Se gli essere umani sono più intelligenti di tutti gli altri animali del pianeta, il merito è di una particolare proteina, che nel corso dell'evoluzione è cambiata, facendo moltiplicare di molto i neuroni del cervello: in questo modo gli uomini, (ed in generale i mammiferi), sono diventati i vertebrati dotati dell'organo cerebrale più grande e complesso del mondo animale. O almeno questa è la conclusione a cui è arrivato un recente studio effettuato da alcuni ricercatori dell'Università di Toronto, guidati da Benjamin Blencowe, e pubblicato sulla rivista Science. In pratica, come già noto, le dimensioni e le complessità del cervello tra i vertebrati variano di parecchio, pur avendo lo stesso set di geni: ad esempio, gli uomini e le rane sono divisi da 350 milioni di anni di evoluzione e, pur usando un repertorio di geni simili per costruire gli organi nel loro corpo, hanno diverse capacità cerebrali, e l'uomo ha un cervello 100 volte più grande e molto più complesso. Si tratta di differenze di cui finora non era chiaro il perché e che i ricercatori canadesi sono riusciti a svelare, facendo sapere che il merito è tutto, appunto, della proteina PTBP1, già nota da tempo agli scienziati, ma di cui solo ora si è capito il ruolo. Al riguardo il biologo Giuseppe Novelli, presidente dell'Università Tor Vergata, ha commentato: "Nel corso dell'evoluzione questa proteina nei mammiferi ha perso un pezzo, diventando più corta". Ciò le ha consentito di diventare la principale protagonista di un processo molto importante per la produzione delle proteine e degli organi nel corpo: il cosiddetto "splicing alternativo". In sostanza si tratta di un meccanismo per cui i frammenti dei geni vengono assemblati e mischiati creando un numero molto grande di proteine, (tra loro diverse), superiore a quello dei geni. In tal proposito lo stesso Giuseppe Novelli ha proseguito spiegando: "Ecco perché abbiamo molte più proteine di quanti sono i nostri geni. Lo splicing alternativo è presente anche nelle piante e negli anfibi, ma in misura minore rispetto ai mammiferi. Nelle piante il 60% dei geni è soggetto a splicing alternativo, mentre nell'uomo ben il 95%"; ed anche se questo processo è presente in tutti gli organi, risulta essere molto più diffuso nel cervello. Ad ogni modo in merito al suddetto studio canadese il genetista dell'Università Tor Vergata ha dichiarato: "In questo studio si è capito che la proteina PTBP1 è collegata allo sviluppo cerebrale ed agisce da unico direttore d’orchestra, mentre gli orchestrali sono gli splicing". Ma non è tutto: i ricercatori canadesi hanno posto questa proteina nell'embrione del pollo, riscontrando un aumento del suo sviluppo cerebrale. Al riguardo il genetista Edoardo Boncinelli ha puntualizzato: "Il che non significa che il pollo diventi più intelligente. Senz'altro è un processo che fa crescere il numero dei neuroni nel cervello, quindi le sue dimensioni e complessità". Comunque sia le implicazioni di questa scoperta potrebbero essere abbastanza importanti; difatti in tal proposito lo stesso Giuseppe Novelli ha, infine, concluso spiegando: "Ci sono diverse malattie come la distrofia miotonica o la progeria, collegate allo splicing alternativo. Ora bisognerà capire il ruolo di questa proteina e delle sue piccole mutazioni in tali patologie".
Se gli essere umani sono più intelligenti di tutti gli altri animali del pianeta, il merito è di una particolare proteina, che nel corso dell'evoluzione è cambiata, facendo moltiplicare di molto i neuroni del cervello: in questo modo gli uomini, (ed in generale i mammiferi), sono diventati i vertebrati dotati dell'organo cerebrale più grande e complesso del mondo animale. O almeno questa è la conclusione a cui è arrivato un recente studio effettuato da alcuni ricercatori dell'Università di Toronto, guidati da Benjamin Blencowe, e pubblicato sulla rivista Science. In pratica, come già noto, le dimensioni e le complessità del cervello tra i vertebrati variano di parecchio, pur avendo lo stesso set di geni: ad esempio, gli uomini e le rane sono divisi da 350 milioni di anni di evoluzione e, pur usando un repertorio di geni simili per costruire gli organi nel loro corpo, hanno diverse capacità cerebrali, e l'uomo ha un cervello 100 volte più grande e molto più complesso. Si tratta di differenze di cui finora non era chiaro il perché e che i ricercatori canadesi sono riusciti a svelare, facendo sapere che il merito è tutto, appunto, della proteina PTBP1, già nota da tempo agli scienziati, ma di cui solo ora si è capito il ruolo. Al riguardo il biologo Giuseppe Novelli, presidente dell'Università Tor Vergata, ha commentato: "Nel corso dell'evoluzione questa proteina nei mammiferi ha perso un pezzo, diventando più corta". Ciò le ha consentito di diventare la principale protagonista di un processo molto importante per la produzione delle proteine e degli organi nel corpo: il cosiddetto "splicing alternativo". In sostanza si tratta di un meccanismo per cui i frammenti dei geni vengono assemblati e mischiati creando un numero molto grande di proteine, (tra loro diverse), superiore a quello dei geni. In tal proposito lo stesso Giuseppe Novelli ha proseguito spiegando: "Ecco perché abbiamo molte più proteine di quanti sono i nostri geni. Lo splicing alternativo è presente anche nelle piante e negli anfibi, ma in misura minore rispetto ai mammiferi. Nelle piante il 60% dei geni è soggetto a splicing alternativo, mentre nell'uomo ben il 95%"; ed anche se questo processo è presente in tutti gli organi, risulta essere molto più diffuso nel cervello. Ad ogni modo in merito al suddetto studio canadese il genetista dell'Università Tor Vergata ha dichiarato: "In questo studio si è capito che la proteina PTBP1 è collegata allo sviluppo cerebrale ed agisce da unico direttore d’orchestra, mentre gli orchestrali sono gli splicing". Ma non è tutto: i ricercatori canadesi hanno posto questa proteina nell'embrione del pollo, riscontrando un aumento del suo sviluppo cerebrale. Al riguardo il genetista Edoardo Boncinelli ha puntualizzato: "Il che non significa che il pollo diventi più intelligente. Senz'altro è un processo che fa crescere il numero dei neuroni nel cervello, quindi le sue dimensioni e complessità". Comunque sia le implicazioni di questa scoperta potrebbero essere abbastanza importanti; difatti in tal proposito lo stesso Giuseppe Novelli ha, infine, concluso spiegando: "Ci sono diverse malattie come la distrofia miotonica o la progeria, collegate allo splicing alternativo. Ora bisognerà capire il ruolo di questa proteina e delle sue piccole mutazioni in tali patologie".
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