Anonymous Italia attacca la Polizia Penitenziaria come supporto alle vittime dello Stato.


Dopo aver attaccato Confindustria come solidarietà allo "Sciopero Sociale" ed aver attaccato la Lega Nord per rivendicare i diritti dei Sinti e dei Rom, nella giornata di ieri la divisione italiana della popolare legione Anonymous è tornata all'opera defacciando il sito del Sindacato Autonomo della Polizia Penitenziaria, (noto anche con la sigla SAPPE, il quale risulta ancor'oggi defacciato), e rendendo pubblici numerosi dati provenienti dai server della Polizia Penitenziaria e dell'Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria, (nota anche con la sigla OSAPP), per mostrare il loro supporto alle vittime dello Stato. Naturalmente, come di consueto, gli hacker di Anonymous Italia hanno rivendicato le loro azioni sul loro blog ufficiale, nel quale hanno pubblicato l'immancabile comunicato, (esposto anche sull'home page del sito del SAPPE), con cui gli hacker hanno fatto sapere: «Dopo giorni d'indagine siamo riusciti di nuovo nell'impresa di violare i database di svariati corpi di forze dell'ordine. Violati i database della Polizia Penitenziaria: pubblicate centinaia di dati personali, e-mails, allegati. Nulla risarcirà il dolore dei familiari delle vittime di stato, tuttavia con questa azione Anonymous li stringe metaforicamente a sé cercando almeno di costringere le forze dell'ordine, pecore sanguinarie in divisa alla trasparenza. Invitiamo, come nostra consuetudine, ogni utente della rete a scaricare ed a leggere di persona il materiale riportato con questa operazione». Ed hanno poi proseguito scrivendo: «Quasi 1.000, sono le morti nelle carceri italiane dal 2002 al 2012, (vedi mappa). Per la precisione 518, (56%), sono i suicidi, 183, (20%), sono le morti per malattia, 177, (19%), sono le morti in carcere per le quali vi sono indagini in corso. Si aggiungono le 26 morti in carcere per overdose e gli 11 omicidi. Per un totale di 915 detenuti morti dal 2002 al 2012. Tale conteggio non comprende le morti in questura, C.I.E., ed arresti domiciliari. La fatiscenza e l'inumano sovraffollamento delle carceri italiane è evidente, ma, a nostro avviso non basta a spiegare una media di circa 100 morti l'anno. Di fronte a forze dell'ordine che hanno torturato nelle caserme durante il G8 del 2001 a Genova, che hanno ripetutamente ucciso cittadini inermi sotto loro custodia, (Cucchi, Aldrovandi, ecc...), e che si sono poi permesse azioni intimidatorie verso i familiari delle vittime, la diffidenza ci sembra necessaria. Considerando quanto appena riportato, chi potrebbe davvero giurare che alcuni dei sopra indicati suicidi in carcere non siano stati in realtà omicidi provocati dagli agenti? Del resto in Italia non esiste alcuna legge contro la tortura da parte delle forze dell'ordine e le carceri rimangono luoghi di omertà dove carcerieri aguzzini possono operare senza alcun controllo». Ed ancora: «La situazione che abbiamo descritto è indegna e rimane immutata da decenni, ciò rende palese che in realtà, al di là delle ripugnanti dichiarazioni di circostanza dei ministri in occasione dei processi per le poche morti su si è tentato di far chiarezza, è preciso interesse dello stato mantenere forze dell'ordine "fasciste", come le definì lo stesso ministro Giuliano Amato. La stessa magistratura non manca di ricordare la sua totale funzionalità agli interessi dello stato, suprema espressione dei padroni, con sentenze abominevoli come quella riguardante l'uccisione di Stefano Cucchi. Intanto poche ore fa un'altra persona caduta nelle mani delle forze dell'ordine è morta in