A quanto pare mangiare pesce potrebbe aiutare a tenere lontana la depressione; o almeno questo è quanto hanno fatto sapere i risultati di una meta-analisi condotta da alcuni ricercatori coordinati da Dongfeng Zhang dell'Università Qingdao, (in Cina), e pubblicata in questi giorni sul Journal of Epidemiology and Community Health. Al riguardo gli stessi ricercatori hanno spiegato: "Diverse ricerche svolte in precedenza hanno provato a esaminare i possibili legami tra dieta e depressione, ma con risultati inconcludenti". Difatti gli scienziati cinesi hanno esaminato tutti gli studi sull'argomento prodotti fra il 2001 ed il 2014, valutando il nesso fra consumo di pesce e rischio di depressione, per poi selezionare 101 trial; anche se della suddetta meta-analisi hanno fatto parte solo 26 ricerche, per un totale di oltre 150.000 pazienti. In tal proposito lo stesso Dongfeng Zhang ha commentato: "Dieci erano studi osservazionali di coorte, mentre gli altri erano di tipo trasversale". Ad ogni modo da questa meta-analisi è emersa una riduzione del rischio di depressione pari al 17% nei soggetti in cui il consumo di pesce è abituale: probabilmente, gli acidi grassi omega-3 presenti nel pesce riescono ad alterare la microstruttura delle membrane cerebrali, modificando così anche l'attività di serotonina e dopamina, ossia i neurotrasmettitori coinvolti, appunto, nell'insorgenza della depressione. Inoltre anche l'assunzione di proteine di alta qualità, di vitamine e dei minerali presenti nel pesce riduce le probabilità di sviluppare sintomi depressivi. Al riguardo Dongfeng Zhang ha concluso: "Un elevato consumo di pesce può essere utile nella prevenzione primaria della depressione". Tra l'altro anche uno studio realizzato da alcuni scienziati australiani del Menzies Research Institute Tasmania e pubblicato sull'American Journal of Epidemiology sostiene la stessa teoria; anche se sarebbe presente una differenza di genere. Difatti, stando ai dati emersi da un'analisi, (che ha anche tenuto conto di una serie di variabili quali il fumo, il peso, l'attività fisica, il consumo di alcol e la condizione lavorativa), condotta su 1.400 uomini e donne fra i 26 ed i 36 anni di età, il consumo di pesce sarebbe legato ad una riduzione del 25% del rischio di depressione nelle donne, mentre gli uomini non godrebbero dello stesso beneficio: probabilmente ciò è dovuto all'assenza degli ormoni femminili, come gli estrogeni ed il progesterone, che combinandosi con gli acidi grassi omega-3 garantirebbero l'effetto positivo. Infatti in tal proposito gli autori di questo studio hanno spiegato: "Per le donne, ogni portata settimanale in più di pesce ha ridotto i rischi di sviluppare depressione del 6%. Negli uomini non è stato riscontrato alcun beneficio. Ciò può essere dovuto al fatto che gli uomini assumono omega-3 principalmente da altri alimenti o, in alternativa, che ci sono delle interazioni tra gli ormoni sessuali e gli acidi grassi". Come se non bastasse, a confermare il ruolo di "antidoto" contro la depressione del pesce è stato anche un ulteriore studio neozelandese condotto dalla Crop and Food Research Organization e coordinato dalla dottoressa Karen Silvers. In sostanza durante lo studio in questione i ricercatori sono partiti da una doppia considerazione: la Nuova Zelanda è il Paese in cui la depressione maggiore è più frequente, ma è anche la Nazione con il minor consumo pro-capite di pesce. Perciò, intuendo una correlazione tra questi due "record", i ricercatori neozelandesi hanno approfondito le loro indagini, scoprendo le virtù antidepressive dell'alimento offerto dal mare. Non a caso il pesce contiene, infine, grandi quantità di triptofano: un amminoacido essenziale che si è già dimostrato essere in grado di migliorare le funzioni cognitive dei soggetti colpiti da schizofrenia e l'umore delle persone affetti, appunto, da depressione.
