I videogame potrebbero diventare una disciplina olimpica.


A quanto pare i videogame potrebbero diventare una disciplina olimpica; o almeno questa è stata la richiesta presentata formalmente nei giorni scorsi da Rob Pardo, vice-presidente esecutivo del game design presso la Blizzard Entertainment, nonché creatore del popolare videogame World of Warcraft, (spesso abbreviato in WoW), il quale durante un'intervisa della BBC ha spiegato: "Gli e-sport sono già degli eventi seguiti da un enorme pubblico in tutto il pianeta. Ci può essere un argomento molto valido per chiederne l'inserimento nei Giochi Olimpici". Insomma si tratta di una proposta che anche in Italia ha già cominciato a fare passi avanti, con la creazione del GEC, (ovvero il settore Giochi Elettronici Competitivi), da parte dell'ASI, (vale a dire l'Associazioni sportive e sociali italiane), un ente riconosciuto dal CONI. Tuttavia se questo accadrà, naturalmente non succederà tanto presto; infatti ammettere un nuovo sport alle Olimpiadi è un alquanto processo lento e laborioso. Per di più il Comitato Olimpico Internazionale, (noto anche con la sigla CIO), ha posto un limite al numero di sport che possono partecipare ai Giochi, per cui aggiungerne uno nuovo sarebbe complicato. Insomma, in parole povere se anche i videogiochi fossero accettati come sport olimpico, non significherebbe automaticamente vederli ai Giochi di Rio 2016 né a quelli successivi del 2020. Ad ogni modo ciononostante la richiesta formulata da Rob Pardo segna un'ulteriore svolta per un passatempo a lungo identificato come esclusiva per adolescenti brufolosi e solitari chiusi nella propria stanza. Al riguardo il creatore di WoW ha proseguito dichiarando: "Tutto dipende da come si definisce il termine sport. Se deve comportare una parte predominante di sforzo fisico, sarebbe difficile sostenere che i videogiochi lo siano. Tuttavia esistono sport già ammessi alle Olimpiadi dove lo sforzo fisico non occupa un ruolo così centrale. Perché non potrebbero esservi inseriti anche i videogame?". Certo magari non tutti i videogame; infatti quelli iscritti alla GEC sono solo: League of Legends, FIFA, Heroes of the Storm, Dota 2, Hearthstone, Starcraft II, Street Fighter, Tekken e The King of Fighters. Inoltre bisognerebbe dimostrare che i videogiochi hanno qualcosa in più rispetto ai comuni scacchi, i cui sostenitori richiedono da tempo che siano riconosciuti come uno sport ed ammessi alle Olimpiadi, avendo tuttavia ricevuto sempre un rifiuto dal CIO, secondo il quale si tratta di "una disciplina puramente mentale" e come tale non in grado di meritare la qualifica di sport. Ed in tal senso al giorni d'oggi i videogiochi cercano di elevarsi al concetto di sport in altri modi, istituendo montepremi da milioni di euro per i tornei più importanti ed organizzando addirittura un programma anti-doping per i partecipanti. In tal proposito Rob Pardo ha affermato: "Senza contare che con la grafica puoi fare quello che vuoi: puoi rendere una gara straordinariamente eccitante". Ed ha, infine, concluso spiegando: "A una recente finale dei mondiali organizzata dalla Riot Game per League of Legends, a Seul, (in Corea del Sud), c'erano 40.000 spettatori in uno stadio. Si tratta di sfide altamente competitive, in cui i videogiochi richiedono abilità fisiche e psichiche notevoli: basta guardare i giocatori professionisti ed i riflessi fulminei che devono avere, oltre alla loro capacità di prendere decisioni istantanee. È stato calcolato che riescono a compiere oltre 300 azioni al minuto".

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