A quanto pare il "parmesan", il simil-parmigiano venduto in America grattato e garantito puro al 100%, in molti casi sarebbe rinforzato con trucioli di legno; o almeno questo è quanto ha scoperto di recente la Food and Drug Administration, (nota anche con la sigla FDA). In pratica le indagini risalgono al 2012, quando l'agenzia governativa americana per il controllo sui prodotti alimentari e clinici visitò il laboratorio di formaggi "Castle Cheese" in Pennsylvania, scoprendo, appunto, che l'azienda metteva in commercio nelle principali catene di negozi alimentari USA il suo "parmesan", al quale aggiungeva però della cellulosa; motivo per il quale la "Castle Cheese" di Michelle Myrter adesso rischia una multa di 100.000 dollari per frode. Tuttavia pare proprio che questo non sia l'unico caso: secondo Neal Schuman, titolare dell'Arthur Schuman inc., il più grande distributore di formaggi italiani stagionati in USA, almeno il 20% della produzione USA di formaggi avrebbe etichette fraudolente o non del tutto accurata. Al riguardo lo stesso Neal Schuman ha dichiarato: "Il fatto che nel formaggio grattugiato meno del 40% del prodotto sia un prodotto caseario è grave. I consumatori sono innocenti, e non stanno ottenendo quello che si aspettavano quando hanno pagato. È sbagliato". Inoltre, secondo Dean Sommer, esperto del Center for Dairy Research, la cellulosa è un additivo non dannoso, se ad un livello compreso tra il 2% ed il 4%. Tuttavia, come spiegato, in alcuni casi i livelli dei prodotti analizzati sarebbero superiori: l'Essential Everyday 100% Grated Parmesan Cheese, dalla catena Jewel-Osco, ne contiene l'8,8%; il Great Value 100% Grated Parmesan Cheese dei negozi Walmart il 7,8%; il Whole Foods 365, che non dichiara la cellulosa tra gli ingredienti, è stato testato e ne contiene lo 0,3%; ed il Kraft ne ha il 3,8%. Ad ogni modo in merito alla vicenda la Coldiretti ha spiegato: "La presenza di trucioli di legno per arricchire i contenuti del Parmesan grattugiato statunitense smaschera l'inganno del falso "Made in Italy" che utilizza nomi che richiamano specialità nazionali di prestigio per spacciare produzioni di bassa qualità, quando non addirittura rischiose per la salute". Ed ha poi aggiunto: "Negli Stati Uniti il 99% dei formaggi di tipo italiano in vendita sono "tarocchi" , nonostante il nome richiami esplicitamente le specialità casearie più note del Belpaese, dal Parmesan alla Mozzarella, dalla Ricotta al Provolone, dall'Asiago, al Romano. Uno scippo che riguarda anche denominazioni tutelate dall'Unione Europea con la produzione di Parmesan statunitense che ha raggiunto i 144 milioni di chili, ovvero circa la metà di quello originale realizzato in Italia". Mentre la Coldiretti ha poi precisato: "Peraltro le esportazioni di formaggi italiani originali si sono fermate nel 2014 a circa 28 milioni di chili in calo del 6% rispetto all'anno precedente, anche a causa della concorrenza sleale delle imitazioni". Mentre ha, infine, concluso sottolineando: "Ma se i nomi dei prodotti "simil-italiani" sono gli stessi, le caratteristiche sono invece profondamente differenti, perché i formaggi "Made in Italy" originali devono rispettare rigidi disciplinari di produzione ed un sistema di controlli che non ha eguali".
A quanto pare il "parmesan", il simil-parmigiano venduto in America grattato e garantito puro al 100%, in molti casi sarebbe rinforzato con trucioli di legno; o almeno questo è quanto ha scoperto di recente la Food and Drug Administration, (nota anche con la sigla FDA). In pratica le indagini risalgono al 2012, quando l'agenzia governativa americana per il controllo sui prodotti alimentari e clinici visitò il laboratorio di formaggi "Castle Cheese" in Pennsylvania, scoprendo, appunto, che l'azienda metteva in commercio nelle principali catene di negozi alimentari USA il suo "parmesan", al quale aggiungeva però della cellulosa; motivo per il quale la "Castle Cheese" di Michelle Myrter adesso rischia una multa di 100.000 dollari per frode. Tuttavia pare proprio che questo non sia l'unico caso: secondo Neal Schuman, titolare dell'Arthur Schuman inc., il più grande distributore di formaggi italiani stagionati in USA, almeno il 20% della produzione USA di formaggi avrebbe etichette fraudolente o non del tutto accurata. Al riguardo lo stesso Neal Schuman ha dichiarato: "Il fatto che nel formaggio grattugiato meno del 40% del prodotto sia un prodotto caseario è grave. I consumatori sono innocenti, e non stanno ottenendo quello che si aspettavano quando hanno pagato. È sbagliato". Inoltre, secondo Dean Sommer, esperto del Center for Dairy Research, la cellulosa è un additivo non dannoso, se ad un livello compreso tra il 2% ed il 4%. Tuttavia, come spiegato, in alcuni casi i livelli dei prodotti analizzati sarebbero superiori: l'Essential Everyday 100% Grated Parmesan Cheese, dalla catena Jewel-Osco, ne contiene l'8,8%; il Great Value 100% Grated Parmesan Cheese dei negozi Walmart il 7,8%; il Whole Foods 365, che non dichiara la cellulosa tra gli ingredienti, è stato testato e ne contiene lo 0,3%; ed il Kraft ne ha il 3,8%. Ad ogni modo in merito alla vicenda la Coldiretti ha spiegato: "La presenza di trucioli di legno per arricchire i contenuti del Parmesan grattugiato statunitense smaschera l'inganno del falso "Made in Italy" che utilizza nomi che richiamano specialità nazionali di prestigio per spacciare produzioni di bassa qualità, quando non addirittura rischiose per la salute". Ed ha poi aggiunto: "Negli Stati Uniti il 99% dei formaggi di tipo italiano in vendita sono "tarocchi" , nonostante il nome richiami esplicitamente le specialità casearie più note del Belpaese, dal Parmesan alla Mozzarella, dalla Ricotta al Provolone, dall'Asiago, al Romano. Uno scippo che riguarda anche denominazioni tutelate dall'Unione Europea con la produzione di Parmesan statunitense che ha raggiunto i 144 milioni di chili, ovvero circa la metà di quello originale realizzato in Italia". Mentre la Coldiretti ha poi precisato: "Peraltro le esportazioni di formaggi italiani originali si sono fermate nel 2014 a circa 28 milioni di chili in calo del 6% rispetto all'anno precedente, anche a causa della concorrenza sleale delle imitazioni". Mentre ha, infine, concluso sottolineando: "Ma se i nomi dei prodotti "simil-italiani" sono gli stessi, le caratteristiche sono invece profondamente differenti, perché i formaggi "Made in Italy" originali devono rispettare rigidi disciplinari di produzione ed un sistema di controlli che non ha eguali".
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