Fino a qualche tempo fa si pensava che i maltrattamenti subìti nell'infanzia avessero ripercussioni soltanto sulla sfera psico-comportamentale, con un maggiore rischio di comportamenti devianti come abuso di droghe, di incidenti e traumi, di malattie sessualmente trasmesse, di fenomeni delinquenziali e di tentativi di suicidio. Ma a quanto pare non è così: di recente sono state registrate le prove che l'effetto-stress di abusi sessuali, violenze fisiche e mancanza di cure provochino alterazioni biochimiche, organiche ed anatomiche nei bambini ed a lungo andare anche la comparsa di patologie fisiche come obesità, cefalea, sindromi dolorose, problemi cardiaci, addirittura il cancro, nonché una minore aspettativa di vita. Infatti, secondo una recente ricerca pubblicata sulla rivista Molecular Psychiatry, i bambini maltrattati presentano telomeri, (vale a dire le porzioni terminali dei cromosomi che si accorciano con il passare degli anni), più corti; il che si traduce in un invecchiamento prematuro di circa 5-10 anni. Ma non solo; si è scoperto che le bambine che subiscono almeno due episodi di maltrattamenti hanno una probabilità raddoppiata di sviluppare un cancro al seno prima dei 50 anni rispetto alle coetanee che non sono state oggetto di violenza; o almeno questo è quanto ha appena dimostrato uno studio comparso su BMC Public Health e condotto da alcuni ricercatori francesi dell'Università di Tolosa. Inoltre un terzo studio, coordinato dall'Università di Plymouth e pubblicato sul Journal of Behavioral Medicine, ha rilevato che persone di età compresa i 40 ed i 60 anni, con patologie come cancro, disturbi cardiaci ed asma riferivano di avere subìto punizioni corporali, abusi ed insulti quando erano piccoli una volta e mezza in più rispetto a coetanei sani. Al riguardo Pietro Ferrara, giudice onorario presso il Tribunale per i Minorenni di Roma e professore di pediatra all'Università Cattolica del Sacro Cuore ed all'Università Campus Bio-Medico, durante il 70° congresso congiunto della Società Italiana di Pediatria, (nota anche con la sigla SIP), della Società Italiana di Infettivologia Pediatrica, (conosciuta anche con la sigla SITIP), e della Società Italiana delle Cure Primarie, (nota anche con la sigla SICuPP), che si è svolto recentemente a Palermo, ha dichiarato: "Circa 100.000 bambini ogni anno, solo in Italia, diventano vittime di maltrattamenti, ma è una stima probabilmente arrotondata per difetto perché da noi non esistono Registri ufficiali, se non per gli abusi sessuali". Difatti, l'Organizzazione Mondiale della Sanità, (nota anche con la sigla OMS), stima che i casi reali di maltrattamento, (quest'ultimi includono, oltre alle molestie sessuali, agli abusi fisici ed alla mancanza di cure, anche abusi psicologici, atti di bullismo, stress da divorzio dei genitori o da perdita di uno di loro, presenza in famiglia di malattie mentali o tossicodipendenze), siano 9 volte più numerosi di quelli segnalati. In sostanza, volendo quantificare il tutto, si potrebbe dire che gli abusi sessuali contano per un buon 5% sul totale, i maltrattamenti fisici si prendono il 10-15%, mentre tutto il resto è considerato "patologia delle cure", (ovvero la trascuratezza oppure, al contrario, l'eccesso di attenzione). In tal proposito lo stesso Pietro Ferrara ha proseguito spiegando: "Il 61% delle morti per mancanza di cure dipendono dall'incapacità dei genitori di supervisionare i figli. Ecco perché l'atteggiamento non deve essere d'accusa, ma d'aiuto". Ed attualmente le suddette Società si stanno attivando in questo senso: l'idea è quella di formare pediatri superspecializzati, sulla falsariga di quello che avviene negli Stati Uniti, dove esistono i Child Abuse Pediatricians, (o CoPS), in grado di riconoscere situazioni di abuso. In pratica questi pediatri dovrebbero diventare una sorta di "antenna sociale" capace di captare i comportamenti a rischio; ed anche i radiologi dovrebbero specializzarsi in fratture da maltrattamento. Al riguardo Giovanni Corsello, presidente della SIP, sempre durante il suddetto congresso tenutosi a Palermo ha dichiarato: "Fratture delle ossa lunghe o delle ossa costali posteriori in bambini di età inferiore a 18 mesi, fratture ricorrenti, incidenti domestici frequenti devono far suonare un campanello d'allarme. Si stima che un quarto delle fratture delle ossa lunghe, nei bambini molto piccoli, sia la conseguenza di un maltrattamento. È evidente che esistono contesti familiari in cui il rischio di maltrattamenti è maggiore: pensiamo, appunto, alle tossicodipendenze dei genitori o alla povertà. Ma ci sono anche condizioni del bambino che possono scatenare reazioni abnormi nell'ambito familiare. Piccoli con malattie croniche o disabilità o nati prematuri hanno bisogno di cure particolari che possono mettere in crisi i genitori. Ed è il pianto