Dimostrato che il fumo sia attivo che passivo potrebbe incidere sullo sviluppo del diabete.


A quanto pare nell'aumento dell'incidenza del diabete in tutto il mondo, anche il fumo, (anche quello passivo), potrebbe svolgere un ruolo essenziale. O almeno questo è quanto ha fatto sapere una ricerca coordinata da Frank Hu, dell'Università di Harvard, e da An Pan, della Huazhong University of Science and Technology, (basandosi sull'analisi di un totale di 88 ricerche ed oltre 6 milioni di casi), e pubblicata di recente su The Lancet Diabetes & Endocrinology Medical Journal, secondo la quale, chi è esposto al fumo passivo rischia più degli altri non fumatori di sviluppare il diabete mellito di tipo 2: per essere specifici, l'aumento di tale rischio sarebbe pari al 22% per i "fumatori passivi" e del 37% per i fumatori. Al riguardo gli autori del suddetto studio hanno spiegato: "Considerando la prevalenza dei fumatori rispetto ai non fumatori in tanti Paesi del mondo e la crescita del problema del diabete in tutto il mondo, la riduzione dell'uso del tabacco deve essere una priorità delle politiche sanitarie pubbliche, che potrebbe anche potenzialmente contribuire alla prevenzione ed al controllo del diabete". Tra l'altro il fumo passivo rappresenta una vera e propria minaccia per la salute di chi è costretto a respirarlo, in particolar modo i bambini. Non a caso un team di ricercatori scozzesi o scorso anno ha pubblicato sulla rivista Tobacco Control un'analisi secondo cui, vivere con un fumatore espone una persona non fumatrice ad un livello di inquinamento 3 volte superiore a quello limite per la sicurezza. In tal proposito il dottor Sean Semple dell'Università di Aberdeen, che ha coordinato quest'ultimo studio, ha dichiarato: "C'è una prova chiara che l'esposizione a fumo passivo sia associata ad una vasta gamma di eventi negativi per la salute, che include la morbilità respiratoria e cardiovascolare". In sostanza i ricercatori scozzesi hanno analizzato i livelli di PM2,5, (ovvero le famigerate "polveri sottili"), in case di fumatori e non fumatori, ricavando i dati da 4 precedenti studi realizzati fra il 2009 ed il 2013, per un totale complessivo di 93 case di fumatori e 17 case di non fumatori. Da ciò è emerso che la concentrazione di PM2,5 era rispettivamente 31, (10-111), μg/ e 3, (2-6,5), μg/. Al riguardo lo stesso Sean Semple ha proseguito spiegando: "Il range di concentrazioni di PM2,5 misurato in case di fumatori è ampio, con circa il 25% di queste case con concentrazioni medie nelle 24 ore superiori a 111 μg/m3: ossia più di 11 volte quella raccomandata come concentrazione media annua dall'OMS". Inoltre, secondo le stime dei ricercatori, un non fumatore che vive con un fumatore inala una quantità di polveri sottili nel corso della sua vita paragonabile a quella di un non fumatore che vive in una città inquinata come Pechino. Difatti in merito a ciò gli stessi ricercatori hanno fatto sapere: "La maggior parte dei non fumatori che vive famiglie che fumano sperimenterebbe una riduzione di oltre 70% nella sua inalazione giornaliera di PM2,5 se la sua casa diventasse senza fumo". Oltretutto, secondo recenti dati, il 15% dei casi di asma nei più giovani è legato proprio all'esposizione al fumo delle sigarette; anche se le cifre più inquietanti arrivano da un documento dell'Organizzazione Mondiale della Sanità riguardante proprio i danni da fumo passivo. Ad ogni modo stando ai risultati di un'atra ricerca pubblicata su The Lancet, oltre 600.000 persone muoiono ogni anno a causa dell'esposizione al fumo di sigarette; mentre l'aspetto preoccupante è che un terzo sono bambini. In pratica si tratta del primo studio a livello mondiale su tale fenomeno che conduce alla morte per cause legate ai comportamenti degli altri e non per uno stile di vita sbagliato. Per di più, secondo i dati a disposizione, le vittime sono in maggioranza donne ed i decessi sopraggiungono a causa di malattie cardiovascolari nel 60% dei casi, per infezioni respiratorie per un altro 30% e per asma e tumore ai polmoni per il restante 10%. Tra l'altro, come anticipato, la ricerca ha mostrato anche l'estrema pericolosità del fumo passivo per i bambini, che sono soggetti soprattutto alla cosiddetta "sindrome da morte improvvisa del lattante", a polmonite ed asma: il problema principale è che il luogo di maggiore esposizione al fumo passivo è la casa, dove per i bambini, e non solo, è praticamente impossibile sfuggire alle fonti di contaminazione rappresentate dai genitori e dagli altri parenti. Comunque sia, secondo i canoni dell'OMS, solo una minima percentuale di persone al mondo, (quasi l'8%), vive in Paesi che adottano una legislazione anti-fumo adeguata: in questi Paesi la potenziale esposizione al fumo passivo nei locali pubblici scende drasticamente del 90%, incidendo, infine, anche sulla vendita e sul consumo di sigarette.

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