circostanze sospette: Luigi Bartolomeo, arrestato il 21 Ottobre per l'evasione dagli arresti domiciliari viene poi colto da malore e ricoverato d'urgenza all'Ospedale di Loreto Mare dove muore qualche giorno dopo. L'avvocato del sig. Bartolomeo parla di "sottovalutazione delle condizioni di salute di Luigi Bartolomeo al momento dell'incarcerazione" oppure, sostiene "deve essere successo qualcosa" durante la carcerazione stessa; in altre parole o Bartolomeo è stato lasciato senza cure dai carcerieri così che andasse in coma, oppure è stato malmenato o torturato dagli agenti stessi. Rilevando questa gravissima situazione richiamiamo la necessità di instaurare una videosorveglianza continua sui poliziotti che lavorano nelle carceri. Anonymous non ravvede in tale misura altro che un provvedimento emergenziale con lo scopo di frenare al violenza poliziesca nelle carceri». Successivamente gli hacker della divisione italiana hanno elencato le loro rivendicazioni, scrivendo: «Più precisamente Anonymous rivendica: 
  • Una legge contro la tortura da parte delle forze dell'ordine, che tuteli, al contrario di quanto avviene oggi, chi si trovi sotto la custodia degli agenti
  •  Una continua video sorveglianza nelle questure e nelle carceri al fine di garantire la tutela delle persone detenute o sotto la custodia degli agenti. È necessario ricordare che tale richiesta è posta anche a causa del gran numero di "suicidi" nelle carceri italiane, circostanza che testimonia le condizioni disumane di reclusione e lascia dubbi sulla effettiva condotta della polizia carceraria. 
  • Leggi che permettano di espellere dalle forze dell'ordine e di punire adeguatamente chi tra gli agenti si sia macchiato di maltrattamenti, percosse o molestie contro persone in stato di fermo, arresto o comunque sotto custodia». 
Ed hanno concluso il comunicato rivolgendosi allo Stato scrivendo: «Maledetto stato: uccidi le tue vittime inermi per mezzo delle forze dell'ordine, che spesso prima le segregano nelle caserme o nelle carceri e poi ti autoassolvi tramite i tuoi tribunali che concedono l'assoluzione agli agenti massacratori. Tutto ciò è ripugnante. Fatte queste considerazioni abbiamo deciso di intrometterci nei databse delle forze dell'ordine, trafugando, centinaia di dati personali, allegati. In particolare ci siamo dedicati alla famigerata Polizia Penitenziaria, principale responsabile dei soprusi, spesso mortali ai danni dei detenuti. Intendiamo così dare una parziale punizione ai fautori delle nequizie che ogni giorno avvengono nelle carceri italiane e mostrare anche l'usurpatore che più si crede sicuro ed immune alla legittima ira delle vittime può esser colpito e tremare». Inoltre gli hacker di Anonymous Italia hanno elencato una parte delle vittime dello stato, (Riccardo Magherini, 2014; Federico Aldrovandi, 2005; Stefano Cucchi, 2009; Riccardo Rasman, 2006; Giuseppe Uva, 2008; Niki Aprile Gatti, 2008; Carlo Giuliani, 2001; Massimo Casalnuovo, 2011; Gregorio Durante, 2011; Aldo Bianzino, 2007; Gabriele Sandri, 2007; Simone La Penna, 2009; Manuel Eliantonio; 2008; Marcello Lonzi, 2003; Michele Ferrulli, 2011; Dino Budroni, 2011; Carmelo Castro, 2009; Daniele Franceschi, 2010; Giuseppe Casu, 2006; Piero Bruno, 1975; Giovanni Ardizzone, 1962; Rodolfo Boschi, 1975; e Giuseppe Pinelli, 1969), alcuni sopravvissuti dello stato, (Luciano Isidro Diaz, Stefano Gugliotta, Luigi Morneghini, Paolo Scaroni ecc..), ed, infine, i veri link che permettono a chiunque lo desideri di scaricare i dati provenienti di server dei suddetti organi di Stato.

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