In futuro i diamanti potrebbero essere utilizzati per creare "super-computer" e farmaci "intelligenti".
I diamanti hanno la fama di essere i "migliori amici delle donne", ma a quanto pare in un futuro non troppo lontano potrebbero diventare anche i "protagonisti" del mondo della tecnologia: già da diversi anni si sta lavorando per sfruttare le priorità di questi preziosi materiali a favore dell'industria tecnologica. Naturalemente, non si tratterà di semplici diamanti, ma di alcuni diamanti ottenuti in laboratorio nei quali è bastato sostituire un atomo per ottenere materiali dalle proprietà bizzarre, che obbediscono alle leggi della meccanica quantistica, e che aprono la strada a Pc dalla super memoria. In pratica questo nuovo materiale è stato il risultato del progetto integrato DIADEMS, (acronimo di DIAmond Devices Enabled Metrology and Sensing), promosso e finanziato dalla Commissione Europea con 6 milioni di euro nell'ambito del filone di ricerca sulle tecnologie emergenti, ed al quale hanno partecipato 15 partner provenienti dal mondo accademico e dall'industria, coordinati dall'azienda francese Thales. Tra l'altro questo progetto ha l'obiettivo principale di sfruttare le proprietà fisiche uniche dei centri di colore dei cristalli di diamante per sviluppare dispositivi innovativi con prestazioni senza precedenti: i centri di colore, per le loro caratteristiche, sono ideali per la costruzione di magnetometri ad alta sensibilità, i quali sono dovuti alla presenza di particelle di nichel, azoto, silicio e cromo. Ad ogni modo, come già anticipato, il materiale in questione, (che per il momento non ha ancora un nome), è stato ottenuto "dopando" i diamanti attraverso la sostituzione di un atomo di carbonio con uno di azoto. Al riguardo Thierry Debuisschert, coordinatore del progetto DIADEMS, ha affermato: "Inizia ad emergere un'ampia gamma di applicazioni grazie alla possibilità di monitoraggio così precisa". Ed in questo senso, una delle prime potrebbe essere la produzione di nuovi sensori di scala atomica, da utilizzare, appunto, per ottenere piccoli dischi ad alta densità di memorizzazione, con capacità ed affidabilità di gran lunga maggiori di quelli attuali. Ma non solo: oltre che per realizzare computer dalla super memoria, le possibili applicazioni puntano a realizzare sensori capaci per spiare le cellule nervose, che saranno poi utilizzati per sviluppare una nuova generazione di farmaci "intelligenti". In tal proposito lo stesso Thierry Debuisschert ha proseguito spiegando: "Potremmo in definitiva creare sensori piccolissimi in grado di rilevare piccoli segnali magnetici, i quali ci permetterebbero, ad esempio, di monitorare l'attività elettrica dei neuroni su un vetrino di diamante e vedere come funzionano insieme. In futuro potremmo essere in grado di vedere se un neurone risponde ad una sostanza chimica usata per una determinata cura. Il che rappresenterebbe uno strumento prezioso per la ricerca sulle malattie neurodegenerative come l'Alzheimer". Oltretutto l'abilità tutta nuova di osservare come le molecole reagiscono ai cambiamenti della rotazione dei loro elettroni, permetterà di analizzare cosa succede durante le reazioni chimiche su scala molecolare ed atomica. Al riguardo Thierry Debuisschert ha, infine, concluso dichiarando: "Lavorando a livello atomico e molecolare, potremmo essere in grado di controllare i dispositivi di storage alla scala necessaria per lo stoccaggio ad alta densità".
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