A quanto pare mangiare pesce potrebbe aiutare a tenere lontana la depressione; o almeno questo è quanto hanno fatto sapere i risultati di una meta-analisi condotta da alcuni ricercatori coordinati da Dongfeng Zhang dell'Università Qingdao, (in Cina), e pubblicata in questi giorni sul Journal of Epidemiology and Community Health. Al riguardo gli stessi ricercatori hanno spiegato: "Diverse ricerche svolte in precedenza hanno provato a esaminare i possibili legami tra dieta e depressione, ma con risultati inconcludenti". Difatti gli scienziati cinesi hanno esaminato tutti gli studi sull'argomento prodotti fra il 2001 ed il 2014, valutando il nesso fra consumo di pesce e rischio di depressione, per poi selezionare 101 trial; anche se della suddetta meta-analisi hanno fatto parte solo 26 ricerche, per un totale di oltre 150.000 pazienti. In tal proposito lo stesso Dongfeng Zhang ha commentato: "Dieci erano studi osservazionali di coorte, mentre gli altri erano di tipo trasversale". Ad ogni modo da questa meta-analisi è emersa una riduzione del rischio di depressione pari al 17% nei soggetti in cui il consumo di pesce è abituale: probabilmente, gli acidi grassi omega-3 presenti nel pesce riescono ad alterare la microstruttura delle membrane cerebrali, modificando così anche l'attività di serotonina e dopamina, ossia i neurotrasmettitori coinvolti, appunto, nell'insorgenza della depressione. Inoltre anche l'assunzione di proteine di alta qualità, di vitamine e dei minerali presenti nel pesce riduce le probabilità di sviluppare sintomi depressivi. Al riguardo Dongfeng Zhang ha concluso: "Un elevato consumo di pesce può essere utile nella prevenzione primaria della depressione". Tra l'altro anche uno studio realizzato da alcuni scienziati australiani del Menzies Research Institute Tasmania e pubblicato sull'American Journal of Epidemiology sostiene la stessa teoria; anche se sarebbe presente una differenza di genere. Difatti, stando ai dati emersi da un'analisi, (che ha anche tenuto conto di una serie di variabili quali il fumo, il peso, l'attività fisica, il consumo di alcol e la condizione lavorativa), condotta su 1.400 uomini e donne fra i 26 ed i 36 anni di età, il consumo di pesce sarebbe legato ad una riduzione del 25% del rischio di depressione nelle donne, mentre gli uomini non godrebbero dello stesso beneficio: probabilmente ciò è dovuto all'assenza degli ormoni femminili, come gli estrogeni ed il progesterone, che combinandosi con gli acidi grassi omega-3 garantirebbero l'effetto positivo. Infatti in tal proposito gli autori di questo studio hanno spiegato: "Per le donne, ogni portata settimanale in più di pesce ha ridotto i rischi di sviluppare depressione del 6%. Negli uomini non è stato riscontrato alcun beneficio. Ciò può essere dovuto al fatto che gli uomini assumono omega-3 principalmente da altri alimenti o, in alternativa, che ci sono delle interazioni tra gli ormoni sessuali e gli acidi grassi". Come se non bastasse, a confermare il ruolo di "antidoto" contro la depressione del pesce è stato anche un ulteriore studio neozelandese condotto dalla Crop and Food Research Organization e coordinato dalla dottoressa Karen Silvers. In sostanza durante lo studio in questione i ricercatori sono partiti da una doppia considerazione: la Nuova Zelanda è il Paese in cui la depressione maggiore è più frequente, ma è anche la Nazione con il minor consumo pro-capite di pesce. Perciò, intuendo una correlazione tra questi due "record", i ricercatori neozelandesi hanno approfondito le loro indagini, scoprendo le virtù antidepressive dell'alimento offerto dal mare. Non a caso il pesce contiene, infine, grandi quantità di triptofano: un amminoacido essenziale che si è già dimostrato essere in grado di migliorare le funzioni cognitive dei soggetti colpiti da schizofrenia e l'umore delle persone affetti, appunto, da depressione.
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