prolungato la condizione che spesso determina nel genitore una forma di frustrazione e di rabbia che culmina con un maltrattamento". Infatti, stando alle statistiche, una delle principali cause di morte nel primo anno di vita è la cosiddetta "shaken baby syndrome" (in italiano "sindrome da bambino scosso" o SBS): il genitore agisce in questo modo con l'idea di zittirlo, non vuole ucciderlo, ma spesso lo fa; si tratta di un omicidio preterintenzionale. In tal proposito Pietro Ferrara ha spiegato: "Il 30% dei piccoli scossi violentemente muore e l'80% riporta gravi danni permanenti: emorragie cerebrali, disabilità, paralisi, cecità. Eppure il 75% dei genitori non sa che scuotere un bambino può essere molto pericoloso". A questo proposito negli Stati Uniti sono stati messi a punto programmi di prevenzione per i genitori, che insegnano a comprendere le ragioni del pianto, a gestire la rabbia ed a capire i gravi effetti del maltrattamento. Ed anche la Società Italiana di Pediatria sta lavorando in questo senso; tuttavia attualmente in Italia c'è un problema in più ed è legato al fenomeno dei bambini migranti. Infatti al riguardo Giovanni Corsello ha proseguito dicendo: "Nel 2013 sono stati 8.000 i bambini e gli adolescenti sbarcati sulle nostre coste e fra questi 5.000 non erano accompagnati da genitori. Nei primi mesi di quest'anno ne sono arrivati già 9.000". Tuttavia oltre ai numeri sta cambiando anche la tipologia del minore migrante: la crisi economica nel nostro Paese scoraggia l'immigrazione di nuclei familiari in cerca di opportunità di lavoro, mentre cresce la componente di bambini ed adolescenti in fuga da guerre, (attualmente molti arrivano dalla Siria e dall'Egitto), e spesso non sono accompagnati. Questi ragazzi hanno affrontato pesanti esperienze di viaggio, sono malnutriti ed a volte non sono vaccinati: vanno assistiti nei Centri di Prima Accoglienza, (o CPA), e poi in quelli di smistamento nelle varie Regioni. In tal proposito lo stesso Giovanni Corsello ha, infine, concluso spiegando: "Sono portatori di nuovi bisogni di salute ed ecco perché la pediatria deve diventare transculturale, per dare una risposta adeguata alle loro esigenze. Ma il problema poi è che molti di questi si perdono: soprattutto quelli più grandicelli, (che tentano di raggiungere parenti o conoscenti in Italia o in Europa), e diventano, in molti casi, oggetto di abuso".
Fino a qualche tempo fa si pensava che i maltrattamenti subìti nell'infanzia avessero ripercussioni soltanto sulla sfera psico-comportamentale, con un maggiore rischio di comportamenti devianti come abuso di droghe, di incidenti e traumi, di malattie sessualmente trasmesse, di fenomeni delinquenziali e di tentativi di suicidio. Ma a quanto pare non è così: di recente sono state registrate le prove che l'effetto-stress di abusi sessuali, violenze fisiche e mancanza di cure provochino alterazioni biochimiche, organiche ed anatomiche nei bambini ed a lungo andare anche la comparsa di patologie fisiche come obesità, cefalea, sindromi dolorose, problemi cardiaci, addirittura il cancro, nonché una minore aspettativa di vita. Infatti, secondo una recente ricerca pubblicata sulla rivista Molecular Psychiatry, i bambini maltrattati presentano telomeri, (vale a dire le porzioni terminali dei cromosomi che si accorciano con il passare degli anni), più corti; il che si traduce in un invecchiamento prematuro di circa 5-10 anni. Ma non solo; si è scoperto che le bambine che subiscono almeno due episodi di maltrattamenti hanno una probabilità raddoppiata di sviluppare un cancro al seno prima dei 50 anni rispetto alle coetanee che non sono state oggetto di violenza; o almeno questo è quanto ha appena dimostrato uno studio comparso su BMC Public Health e condotto da alcuni ricercatori francesi dell'Università di Tolosa. Inoltre un terzo studio, coordinato dall'Università di Plymouth e pubblicato sul Journal of Behavioral Medicine, ha rilevato che persone di età compresa i 40 ed i 60 anni, con patologie come cancro, disturbi cardiaci ed asma riferivano di avere subìto punizioni corporali, abusi ed insulti quando erano piccoli una volta e mezza in più rispetto a coetanei sani. Al riguardo Pietro Ferrara, giudice onorario presso il Tribunale per i Minorenni di Roma e professore di pediatra all'Università Cattolica del Sacro Cuore ed all'Università Campus Bio-Medico, durante il 70° congresso congiunto della Società Italiana di Pediatria, (nota anche con la sigla SIP), della Società Italiana di Infettivologia Pediatrica, (conosciuta anche con la sigla SITIP), e della Società Italiana delle Cure Primarie, (nota anche con la sigla SICuPP), che si è svolto recentemente a Palermo, ha dichiarato: "Circa 100.000 bambini ogni anno, solo in Italia, diventano vittime di maltrattamenti, ma è una stima probabilmente arrotondata per difetto