La FDA approva una nuova cura contro l'epatite C.

 

Lo scorso Venerdì sera la Food and Drug Administration, (nota anche con la sigla FDA), ha approvato definitivamente una rivoluzionaria cura per l'epatite C che consiste in una pillola composta dalla molecola nota con il nome sofosbuvir da assumere una sola volta al giorno per 12 settimane. Ed anche se ha un costo notevole di circa 84.000 dollari per terapia, questa cura potrebbe portare a percentuali molto alte di guarigioni e quindi rappresentare in definitiva un risparmio rispetto alle cure attuali, protratte nel tempo. Al riguardo Antonio Gasbarrini, professore dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, (nota anche con la sigla UCSC), ha commentato: "È una notizia storica, una rivoluzione nella terapia di questa malattia che causa solo nel nostro Paese 10.000 morti l'anno. Infatti il farmaco è il primo antivirale con azione diretta che unisce una grande efficacia a bassi effetti collaterali e che potrà essere utilizzato anche nei malati più gravi per diminuire la progressione della malattia". In pratica l'epatite C è una malattia infettiva del fegato causata dal virus HCV e trasmessa principalmente per contatto diretto con sangue infetto, che colpisce 3-4 milioni di persone ogni anno in tutto il mondo: in alcuni casi può risolversi in poche settimane, mentre in altri può portare ad una cirrosi epatica e/o al cancro al fegato. Inoltre attualmente ci sono circa 150 milioni di malati cronici: solo in Italia sono circa un milione le persone infettate dall'HCV, ma di queste appena l'1,5% si cura. Per di più attualmente le uniche terapie di riferimento per questa malattia sono: le iniezioni di interferone, (che però in alcuni casi risulta avere problemi di tollerabilità e resistenza al trattamento), e le pillole di ribavirina. Mentre la sofosbuvir può essere utilizzata da sola per combattere almeno un sottotipo di virus: il genotipo 2. Oltretutto l'approvazione definitiva negli USA del suddetto farmaco a base di sofosbuvir era molto attesa, (in Europa dovrebbe essere approvata nei primi mesi del 2014), e segue quella avvenuta a fine Novembre di un'altra pillola a base della molecola nota con il nome di simeprevir, utilizzabile, (assieme all'interferone ed alla ribavirina), contro il genotipo 1 dell'epatite C, che rappresenta il 50% di tutte le infezioni. Ad ogni modo, secondo gli esperti, gli scenari che si aprono con queste nuove molecole sono davvero rivoluzionari; infatti in tal proposito Massimo Colombo, dell'Università degli Studi di Milano, ha spiegato: "Da tassi di guarigione dall'infezione con il virus dell'epatite C oggi abbastanza modesti, (circa il 45%), si arriverà a tassi di efficacia dell'80-95%, con trattamenti di breve durata e pochi effetti collaterali". In sostanza l'obiettivo sarà eradicare non solo il virus HCV, ma diminuire anche la progressione della malattia e di conseguenza la mortalità. Tuttavia a fronte di ciò si dovrà preventivare un enorme esborso di denaro per la sanità pubblica, ma, secondo i primi scenari tracciati dagli economisti sanitari del Center for Economic and International Studies, (noto anche con la sigla CEIS), dell'Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", i risparmi potrebbero andare da un minimo di 11 milioni di euro dal 2015 ad un massimo di 44 milioni di euro nei successivi 15 anni.

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