Il famoso "Mostro di Loch Ness" sarebbe solo una bufala.

La famosa "foto del chirurgo".

Qualsiasi bambino o adulto almeno una volta nella propria vita ha fantasticato sul poter incontrare un animale preistorico vivo e vegeto e, secondo alcuni criptozoologi, (vale a dire ricercatori sulle tracce di organismi non riconosciuti dalla "noiosa" scienza ufficiale), questo sogno non è del tutto impossibile, in quanto sulla Terra si aggirerebbero ancor'oggi animali scampanti all'estinzione. Il più popolare tra questi ipotetici organismi, nonché icona stessa della criptozoologia, è sicuramente Nessie, il famoso "Mostro di Loch Ness". In pratica, secondo i credenti del criptide, si avrebbero testimonianze già a partire dal VI secolo: si dice che il primo avvistamento risale al 565, quando il monaco irlandese Colomba di Iona, (patrono dell'Irlanda e della Scozia), bandì con le preghiere una "selvaggia bestia marina" dalle acque del fiume Ness. Tuttavia il vero mito di Nessie iniziò solamente il 2 Maggio 1933, quando George Spicer, un cittadino del luogo, raccontò al giornale The Inverness Courier di essersi in imbattuto, assieme alla moglie, in un animale dall'aspetto preistorico che aveva attraversato davanti a loro una delle strade intorno al lago: la descrizione risultò curiosamente simile a quella del dinosauro sauropode presente nel film King Kong, che guarda caso era uscito un paio di mesi prima mesi anche nel Regno Unito e che George Spicer, come tutti, aveva visto. Quindi in mano alla stampa la creatura diventò immediatamente "un mostro" che si aggira in quello che diventerà forse il bacino più famoso del mondo. Inoltre dal 1933 in avanti gli avvistamenti si moltiplicarono enormemente e cominciarono ad arrivare anche le prime fotografie, tra cui la famosa "foto del chirurgo" del 1934, chiamata così perché il suo autore, il medico Robert Kenneth Wilson, non diede al Daily Record scozzese il permesso di pubblicare il suo nome. Ed è stata proprio questa celebre foto a fissare nel pubblico mondiale la moderna immagine del mostro, facendolo uscire dal reame della fantasia e naturalizzandolo nella forma di un animale preistorico: per la precisione si tratterebbe di un "rappresentante" dei Plesiosauri, ovvero un ordine di rettili acquatici completamente estinti. Tuttavia sessant'anni più tardi, nel 1994, si scoprì che la "foto del chirurgo" era una bufala: si trattava semplicemente di un sottomarino giocattolo opportunamente modificato con l'aggiunta di una testa ed una coda. Inoltre si venne a sapere che l'ideatore di questa beffa era il cacciatore, nonché attore e regista, Marmaduke Wetherell, il quale aveva voluto prendersi una rivincita sul famigerato Daily Record. Infatti nel 1933 il tabloid scozzese, cercando di sfruttare la "febbre di Nessie", (anche se l'affettuoso nomignolo si affermerà soltanto nel decennio seguente), lo aveva ingaggiato per catturare il mostro: appena arrivato al lago il grande cacciatore scovò subito sulle rive quelle che sembravano essere le impronte di un essere gigantesco. Tuttavia gli zoologi del Natural History Museum analizzarono i calchi, e dopo una decina di giorni rivelarono che ogni singola impronta era stata lasciata con una zampa di ippopotamo essiccata, (per la precisione quella posteriore sinistra). Si trattava chiaramente di una messinscena, e nemmeno troppo complicata da realizzare visto che all'epoca le zampe di ippopotamo, (macabri trofei di caccia), erano diffuse come portaombrelli. Ad ogni modo il Daily Record non perse l'occasione di farsi beffe del proprio cacciatore, che decise che in un modo o nell'altro avrebbe dato al mondo il suo mostro…e così fu. Difatti grazie anche al noto amore degli inglesi per le bufale, (basta pensare allo scorso Pesce d'aprile della BBC ed ai cerchi nel grano), Marmaduke Wetherell non faticò a trovare i complici che gli servivano: il suo figliastro Christian Spurling, che realizzò la sagoma da montare sul sottomarino; mentre, come già spiegato, Robert Kenneth Wilson fu il rispettabile "chirurgo" che offrì al tabloid il suo vago racconto dell'incontro con la creatura e, soprattutto, la fotografia. Tra l'altro nel 1975 il figlio