A quanto pare anche il Sole ha le sue "stagioni"; o almeno questo secondo un recente studio, pubblicato sula rivista Nature Communications, che ha rivelato l'esistenza di un cambiamento periodico dell'attività solare ogni 330 giorni, influenzato dalle oscillazioni del campo magnetico e del tutto indipendente dal consueto ciclo solare di 11 anni noto già da tempo agli scienziati. In pratica la scoperta in questione è stata il frutto del lavoro del National Center for Atmospheric Research, (noto anche con la sigla NCAR), ed è stata finanziata dalla NASA e dal National Science Foundation, (ovvero un'agenzia governativa che sostiene la ricerca e la formazione di base in tutti i campi non-medici della scienza e dell'ingegneria; conosciuta anche con la sigla NSF). Ad ogni modo la comprensione dei picchi di attività del Sole è fondamentale per prevedere con precisione l'abbattersi sulla Terra delle cosiddette tempeste solari, che con le loro ondate di particelle possono creare, ad esempio, disturbi nelle comunicazioni satellitari o nelle trasmissioni elettriche. In sostanza, come già anticipato, finora gli scienziati erano soliti interpretare questi fenomeni in funzione del ciclo solare, appunto, un periodo di tempo della durata di 11 anni durante il quale si ha inizialmente un aumento, (detto picco), e successivamente una diminuzione del numero di macchie solari che si osservano sulla superficie della nostra stella. Tuttavia adesso i ricercatori del NCAR, coordinati da Scott McIntosh, ha fornito una seconda chiave di lettura del tutto nuova: sul Sole esiste un ciclo molto più corto, (lungo quasi un anno terrestre), causato dagli spostamenti delle bande magnetiche presenti nei due emisferi solari. Tecnicamente Scott McIntosh ed il suo team di ricercatori hanno individuato ed analizzato queste bande di materiale magnetico incrociando le informazione fornite dai satelliti della NASA e da una serie di osservatori astronomici che monitorano costantemente le attività solari: brillamenti, vento solare, espulsioni di massa coronali, (dette CME), ed anelli coronali. In questo modo hanno constatato che le bande, formate da materiale magnetizzato che dagli strati più profondi affiora in superficie attraversando la zona di transizione, (nota come tachocline), marciano verso l'equatore dell'astro. Inoltre hanno rilevato che l'interazione delle bande di ciascun emisfero determina un ciclo di 330 giorni, durante il quale le attività solari presentano un andamento periodico, con un picco ed un calo in modo analogo al suddetto ciclo undecennale. Si tratta, secondo i ricercatori, di cambiamenti che potrebbero essere alla base di massicce tempeste solari, ed in particolare la combinazione di questo "ciclo stagionale" con il ciclo di 11 anni, potrebbe amplificare fenomeni quali macchie, brillamenti e getti di gas. Al riguardo lo stesso Scott McIntosh ha, infine, spiegato: "Comprendendo meglio come si formano le bande solari ed il modo in cui causano queste instabilità stagionali, potremo migliorare notevolmente le previsioni del tempo meteorologico spaziale".
Di seguito un'immagine del suddetto ciclo di 330 giorni in cui sono evidenziate le bande di materiale solare magnetizzato che, partendo
dai due emisferi, si spostano verso l'equatore del Sole:
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