Dopo la prima pelle artificiale completa e funzionale, il mondo della medicina ha superato un altro confine; difatti di recente un team di ricercatori, guidati dal professor Hagan Bayley del dipartimento di chimica dell'Università di Oxford, è riuscito a sviluppare i primi "nervi sintetici". In pratica si tratta di tessuti organici creati in laboratorio che rispondere agli stimoli luminosi ed è in grado di simulare il comportamento biologico, appunto, dei nervi, inclusa la trasmissione del segnale elettrico. Tra l'altro questi "nervi sintetici", che inizialmente erano volti allo studio dell'interazione tra cellule, potrebbero un giorno portare allo sviluppo di tessuti organici sintetici da impiantare nel corpo umano, magari anche per riparare il sistema nervoso. In sostanza il tessuto in questione è formato da alcune le cellule sintetiche: goccioline contenenti proteine, DNA ed acidi grassi ricoperti da un unico strato di lipidi. Mentre per arrivare alla creazione dei questi "nervi sintetici", i ricercatori inglesi hanno fatto ricorso ad alcune tecniche di stampa 3D miniaturizzate, create e sviluppate proprio dallo stesso Hagan Bayley tramite l'OxSyBio, ossia un'azienda collegata all'ateneo britannico e dedicata alla biologia sintetica per la produzione di materiali per uso clinico. Insomma, il metodo utilizzato prevede l'assembramento, (strato dopo strato), di centinaia di cellule in strutture tridimensionali della lunghezza di mezzo millimetro. Per di più il controllo del materiale artificiale in questione è risultato essere alquanto preciso e, come già anticipato, avviene attraverso la luce che, attivando il DNA delle cellule, induce la produzione di una decina di proteine di membrana, le quali a loro volta formano dei pori nella membrana plasmatica per il passaggio di piccole molecole, scatenando la trasmissione di un segnale elettrico: ogni attività cessa al cessare dell'irraggiamento. Ad ogni modo adesso l'intenzione dei ricercatori sarebbe quella di testare la comunicazione di queste cellule artificiali non tra loro ma con cellule viventi e di creare con la stessa tecnologia dei materiali contenenti cellule viventi. Al riguardo lo stesso Hagan Bayley ha spiegato: "Credo che la maggior difficoltà per la realizzazione della comunicazione tra cellule artificiali e cellule viventi, alla quale stiamo già lavorando, consista nel trasferimento del nostro tessuto sintetico in un ambiente acquoso, (attualmente il sistema è immerso in ambiente oleoso). Credo che nel giro di circa 5 anni riusciremo ad ottenere questo risultato con cellule semplici, mentre con i tessuti occorrerà più tempo". E sarà a quel punto i tessuti sintetici potranno essere impiantati nel corpo umano per usi clinici e di medicina rigenerativa d'avanguardia, (come, ad esempio, la riparazione di lesioni midollari); o almeno così si augurano, infine, i ricercatori.
Dopo la prima pelle artificiale completa e funzionale, il mondo della medicina ha superato un altro confine; difatti di recente un team di ricercatori, guidati dal professor Hagan Bayley del dipartimento di chimica dell'Università di Oxford, è riuscito a sviluppare i primi "nervi sintetici". In pratica si tratta di tessuti organici creati in laboratorio che rispondere agli stimoli luminosi ed è in grado di simulare il comportamento biologico, appunto, dei nervi, inclusa la trasmissione del segnale elettrico. Tra l'altro questi "nervi sintetici", che inizialmente erano volti allo studio dell'interazione tra cellule, potrebbero un giorno portare allo sviluppo di tessuti organici sintetici da impiantare nel corpo umano, magari anche per riparare il sistema nervoso. In sostanza il tessuto in questione è formato da alcune le cellule sintetiche: goccioline contenenti proteine, DNA ed acidi grassi ricoperti da un unico strato di lipidi. Mentre per arrivare alla creazione dei questi "nervi sintetici", i ricercatori inglesi hanno fatto ricorso ad alcune tecniche di stampa 3D miniaturizzate, create e sviluppate proprio dallo stesso Hagan Bayley tramite l'OxSyBio, ossia un'azienda collegata all'ateneo britannico e dedicata alla biologia sintetica per la produzione di materiali per uso clinico. Insomma, il metodo utilizzato prevede l'assembramento, (strato dopo strato), di centinaia di cellule in strutture tridimensionali della lunghezza di mezzo millimetro. Per di più il controllo del materiale artificiale in questione è risultato essere alquanto preciso e, come già anticipato, avviene attraverso la luce che, attivando il DNA delle cellule, induce la produzione di una decina di proteine di membrana, le quali a loro volta formano dei pori nella membrana plasmatica per il passaggio di piccole molecole, scatenando la trasmissione di un segnale elettrico: ogni attività cessa al cessare dell'irraggiamento. Ad ogni modo adesso l'intenzione dei ricercatori sarebbe quella di testare la comunicazione di queste cellule artificiali non tra loro ma con cellule viventi e di creare con la stessa tecnologia dei materiali contenenti cellule viventi. Al riguardo lo stesso Hagan Bayley ha spiegato: "Credo che la maggior difficoltà per la realizzazione della comunicazione tra cellule artificiali e cellule viventi, alla quale stiamo già lavorando, consista nel trasferimento del nostro tessuto sintetico in un ambiente acquoso, (attualmente il sistema è immerso in ambiente oleoso). Credo che nel giro di circa 5 anni riusciremo ad ottenere questo risultato con cellule semplici, mentre con i tessuti occorrerà più tempo". E sarà a quel punto i tessuti sintetici potranno essere impiantati nel corpo umano per usi clinici e di medicina rigenerativa d'avanguardia, (come, ad esempio, la riparazione di lesioni midollari); o almeno così si augurano, infine, i ricercatori.
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