro; infatti nel sito viene spiegato: «Per noi è di grande interesse anche tutto ciò che è relativo a traffico di droga, armi, riciclaggio di denaro, corruzione, individuazione di pubblico ufficiale al soldo della mafia, traffico di rifiuti, turbativa di gara d'appalto, omicidio, intimidazione, evasione, estorsione, usura e così via». Insomma qualcuno potrebbe dire che si tratta di una sorta di WikiLeaks dedicato alla lotta contro la mafia; anche se questa definizione rischia di non piacere a tutti. Infatti al riguardo su Twitter è partito un lungo botta e risposta fra Carola Frediani, (autrice dell'articolo su Wired.it che per primo ha rivelato il lancio di MafiaLeaks), e Stefania Maurizi, (collaboratrice de L'Espresso, che spesso si è occupata del sito lanciato da Julian Assange e delle problematiche collegate al "whisteblowing"). In sostanza Stefania Maurizi ha pubblicato un tweet con scritto: «Chiunque voglia costruire piattaforma x leaks criminalità organizzata deve fornire livello protezione pari sicurezza nazionale»; ed ha poi aggiunto: «o tu hai veramente certezze e sei in grado di offrire davvero una sicurezza che fa la differenza, oppure non fai passare il messaggio che una soluzione è sicura e le fonti possono fidarsi". Dubbi che sono sembrati fuori luogo sia a Carola Frediani, (che comunque ha voluto sottolineare di aver semplicemente dato una notizia e di non essere in alcun modo associata a MafiaLeaks), che ha replicato: «Nessuno è al 100 per cento sicuro mai passato qs messaggio ma mancano critiche circostanziate»; sia a Fabio Pietrosanti, uno degli sviluppatori di GlobaLeaks, usato dalla suddetta piattaforma anti-mafia, (anche in questo caso non c’è nessun rapporto fra lo svilupptore e MafiaLeaks: il software GlobaLeaks è scaricabile da chiunque, in maniera indipendente ed anonima, come infatti è avvenuto). Fra l'altro, Fabio Pietrosanti ha ribadito come la gestione dell'anonimato sia affidata a Tor, usato in passato anche da WikiLeaks. Tuttavia durante un'intevista Stefania Maurizi ha voluto chiarire: "Il mio non è un attacco a MafiaLeaks, ce ne fossero cento, mille di queste iniziative. Ritengo cruciale sottolineare che quando si parla di mafia, entrano in gioco soggetti che possono comprare chi fa le leggi, chi le deve far rispettare, gli apparati dello Stato, come i servizi. E quindi il livello di sicurezza richiesto per proteggere le fonti è altissimo, perché di fatto le fonti corrono rischi gravissimi. Sono tre anni che il team di Wikileaks non ha ancora ricreato la piattaforma di invio dei documenti, perché è ben conscio di essere nel mirino di tutte le intelligence del mondo. Insomma, nessuna stroncatura a priori di MafiaLeaks, ma un invito a considerare bene i rischi e tutelare al massimo i whistleblower". Comunque sia, infine, va anche detto che per lo sviluppo di GlobaLeaks, (progetto sostenuto dall'Open Technology Fund), sono occorsi due anni, che il software è stato sottoposto con successo a due serie di test anti-intrusione da parte di esperti di altissimo livello, che in questo periodo è in corso una terza valutazione, e che attualmente è adottato da una trentina di testate in varie nazioni, dall'Olanda alla Bulgaria alla Serbia.
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