perché da noi non esistono Registri ufficiali, se non per gli abusi sessuali". Difatti, l'Organizzazione Mondiale della Sanità, (nota anche con la sigla OMS), stima che i casi reali di maltrattamento, (quest'ultimi includono, oltre alle molestie sessuali, agli abusi fisici ed alla mancanza di cure, anche abusi psicologici, atti di bullismo, stress da divorzio dei genitori o da perdita di uno di loro, presenza in famiglia di malattie mentali o tossicodipendenze), siano 9 volte più numerosi di quelli segnalati. In sostanza, volendo quantificare il tutto, si potrebbe dire che gli abusi sessuali contano per un buon 5% sul totale, i maltrattamenti fisici si prendono il 10-15%, mentre tutto il resto è considerato "patologia delle cure", (ovvero la trascuratezza oppure, al contrario, l'eccesso di attenzione). In tal proposito lo stesso Pietro Ferrara ha proseguito spiegando: "Il 61% delle morti per mancanza di cure dipendono dall'incapacità dei genitori di supervisionare i figli. Ecco perché l'atteggiamento non deve essere d'accusa, ma d'aiuto". Ed attualmente le suddette Società si stanno attivando in questo senso: l'idea è quella di formare pediatri superspecializzati, sulla falsariga di quello che avviene negli Stati Uniti, dove esistono i Child Abuse Pediatricians, (o CoPS), in grado di riconoscere situazioni di abuso. In pratica questi pediatri dovrebbero diventare una sorta di "antenna sociale" capace di captare i comportamenti a rischio; ed anche i radiologi dovrebbero specializzarsi in fratture da maltrattamento. Al riguardo Giovanni Corsello, presidente della SIP, sempre durante il suddetto congresso tenutosi a Palermo ha dichiarato: "Fratture delle ossa lunghe o delle ossa costali posteriori in bambini di età inferiore a 18 mesi, fratture ricorrenti, incidenti domestici frequenti devono far suonare un campanello d'allarme. Si stima che un quarto delle fratture delle ossa lunghe, nei bambini molto piccoli, sia la conseguenza di un maltrattamento. È evidente che esistono contesti familiari in cui il rischio di maltrattamenti è maggiore: pensiamo, appunto, alle tossicodipendenze dei genitori o alla povertà. Ma ci sono anche condizioni del bambino che possono scatenare reazioni abnormi nell'ambito familiare. Piccoli con malattie croniche o disabilità o nati prematuri hanno bisogno di cure particolari che possono mettere in crisi i genitori. Ed è il pianto prolungato la condizione che spesso determina nel genitore una forma di frustrazione e di rabbia che culmina con un maltrattamento". Infatti, stando alle statistiche, una delle principali cause di morte nel primo anno di vita è la cosiddetta "shaken baby syndrome" (in italiano "sindrome da bambino scosso" o SBS): il genitore agisce in questo modo con l'idea di zittirlo, non vuole ucciderlo, ma spesso lo fa; si tratta di un omicidio preterintenzionale. In tal proposito Pietro Ferrara ha spiegato: "Il 30% dei piccoli scossi violentemente muore e l'80% riporta gravi danni permanenti: emorragie cerebrali, disabilità, paralisi, cecità. Eppure il 75% dei genitori non sa che scuotere un bambino può essere molto pericoloso". A questo proposito negli Stati Uniti sono stati messi a punto programmi di prevenzione per i genitori, che insegnano a comprendere le ragioni del pianto, a gestire la rabbia ed a capire i gravi effetti del maltrattamento. Ed anche la Società Italiana di Pediatria sta lavorando in questo senso; tuttavia attualmente in Italia c'è un problema in più ed è legato al fenomeno dei bambini migranti. Infatti al riguardo Giovanni Corsello ha proseguito dicendo: "Nel 2013 sono stati 8.000 i bambini e gli adolescenti sbarcati sulle nostre coste e fra questi 5.000 non erano accompagnati da genitori. Nei primi mesi di quest'anno ne sono arrivati già 9.000". Tuttavia oltre ai numeri sta cambiando anche la tipologia del minore migrante: la crisi economica nel nostro Paese scoraggia l'immigrazione di nuclei familiari in cerca di opportunità di lavoro, mentre cresce la componente di bambini ed adolescenti in fuga da guerre, (attualmente molti arrivano dalla Siria e dall'Egitto), e spesso non sono accompagnati. Questi ragazzi hanno affrontato pesanti esperienze di viaggio, sono malnutriti ed a volte non sono vaccinati: vanno assistiti nei Centri di Prima Accoglienza, (o CPA), e poi in quelli di smistamento nelle varie Regioni. In tal proposito lo stesso Giovanni Corsello ha, infine, concluso spiegando: "Sono portatori di nuovi bisogni di salute ed ecco perché la pediatria deve diventare transculturale, per dare una risposta adeguata alle loro esigenze. Ma il problema poi è che molti di questi si perdono: soprattutto quelli più grandicelli, (che tentano di raggiungere parenti o conoscenti in Italia o in Europa), e diventano, in molti casi, oggetto di abuso".
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