A quanto pare una pianta mediterranea potrebbe essere in grado di uccide le cellule maligne di un tipo di tumore cerebrale; o almeno questo è quanto scoperto di recente da una ricerca condotta da alcuni ricercatori della Seconda Università degli Studi di Napoli, (nota anche con la sigla SUN), durante la quale è stato dimostrato che un estratto acquoso della pianta Ruta graveolens L., (detta anche ruta comune), è risultato in grado, appunto, di uccidere le cellule del glioblastoma, risparmiando tuttavia le cellule neuronali non proliferanti. Al riguardo Luca Colucci-D'Amato, docente di patologia generale presso il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Ambientali Biologiche della SUN, nonché cordinatore della ricerca, ha dichiarato: "Il glioblastoma multiforme è un tumore cerebrale altamente aggressivo la cui prognosi è tuttora infausta. Nonostante la terapia chirurgica, la chemio e la radioterapia, solo circa il 5% dei pazienti colpiti da glioblastoma sopravvive, per gli altri la morte sopraggiunge in media entro circa 15 mesi dalla diagnosi. Vi è un grande sforzo della ricerca biomedica nel cercare nuovi farmaci o terapie in grado di contrastare questo tumore e di migliorare la sopravvivenza dei pazienti affetti". In pratica lo studio pre-clinico in questione, (al quale tra l'altro hanno collaborato anche: il laboratorio di botanica della SUN, diretto da Claudia Ciniglia; il laboratorio di farmacologia dell'Università degli Studi di Genova, diretto da Tullio Florio; la fisiologa Floriana Volpicelli dell'Università degli Studi di Napoli Federico II; e la neurologa Marina Melone della SUN), pubblicato sulla rivista scientifica PLOS ONE, ha mostrato come l'estratto acquoso ottenuto, appunto, dalla pianta Ruta graveolens sia in grado di indurre la morte di cellule di glioblastoma coltivate in vitro. Inoltre, a differenza di farmaci usati nella chemioterapia, la stessa sostanza è risultata innocua quando somministrata su cellule neuronali non proliferanti e differenziate; pertanto, come già anticipato, l'estratto di ruta sembra essere anche in grado di fare una distinzione fra le cellule cancerose e le cellule normali, uccidendo le prime e risparmiando le seconde. In tal proposito la stessa Claudia Ciniglia ha, infine, concluso spiegando: "Le sostanze naturali rappresentano un'importante sorgente di nuove molecole con attività terapeutica in molte malattie incluso il cancro. In particolare, la Ruta graveolens L. è una pianta erbacea, molto diffusa in Italia, della famiglia delle Rutacee, cui appartengono anche i più noti agrumi. Frequentemente si sviluppa in prossimità dei litorali, nelle pianure e nelle fessure dei muri. Le prime indicazioni terapeutiche della ruta risalgono ai trattati del Corpus Hippocraticum, ove era prescritta per curare malattie polmonari, o usata anche contro l'angina faringea o ancora per ridurre il gonfiore della milza. Ulteriori esperimenti sono in corso per definire i meccanismi molecolari dell'azione terapeutica della ruta".
A quanto pare una pianta mediterranea potrebbe essere in grado di uccide le cellule maligne di un tipo di tumore cerebrale; o almeno questo è quanto scoperto di recente da una ricerca condotta da alcuni ricercatori della Seconda Università degli Studi di Napoli, (nota anche con la sigla SUN), durante la quale è stato dimostrato che un estratto acquoso della pianta Ruta graveolens L., (detta anche ruta comune), è risultato in grado, appunto, di uccidere le cellule del glioblastoma, risparmiando tuttavia le cellule neuronali non proliferanti. Al riguardo Luca Colucci-D'Amato, docente di patologia generale presso il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Ambientali Biologiche della SUN, nonché cordinatore della ricerca, ha dichiarato: "Il glioblastoma multiforme è un tumore cerebrale altamente aggressivo la cui prognosi è tuttora infausta. Nonostante la terapia chirurgica, la chemio e la radioterapia, solo circa il 5% dei pazienti colpiti da glioblastoma sopravvive, per gli altri la morte sopraggiunge in media entro circa 15 mesi dalla diagnosi. Vi è un grande sforzo della ricerca biomedica nel cercare nuovi farmaci o terapie in grado di contrastare questo tumore e di migliorare la sopravvivenza dei pazienti affetti". In pratica lo studio pre-clinico in questione, (al quale tra l'altro hanno collaborato anche: il laboratorio di botanica della SUN, diretto da Claudia Ciniglia; il laboratorio di farmacologia dell'Università degli Studi di Genova, diretto da Tullio Florio; la fisiologa Floriana Volpicelli dell'Università degli Studi di Napoli Federico II; e la neurologa Marina Melone della SUN), pubblicato sulla rivista scientifica PLOS ONE, ha mostrato come l'estratto acquoso ottenuto, appunto, dalla pianta Ruta graveolens sia in grado di indurre la morte di cellule di glioblastoma coltivate in vitro. Inoltre, a differenza di farmaci usati nella chemioterapia, la stessa sostanza è risultata innocua quando somministrata su cellule neuronali non proliferanti e differenziate; pertanto, come già anticipato, l'estratto di ruta sembra essere anche in grado di fare una distinzione fra le cellule cancerose e le cellule normali, uccidendo le prime e risparmiando le seconde. In tal proposito la stessa Claudia Ciniglia ha, infine, concluso spiegando: "Le sostanze naturali rappresentano un'importante sorgente di nuove molecole con attività terapeutica in molte malattie incluso il cancro. In particolare, la Ruta graveolens L. è una pianta erbacea, molto diffusa in Italia, della famiglia delle Rutacee, cui appartengono anche i più noti agrumi. Frequentemente si sviluppa in prossimità dei litorali, nelle pianure e nelle fessure dei muri. Le prime indicazioni terapeutiche della ruta risalgono ai trattati del Corpus Hippocraticum, ove era prescritta per curare malattie polmonari, o usata anche contro l'angina faringea o ancora per ridurre il gonfiore della milza. Ulteriori esperimenti sono in corso per definire i meccanismi molecolari dell'azione terapeutica della ruta".
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