del cacciatore, Ian Wetherell, confessò di essere il vero autore di una foto consegnata al The Daily Telegraph e raccontò come uno degli scatti più celebri del mondo non fosse altro che una presa in giro: la notizia non ebbe molta diffusione, ma nel 1990 David Martin ed Alistair Boyd, (due appassionati della caccia a Nessie), riscoprirono l'articolo e cominciarono a scavare, fino a che nel 1993 risalirono all'unico burlone ancora in vita, Christians Spurling, il quale raccontò loro ogni dettaglio, compresa l'origine delle impronte da cui tutto aveva avuto inizio. Infatti fece sapere che la suddetta zampa essiccata non proveniva da un portaombrelli, ma faceva parte di un posacenere in argento, ancora in possesso della famiglia, (per chi fosse interessato l'intrera storia è raccontata nel libro "Nessie: The Surgeon's Photograph Exposed, Thorne Printing" del 1999). Oltretutto il sottomarino giocattolo spiega anche per quale motivo l'oggetto nella foto sembri così piccolo rispetto alle onde del lago, ben lontano dalle dimensioni di un mostro; tanto che ad oggi rimangono in pochissimi convinti dell'autenticità della "foto del chirurgo". Comunque sia una obiezione degli irriducibili credenti è però giustificata, almeno in parte: "per quale motivo gli autori non sono usciti prima allo scoperto?". Al riguardo, come hanno spiegato il divulgatore Daniel Loxton ed il paleontologo Donald R. Prothero nel libro "Abominable Science!" del 2013, in realtà anche lo stesso famoso "chirurgo" non aveva mai difeso a spada tratta l'autenticità della foto, e più testimoni avevano concordato che in privato abbia più volte confessato. In sostanza, secondo il racconto di un amico, il buon dottore ha spiegato che visto l'enorme clamore generato dalla foto, (i giornali del tempo parlano di ingorghi di automobili sulle rive del tranquillo Loch Ness), lui ed i colleghi cospiratori avevano avuto paura di parlare. In ogni caso la foto del chirurgo non è la sola bufala su Nessie, anche se, secondo gli esperti, questo di per sé non può naturalmente provare che il "Mostro di Loch Ness" non esista. Difatti in tal proposito gli stessi esperti si sono più volte chiesti: "Possibile che migliaia di avvistamenti siano tutti frutto di auto-inganno? E che tutte le altre fotografie non provino proprio nulla?". La risposta a queste domande è che quello che si può dire con certezza è che, (anche escludendo gli emuli di Marmaduke Wetherell e grossolani abbagli), nessuna delle poche fotografie nitide e con una buona risoluzione attualmente proposte sta in piedi come prova dell'esistenza di un gigantesco animale sconosciuto alla scienza, in quanto sono facilmente spiegabili senza tirare in ballo la criptozoologia. Al riguardo una foto subacquea di Nessie resa pubblica nel 1975 potrebbe far battere il cuore anche a qualche scettico, ma purtroppo la dura realtà è che nel 1987 una successiva spedizione ha appurato che si trattava solo di un tronco marcescente, e che in ogni caso un animale di grandi dimensioni non sarebbe potuto entrare nell'inquadratura, poiché la visibilità nel lago è limitata a poche decine di centimetri a causa della caratteristica torba che ricopre le sponde. Per di più questa torbidità limita moltissimo la fotosintesi rendendo il lago poco produttivo ed è anche questo che, assenza di prove a parte, rende scettici gli biologi sull'effettiva presenza di Nessie. Tra l'altro la durata degli avvistamenti implicherebbe la presenza non solo di un animale, ma di un'intera popolazione riproduttiva; in tal proposito i biologi si chiedono: "Com'è possibile che queste gigantesche creature riescano a sfamarsi quando la produzione primaria è così bassa?". Come se non bastasse, il lago Loch Ness si è formato durante l'ultima glaciazione, vale a dire circa 10.000 anni fa; il che lo rende un ambiente un po' troppo recente per ospitare, anche solo ipoteticamente, un gruppo di rettili che si è estinto assieme ai dinosauri alla fine del Cretaceo. Eppure, secondo i criptozoologi, qualcosa deve esistere in quelle cieche acque, ed il turismo di questa parte delle Highlands sembra ringraziare.

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