In un recente studio della McGill Univeristy, pubblicato su JAMA, è stato dimostrata l'esistenza di un nesso causale tra alti livelli di lipoproteine a bassa densità, (meglio noto con la sigla LDL o "colesterolo cattivo"), e la stenosi aortica, vale a dire quella condizione in cui almeno una delle quattro valvole cardiache viene interessata da un restringimento che limita l'afflusso di sangue al cuore. In pratica si tratta di una condizione molto pericolosa, in quanto può condurre ad un arresto cardiaco o un infarto del miocardio. Tuttavia nella migliore delle ipotesi la patologia in questione può essere causa di difficoltà respiratorie, angina pectoris, sincope, pressione sistolica alta ed altri problemi ancora. Inoltre se si prende in considerazione che la stenosi aortica è una patologia che interessa poche persone, ci si potrebbe sbagliare; difatti proprio in Europa è la forma più comune di malattia cardiaca, ed è anche il principale motivo per cui i pazienti possono avere bisogno di sostituire una valvola aortica. Ad ogni modo per lo studio in questione il dottor George Thanassoulis della McGill Univeristy ed i colleghi sono partiti dai risultati di precedenti ricerche che avevano associato il colesterolo LDL proprio alla stenosi aortica, ma che tuttavia non avevano rilevato un nesso causale. In sostanza durante la suddetta ricerca gli studiosi canadesi hanno scoperto che i farmaci ipocolesterolemizzanti non risultano avere alcun effetto sulla progressione della malattia. Al riguardo lo stesso George Thanassoulis ha spiegato: "Se il colesterolo LDL ha un ruolo causale nella fase iniziale della malattia della valvola aortica, questo potrebbe avere importanti implicazioni per la prevenzione". Per di più l'utilizzo di un approccio chiamato "Randomizzazione Mendeliana", ha portato il team di ricerca canadese a cercare di ottenere una migliore comprensione del collegamento tra il "colesterolo cattivo" e la condizione cardiologica. Difatti l'utilizzo di questo metodo ha consentito agli scienziati di osservare la modificazione genetica al fine di determinare alcuni biomarcatori che possono causare la malattia. In tal riguardo i ricercatori della McGill Univeristy hanno dichiarato: "Questo approccio è stato applicato con successo per valutare la causalità di diversi biomarcatori con vari end-point clinici. I nostri risultati collegano un aumento del colesterolo LDL nel plasma geneticamente mediato con la malattia subclinica precoce della valvola aortica. Così come mostrato in base al calcio della valvola aortica e dalla stenosi aortica incidente clinica, fornendo le prove di supporto per un ruolo causale del colesterolo LDL nello sviluppo della stenosi aortica". Ed hanno, infine, concluso spiegando: "Questi dati suggeriscono che, oltre ai rischi accertati di infarto miocardico ed altre malattie vascolari, l'aumento del colesterolo LDL è anche associato ad un aumentato rischio di stenosi aortica".
In un recente studio della McGill Univeristy, pubblicato su JAMA, è stato dimostrata l'esistenza di un nesso causale tra alti livelli di lipoproteine a bassa densità, (meglio noto con la sigla LDL o "colesterolo cattivo"), e la stenosi aortica, vale a dire quella condizione in cui almeno una delle quattro valvole cardiache viene interessata da un restringimento che limita l'afflusso di sangue al cuore. In pratica si tratta di una condizione molto pericolosa, in quanto può condurre ad un arresto cardiaco o un infarto del miocardio. Tuttavia nella migliore delle ipotesi la patologia in questione può essere causa di difficoltà respiratorie, angina pectoris, sincope, pressione sistolica alta ed altri problemi ancora. Inoltre se si prende in considerazione che la stenosi aortica è una patologia che interessa poche persone, ci si potrebbe sbagliare; difatti proprio in Europa è la forma più comune di malattia cardiaca, ed è anche il principale motivo per cui i pazienti possono avere bisogno di sostituire una valvola aortica. Ad ogni modo per lo studio in questione il dottor George Thanassoulis della McGill Univeristy ed i colleghi sono partiti dai risultati di precedenti ricerche che avevano associato il colesterolo LDL proprio alla stenosi aortica, ma che tuttavia non avevano rilevato un nesso causale. In sostanza durante la suddetta ricerca gli studiosi canadesi hanno scoperto che i farmaci ipocolesterolemizzanti non risultano avere alcun effetto sulla progressione della malattia. Al riguardo lo stesso George Thanassoulis ha spiegato: "Se il colesterolo LDL ha un ruolo causale nella fase iniziale della malattia della valvola aortica, questo potrebbe avere importanti implicazioni per la prevenzione". Per di più l'utilizzo di un approccio chiamato "Randomizzazione Mendeliana", ha portato il team di ricerca canadese a cercare di ottenere una migliore comprensione del collegamento tra il "colesterolo cattivo" e la condizione cardiologica. Difatti l'utilizzo di questo metodo ha consentito agli scienziati di osservare la modificazione genetica al fine di determinare alcuni biomarcatori che possono causare la malattia. In tal riguardo i ricercatori della McGill Univeristy hanno dichiarato: "Questo approccio è stato applicato con successo per valutare la causalità di diversi biomarcatori con vari end-point clinici. I nostri risultati collegano un aumento del colesterolo LDL nel plasma geneticamente mediato con la malattia subclinica precoce della valvola aortica. Così come mostrato in base al calcio della valvola aortica e dalla stenosi aortica incidente clinica, fornendo le prove di supporto per un ruolo causale del colesterolo LDL nello sviluppo della stenosi aortica". Ed hanno, infine, concluso spiegando: "Questi dati suggeriscono che, oltre ai rischi accertati di infarto miocardico ed altre malattie vascolari, l'aumento del colesterolo LDL è anche associato ad un aumentato rischio di stenosi aortica".
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