Dopo i rumors di circa un anno fa e dopo alcuni mesi di test, Instagram, la popolare applicazione che permette agli utenti di scattare foto, applicare filtri, e condividerle su numerosi servizi di Social Network, ha iniziato a far comparire nel flusso di immagini pure dei video pubblicitari da 15 secondi. Insomma, si tratta di una manovra che punta a monetizzare il patrimonio dei suoi utenti attivi, (oltre 200 milioni), ma che allo stesso tempo fa sorgere dubbi su un possibile allargamento della stessa strategia a WhatsApp, l'altra popolare applicazione di messaggistica istantanea che di recente è diventata anch'essa, (come Instagram), di proprietà del cosiddetto "asso-pigliatutto", Mark Zuckerberg, e che almeno per il momento resta libera da manovre commerciali. Ad ogni modo la sperimentazione con gli spot era partita negli ultimi mesi su un numero limitato di iscritti, e da qualche giorno i video sono stati resi visibili a più utenti; mentre tra le prime società ad aver aderito a questa forma di "pubblicità sociale" ci sono: la Disney, la Lancôme, Banana Republic e l'Activision. Inoltre, come già anticipato, ogni annuncio dura al massimo 15 secondi e può rimandare al profilo o al sito del marchio o del prodotto che viene pubblicizzato: si tratta di spot vagliati dalla divisione di Instagram che si occupa di marketing, in quanto i contenuti pubblicitari devono essere originali e non riciclati da spot già diffusi online o in Tv. Tra l'altro, come già avviene su altri media e piattaforme, i video promozionali, (sui quali si può anche mettere "Mi Piace"), hanno un'icona che esplicita la loro natura commerciale; modalità già stata adottata da Facebook il quale, come dimostra anche l'ultimo trimestre, ha nella pubblicità il suo principale motore di crescita. E come se non bastasse il Social Network più popolare al mondo ha adottato anche lo scaltro stratagemma di far partire automaticamente la riproduzione dei video man mano che si scorre la pagina; il che gli ha permesso di scavalcare un colosso come YouTube nella visualizzazione dei video. Comunque sia anche altre piattaforme stanno adottando gli spot pubblicitari, e tra queste vi sono il microblog Tumblr e Snapchat, l'applicazione che permette di inviare contenuti che si autodistruggono dopo pochi secondi. In ogni caso resta ancora da capire quale sarà la reazione a questa novità degli utenti di Instagram, che fino ad ora erano abituati ad una piattaforma più personale che commerciale. Infatti 2 anni fa, quando l'applicazione annunciò nuove regole sulla privacy, (tra cui anche la possibilità di utilizzare foto personali per la pubblicità), ci fu una tale sollevazione che la piattaforma si vide costretta a fare marcia indietro. Comunque sia, secondo molti, a questo punto diventa legittimo pensare che il prossimo passo di Mark Zuckerberg sarà far sbarcare gli annunci anche su WhatsApp, l'altra applicazione, appunto, entrata nel suo ecosistema e che il prossimo anno dovrebbe iniziare la diffusione delle telefonate. E se è vero che Jan Koum, amministratore delegato dell'applicazione in questione, ha di recente smentito di voler introdurre la pubblicità, è anche vero che, infine, i 600 milioni di utenti attualmente attivi rappresentano un tesoretto troppo succulento per non essere "sfruttato".
Dopo i rumors di circa un anno fa e dopo alcuni mesi di test, Instagram, la popolare applicazione che permette agli utenti di scattare foto, applicare filtri, e condividerle su numerosi servizi di Social Network, ha iniziato a far comparire nel flusso di immagini pure dei video pubblicitari da 15 secondi. Insomma, si tratta di una manovra che punta a monetizzare il patrimonio dei suoi utenti attivi, (oltre 200 milioni), ma che allo stesso tempo fa sorgere dubbi su un possibile allargamento della stessa strategia a WhatsApp, l'altra popolare applicazione di messaggistica istantanea che di recente è diventata anch'essa, (come Instagram), di proprietà del cosiddetto "asso-pigliatutto", Mark Zuckerberg, e che almeno per il momento resta libera da manovre commerciali. Ad ogni modo la sperimentazione con gli spot era partita negli ultimi mesi su un numero limitato di iscritti, e da qualche giorno i video sono stati resi visibili a più utenti; mentre tra le prime società ad aver aderito a questa forma di "pubblicità sociale" ci sono: la Disney, la Lancôme, Banana Republic e l'Activision. Inoltre, come già anticipato, ogni annuncio dura al massimo 15 secondi e può rimandare al profilo o al sito del marchio o del prodotto che viene pubblicizzato: si tratta di spot vagliati dalla divisione di Instagram che si occupa di marketing, in quanto i contenuti pubblicitari devono essere originali e non riciclati da spot già diffusi online o in Tv. Tra l'altro, come già avviene su altri media e piattaforme, i video promozionali, (sui quali si può anche mettere "Mi Piace"), hanno un'icona che esplicita la loro natura commerciale; modalità già stata adottata da Facebook il quale, come dimostra anche l'ultimo trimestre, ha nella pubblicità il suo principale motore di crescita. E come se non bastasse il Social Network più popolare al mondo ha adottato anche lo scaltro stratagemma di far partire automaticamente la riproduzione dei video man mano che si scorre la pagina; il che gli ha permesso di scavalcare un colosso come YouTube nella visualizzazione dei video. Comunque sia anche altre piattaforme stanno adottando gli spot pubblicitari, e tra queste vi sono il microblog Tumblr e Snapchat, l'applicazione che permette di inviare contenuti che si autodistruggono dopo pochi secondi. In ogni caso resta ancora da capire quale sarà la reazione a questa novità degli utenti di Instagram, che fino ad ora erano abituati ad una piattaforma più personale che commerciale. Infatti 2 anni fa, quando l'applicazione annunciò nuove regole sulla privacy, (tra cui anche la possibilità di utilizzare foto personali per la pubblicità), ci fu una tale sollevazione che la piattaforma si vide costretta a fare marcia indietro. Comunque sia, secondo molti, a questo punto diventa legittimo pensare che il prossimo passo di Mark Zuckerberg sarà far sbarcare gli annunci anche su WhatsApp, l'altra applicazione, appunto, entrata nel suo ecosistema e che il prossimo anno dovrebbe iniziare la diffusione delle telefonate. E se è vero che Jan Koum, amministratore delegato dell'applicazione in questione, ha di recente smentito di voler introdurre la pubblicità, è anche vero che, infine, i 600 milioni di utenti attualmente attivi rappresentano un tesoretto troppo succulento per non essere "sfruttato".
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