In questi giorni TuneCore, noto servizio che permette agli artisti indipendenti di vendere la propria musica su 150 diverse piattaforme online di download e streaming, (tra cui Spotify, iTunes, Apple Music, Amazon Music, Google Play Music ecc...), ha deciso di fare il suo debutto anche in Italia. In pratica, fondato nel 2005, TuneCore per molti anni è stato accessibile passando attraverso il sito in lingua inglese, tuttavia a partire dal 2015, (dopo l'acquisizione da parte della società Believe Digital), il servizio ha accelerato l'apertura di sezioni locali, (l'Italia è il 4° Paese europeo, dopo Regno Unito, Germania e Francia), con uffici marketing dedicati, pagine tradotte, partnership speciali e altro ancora. Inoltre ad oggi a livello internazionale, TuneCore risulta essere uno dei principali player sul versante della cosiddetta "disintermediazione": in poche parole la possibilità per gli artisti di distribuire online la propria musica senza dover firmare un contratto con un'etichetta discografica. Naturalmente il tutto tramite la sottoscrizione di un abbonamento il cui listino prezzi è: 9,99€ all'anno per caricare un singolo brano sui negozi convenzionati; 19,99€ per le suonerie su iTunes; 29,99€ per un primo anno per la pubblicazione di un intero album, (per gli anni successivi il prezzo sale a 49,99€); mentre con una tantum di 9€ si può far richiesta per il servizio di raccolta dei proventi YouTube. Tra l'altro dal punto di vista degli introiti, TuneCore concede agli autori il 100% dei proventi: tutto ciò che arriva dagli eventuali ascolti in streaming o dalle vendite di download finisce nelle tasche degli artisti. Difatti nel complesso TuneCore dichiara di aver distribuito in 11 anni di vita circa 700 milioni di euro ai suoi iscritti, frutto di 43.8 miliardi di download/stream. Come se non bastasse il sito in questione prevede anche dei servizi bonus: per esempio, con il pagamento di 69,99€ viene offerta la possibilità di iscriversi ad una "music publishing administration" che, promettendo la raccolta di royalties in tutto il mondo, (comprese quelle da YouTube), e la gestione di licenze di sincronizzazione con Tv e film, di fatto mette TuneCore anche in concorrenza con società di raccolta come la SIAE e con le stesse etichette discografiche. Motivo per il quale più che di una "disintermediazione", si può parlare di una nuova forma di intermediazione: ibrida, flessibile, trasversale, inevitabilmente liquida. In sostanza gli artisti hanno a disposizione uno strumento che, senza alcun contratto, permette loro di non rimanere confinati nell'immensa Rete di YouTube, SoundCloud e Bandcamp, ma di essere presenti anche su quelle piattaforme digitali che oggi sono molto gettonate dal pubblico, ma sulle quali non sempre è possibile caricare la propria musica per vie autonome, (come, per esempio, su Spotify dove si deve passare per forza da una casa discografica o da un distributore come, appunto, TuneCore). Per di più i clienti di TuneCore potranno avvalersi anche di servizi appositamente studiati per artisti locali, (come MusicRaiser, MusicOFF o della partnership con Believe Digital), che offrirà loro l'accesso ad una varietà di servizi avanzati come, infine, la gestione internazionale delle campagne, compravendita e marketing digitale online, gestione e distribuzione video, distribuzione fisica e tanto altro ancora.
In questi giorni TuneCore, noto servizio che permette agli artisti indipendenti di vendere la propria musica su 150 diverse piattaforme online di download e streaming, (tra cui Spotify, iTunes, Apple Music, Amazon Music, Google Play Music ecc...), ha deciso di fare il suo debutto anche in Italia. In pratica, fondato nel 2005, TuneCore per molti anni è stato accessibile passando attraverso il sito in lingua inglese, tuttavia a partire dal 2015, (dopo l'acquisizione da parte della società Believe Digital), il servizio ha accelerato l'apertura di sezioni locali, (l'Italia è il 4° Paese europeo, dopo Regno Unito, Germania e Francia), con uffici marketing dedicati, pagine tradotte, partnership speciali e altro ancora. Inoltre ad oggi a livello internazionale, TuneCore risulta essere uno dei principali player sul versante della cosiddetta "disintermediazione": in poche parole la possibilità per gli artisti di distribuire online la propria musica senza dover firmare un contratto con un'etichetta discografica. Naturalmente il tutto tramite la sottoscrizione di un abbonamento il cui listino prezzi è: 9,99€ all'anno per caricare un singolo brano sui negozi convenzionati; 19,99€ per le suonerie su iTunes; 29,99€ per un primo anno per la pubblicazione di un intero album, (per gli anni successivi il prezzo sale a 49,99€); mentre con una tantum di 9€ si può far richiesta per il servizio di raccolta dei proventi YouTube. Tra l'altro dal punto di vista degli introiti, TuneCore concede agli autori il 100% dei proventi: tutto ciò che arriva dagli eventuali ascolti in streaming o dalle vendite di download finisce nelle tasche degli artisti. Difatti nel complesso TuneCore dichiara di aver distribuito in 11 anni di vita circa 700 milioni di euro ai suoi iscritti, frutto di 43.8 miliardi di download/stream. Come se non bastasse il sito in questione prevede anche dei servizi bonus: per esempio, con il pagamento di 69,99€ viene offerta la possibilità di iscriversi ad una "music publishing administration" che, promettendo la raccolta di royalties in tutto il mondo, (comprese quelle da YouTube), e la gestione di licenze di sincronizzazione con Tv e film, di fatto mette TuneCore anche in concorrenza con società di raccolta come la SIAE e con le stesse etichette discografiche. Motivo per il quale più che di una "disintermediazione", si può parlare di una nuova forma di intermediazione: ibrida, flessibile, trasversale, inevitabilmente liquida. In sostanza gli artisti hanno a disposizione uno strumento che, senza alcun contratto, permette loro di non rimanere confinati nell'immensa Rete di YouTube, SoundCloud e Bandcamp, ma di essere presenti anche su quelle piattaforme digitali che oggi sono molto gettonate dal pubblico, ma sulle quali non sempre è possibile caricare la propria musica per vie autonome, (come, per esempio, su Spotify dove si deve passare per forza da una casa discografica o da un distributore come, appunto, TuneCore). Per di più i clienti di TuneCore potranno avvalersi anche di servizi appositamente studiati per artisti locali, (come MusicRaiser, MusicOFF o della partnership con Believe Digital), che offrirà loro l'accesso ad una varietà di servizi avanzati come, infine, la gestione internazionale delle campagne, compravendita e marketing digitale online, gestione e distribuzione video, distribuzione fisica e tanto altro ancora.
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