In futuro sarà possibile assaggiare il cibo virtualmente.


Prima d'ora lo si era visto in qualche film di fantascienza ed in particolar modo in anche una puntata dei Simpson, (che se volete potete rivedere qui), ma a quanto pare in futuro sarà possibile assaggiare il cibo, senza mangiarlo: basterà un click ed il cibo sarà trasferito direttamente dallo schermo del proprio Pc al palato, senza passare dal piatto. O almeno questo è quanto ha scommesso un gruppo di ricercatori della National University of Singapore, (noto anche con la sigla NUS), che, utilizzando lo slogan"Digital taste", si è detto convinto di poter realizzare una nuova tecnologia capace di controllare le sensazioni primarie del gusto grazie a degli elettrodi collegati alla lingua. Sia chiaro, per il momento si tratta di una tecnica ancora in fase di sviluppo, però è già risultata in grado di simulare con successo tre su quattro delle percezioni più importanti: il salato, l'amaro e l'acido; a cui andrebbe aggiunto l'umami, che in giapponese vuol dire "saporito", legata ad un particolare tipo di amminoacido: il glutammato. Al riguardo Nimesha Ranasinghe, a capo del suddetto team, ha spiegato: "Il gusto è uno dei sensi umani più complessi. Finora era possibile manipolarlo solo unendo diversi elementi chimici, poi forniti manualmente ai potenziali utenti che dovevano metterli in bocca"; dunque un'operazione abbastanza complessa, e poco appetibile dal punto di vista commerciale. Per questo motivo il giovane ingegnere ha pensato di: "Simulare la sensazione del gusto attraverso la stimolazione elettrica e termica". In pratica i macchinari usati negli esperimenti sono stati due: da una parte un sistema di controllo, (ovvero una sorta di telecomando che può modificare: la magnitudine della corrente, dai 20 ai 200 microampere; la frequenza, dai 50 ai 200 hertz; e la temperatura che oscilla tra i 20 ed i 35 gradi); dall'altra invece un'interfaccia, simile ad una piccola chiave USB che trasmette gli input alle papille gustative, da' loro energia, le raffredda e le riscalda, sollecitandole in base al cibo. Il tutto va a comporre un dispositivo, presentato lo scorso mese a Barcellona durante l'ACM Multimedia Conference, che risulta ancora un po' invasivo ma che tuttavia presto sarà ridimensionato, fino a potersi collegare alla nostra lingua tenendo la bocca chiusa, o quasi. In tal proposito Nimesha Ranasinghe ha proseguito dichiarando: "Nei nostri esperimenti abbiamo combinato i vari tipi di stimolazione. Il risultato? Abbiamo capito che le sensazioni di acido, salato ed amaro erano prodotte soprattutto grazie alla sollecitazione elettrica. Mentre, alterando la temperatura, si otteneva il gusto di menta, lo speziato ed il dolce. Queste ultime sono percezioni minime, adesso, i test devono essere approfonditi ma speriamo di raggiungere buoni risultati. Passo dopo passo". Ma c'è di più; infatti i ricercatori singaporiani hanno anche sviluppato dei nuovi protocolli di comunicazione, vale a dire: Taste Over IP e TasteXML. In sostanza si tratta di una struttura che sfrutta i canali di comunicazione digitali per inviare messaggi non più di testo, ma, appunto, di "gusto". Insomma modi di trasmissione che aprono l'immaginazione ai possibili usi futuri della tecnologia: ad esempio, trovarsi in un videogioco ed assaggiare il piatto virtuale che si sta preparando, oppure provare una ricetta mentre si guarda un programma di cucina in televisione. Per non parlare poi delle potenzialità in campo medico; infatti, secondo i ricercatori, in questo modo si potranno rendere più intensi i sapori dei cibi o delle bevande, ad esempio, per i malati di cancro durante la chemioterapia; oppure, come nel caso del "lollipop virtuale", (anch'esso sviluppato dal team del National University of Singapore), dare ai diabetici la possibilità di gustare lo zucchero, senza aumentare i propri livelli di glucosio nel sangue. E questo perché già nel 2010 uno studio condotto da ricercatori internazionali, e pubblicato sulla rivista "Annals of General Psichyatry" di BioMed Central, (noto anche con la sigla BMC), aveva dimostrato che il cibo visto al computer da' la stessa emozione del cibo reale; ma finora mancava soprattutto il piacere di sentirne la bontà. Al riguardo Jennifer Cornish, dell'Università di Macquarie, (che nei giorni corsi ha lanciato l'allarme sul rapporto tra l'assunzione di certe sostanze e cambiamenti nel cervello legati allo sviluppo dell'Alzheimer e del cancro), durante un'intervista della rivista New Scientist ha spiegato: "Si tratta di un simulatore che potrà ridurre la dipendenza psicologica dall'assunzione di zuccheri". Mentre lo stesso Nimesha Ranasinghe ha ammesso: "Al momento, però, ci siamo concentrati sui quattro gusti principali, per raggiungere questi risultati ci vorrà ancora molto tempo. Il punto debole dei nostri esperimenti è proprio riuscire a simulare il gusto del dolce". Ma non è il solo; spesso le sensazioni sono soggettive, non tutti le avvertono allo stesso modo ed il piacere di mangiare non si riduce al sapore. Inoltre un'altra sfida complessa sarà anche ricreare gli odori, il colore, la consistenza, gli aromi, e Nimesha Ranasinghe, che ne studia le potenzialità già dal 2008, lo sa bene. Infatti ha, infine, concluso sottolineando: "Questo è il nostro prossimo obiettivo. Certo, pensare di sostituire la carne, il pesce o la pasta sarebbe da pazzi: abbiamo bisogno di cibo vero per nutrirci. Il mio scopo è soltanto riuscire a controllare il sapore digitale, ricreare l'aroma del cibo, per migliorare la qualità della vita, nient'altro".


Di seguito due video dell'interfaccia "Digital Taste":

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