Secondo una nuova ipotesi, la civiltà dell'Isola di Pasqua non fu distrutta dalla guerra.


La tradizione vuole e la Storia racconta che prima dell'arrivo degli esploratori europei, (nel 1700), gli abitanti dell'Isola di Pasqua, (nota anche con il nome Rapa Nui), ormai a corto di risorse, ingaggiarono una guerra civile che li ridusse allo stremo, portandoli al collasso. O almeno questa era la conclusione a cui si era arrivati a seguito del ritrovamento su tutta la superficie dell'isola di migliaia di punte in ossidiana ritenute, per il gran numero e l'aspetto tagliente, armi da combattimento. Ma tuttavia adesso una più attenta analisi di questi strumenti, (conosciuti tecnicamente con il nome "mata'a"), ha permesso di scoprire una versione diversa dei fatti. Difatti recentemente Carl Lipo, antropologo dell'Università di Binghamton ha condotto un'analisi morfometrica, (vale a dire uno studio ed una comparazione delle forme dal punto di vista quantitativo), su oltre 400 mata'a ritratti in alcune foto ed i cui risultati sono stati pubblicati su Antiquity. In pratica, osservando la grande varietà di forme dei frammenti di vetro vulcanico, nonché la differenza con le armi di altre civiltà, Carl Lipo è arrivato alla conclusione che non si tratta affatto di strumenti di guerra. Al riguardo, infatti, l'antropologo ha spiegato: "Le armi dovevano far bene il proprio lavoro o si rischiava la vita. Per questo gli oggetti di guerra rinvenuti in Europa o altrove sono molto sistematici nella forma. Ogni utensile può essere usato come lancia, ma durante una guerra, le armi devono garantire certe prestazioni. E con un mata'a puoi ferire, ma non uccidere". Perciò, se le osservazioni di Carl Lipo fossero confermate, sarebbe lecito pensare che quella sulla fine tragica della popolazione di Rapa Nui sia stata una deduzione basata su un'interpretazione a posteriori europea e non su prove archeologiche. Tra l'altro, secondo i ricercatori, la forma ben precisa e la distribuzione a tappeto dei mata'a fa piuttosto pensare si trattasse di oggetti di uso quotidiano, usati, ad esempio, in agricoltura per la lavorazione delle piante oppure in compiti rituali, come tatuare la pelle. Insomma, quelli che finora erano stati considerati i segni di una catastrofe potrebbero essere stati, più probabilmente, tracce di una civiltà ancora produttiva, la quale sarebbe stata, infine, decimata dalle razzie e dalle malattie importate dagli europei.

Di seguito alcuni dei mata'a analizzati:
http://cdn.phys.org/newman/gfx/news/hires/2016/1-easterisland.png

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