In questi giorni un tema dell'Harvard John A. Paulson School of Engineering and Applied Sciences, tramite un lavoro guidato da Marko Loncar e pubblicato sulla rivista Physical Review Applied, è riuscito a costruire la radio più piccola al mondo, il cui "cuore" ha la dimensione di appena 2 atomi ed estremamente resistente: grazie alla sua robustezza ed alla sua capacità di resistere a temperature e pressioni estreme, infatti, potrà essere usata in ogni tipo di ambiente, (dalle sonde spaziali per Marte fino al corpo umano, nei pacemaker di nuova generazione oppure nei futuri nano-trasportatori di farmaci), e potrebbe anche diventare un elemento base per i futuri Pc quantistici con una funzione simile a quella dei tradizionali modem Wi-Fi. In pratica generalmente all'interno di tutte le radio per farle funzionare deve essere presente un qualche dispositivo capace di "ascoltare" le onde elettromagnetiche e convertirle in un segnale che possa poi essere inviato alle casse. Tuttavia a svolgere questo ruolo nella suddetta nuova radio è un piccolo diamante con al centro una coppia di atomi di azoto, i quali risultano essere sensibili alle onde radio in arrivo e quando vengono "colpiti" vibrano emettendo luce. A questo punto un convertitore trasforma questi segnali luminosi in corrente elettrica, che a sua volta mette in azione le casse, riproducendo così in suono le suddette onde radio. Al riguardo in un video dimostrativo, (pubblicato su YouTube, visibile a fine articolo ed in cui la mini-radio trasmette la canzone natalizia "It's the Most Wonderful Time of the Year": ovviamente, come per le normali radio, il suono non è dei migliori), viene spiegato: «Il suono che sentite proviene dal ricevitore radio più piccolo del mondo. È realizzato dalle imperfezioni di un cristalli di diamante; imperfezioni che sono grandi quanto 2 atomi». Insomma, si tratta a tutti gli effetti di una radio "tradizionale", ma con un cuore piccolissimo e super resistente che, come già spiegato, ne potrebbe rendere possibile l'impiego in qualsiasi situazione, comprese quelle più "estreme". Comunque sia l'approccio è lo stesso seguito sempre di recente da alcuni ricercatori italiani per realizzare computer quantistici estremamente potenti: in entrambi i casi, infatti, sono state sfruttate le particolari imperfezioni dei diamanti per raggiungere un obiettivo altrimenti impensabile, sia esso l'aumento esponenziale della velocità di calcolo o, infine, la comunicazione dalla distanza.
Di seguito il suddetto video dimostrativo:
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