I topi usati durante lo studio. |
Qualche anno fa ne era stata scoperta la causa, ed a quanto pare adesso potrebbe arrivare una soluzione: bloccare una particolare famiglia di enzimi nei follicoli del cuoio capelluto fa ricrescere velocemente i capelli; o almeno questo è quanto ha scoperto uno studio, pubblicato in questi gironi su Science Advances e condotto da alcuni ricercatori del Columbia University Medical Center i quali hanno testato su alcuni topi da laboratorio 2 particolari farmaci che si sono mostrati sorprendentemente efficaci nel far ricrescere loro i peli. Al riguardo Angela Christiano, principale autrice dello studio, hanno spiegato: "Ci sono veramente pochissimi composti in grado di stimolare l'attività dei follicoli così rapidamente: alcuni prodotti ad uso topico fanno ricrescere ciuffi di capelli dopo alcune settimane, ma nessuno si è mostrato tanto potente e veloce come quelli che abbiamo sperimentato". In pratica l'effetto dei farmaci in questione è stato scoperto fortuitamente, proprio come è successo a suo tempo con il Viagra: il primo, (il cui nome del principio attivo è Ruxolitinib), è stato sviluppato per le malattie del sangue; mentre l'altro, (il cui principio attivo si chiama Tofacitinib), viene usato per trattare l'artrite reumatoide. In sostanza durante la suddetta ricerca, mentre somministravano questi due principi attivi ai topi, i ricercatori hanno notato che, se applicati sulla pelle, producevano un notevole incremento dell'attività dei follicoli piliferi. Motivo per il quale hanno deciso di approfondire gli studi testando i farmaci in questione anche su follicoli umani cresciuti in coltura e su altri trapiantati nella pelle dei topi, notando che nel giro di soli 10 giorni, (a seguito di un'applicazione di 5 giorni), si era verificata la crescita di nuovi capelli. Così facendo si è scoperto che il Ruxolitinib ed il Tofacitinib hanno il potere di "risvegliare" i follicoli che sono inattivi e di accelerare il processo della loro funzione principale: produrre capelli. Tra l'altro, anche se creati per combattere patologie che apparentemente non hanno niente in comune, questi due farmaci sono entrambi inibitori di una famiglia di enzimi, chiamata Janus chinasi, (nota anche con la sigla JAK). Insomma, grazie allo studio effettuato dalla dottoressa Angela Christiano, si è scoperto che gli inibitori di JAK hanno una potente azione nel ripristinare l'attività dei follicoli umani, che, come noto, non generano capelli in modo costante, ma alternano periodi di "riposo" a fasi di crescita. Dunque l'idea dei ricercatori sarebbe quella di usare tali inibitori per combattere le più comuni forme di perdita di capelli, tra cui la tanto temuta calvizie maschile. Non a caso sono già patiti trials clinici per testarne l'efficacia nei casi di psoriasi a placche ed alopecia areata, (patologia autoimmune che causa una veloce caduta di capelli a chiazze sul cuoio capelluto). In tal proposito la stessa Angela Christiano ha concluso dichiarando: "Finora i risultati sono promettenti, anche se per ora non sappiamo ancora quale sia l'effettiva azione sulla calvizie dell'uomo". Infatti adesso rimane da verificare se gli inibitori di JAK possono realmente ripristinare, infine, l'attività dei follicoli che sono inattivi a causa dell'alopecia androgenetica, (ossia la forma più comune di calvizie).
Di seguito alcune immagini che riassumono lo studio:
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