Scoperto che dopo uno sbaglio il cervello va temporaneamente "offline", riducendo la precisione delle scelte successive.
Si sa, dagli errori bisognerebbe imparare, ma a quanto pare il cervello ha bisogno di tempo per apprendere effettivamente la lezione e quando ci si trova di fronte ad un flusso veloce e costante di decisioni da prendere, anche una distrazione momentanea, (come, ad esempio, quella di notare un errore), può fare diminuire la precisione con cui si fa una scelta successiva; o almeno questo è quanto è emerso da un recente studio condotto da alcuni ricercatori dell'Università del Maryland e della George Mason University e pubblicato sul Journal of Neuroscience. Al riguardo George Buzzell, uno dei principali autori della ricerca, ha spiegato: "Abbiamo una regione del cervello che ci dice "hai fatto un casino", in modo da poter correggere il nostro comportamento. Ma, a volte, questo sistema di monitoraggio può ritorcersi contro di noi, distraendoci dal compito che dobbiamo svolgere e facendoci fare un nuovo errore". In pratica per testare la veridicità di questa ipotesi, gli scienziati hanno monitorato l'attività cerebrale di 23 partecipanti mentre lavoravano ad un compito impegnativo: cerchi concentrici lampeggiavano brevemente su uno schermo ed i partecipanti dovevano rispondere con una mano se si trattava di cerchi dello stesso colore, e con l'altra se le tonalità erano leggermente diverse. Così facendo si è scoperto che, dopo aver commesso un errore, i partecipanti avevano in genere risposto correttamente alla domanda successiva solo nel caso in cui era stato dato loro almeno un secondo di tempo per recuperare: quando la domanda seguente veniva, infatti, posta molto più rapidamente dopo un errore, (ovvero circa 0,2 secondi dopo), la loro precisione risultava essere inferiore del 10%. In sostanza l'attività elettrica registrata dalla corteccia visiva ha mostrato che i partecipanti facevano meno attenzione alla prova successiva quando avevano appena fatto un errore, al contrario di cosa accadeva se avevano risposto correttamente. Insomma, secondo quanto hanno fatto sapere i ricercatori, la richiesta cognitiva di notare e processare l'errore sembrava distogliere l'attenzione che altrimenti i partecipanti avrebbero dedicato al compito: un po' come se il cervello fosse andato temporaneamente "offline". In tal proposito Jan Wessel, psicologo dell'Università dell'Iowa, ha, infine, concluso commentando: "Nel mondo reale di solito alle persone è dato tempo di riflettere, (anche per pochi secondi), su un errore, prima di fargli prendere un'altra decisione. Ma in alcune attività, come guidare o suonare uno strumento musicale, costringono le persone ad avere a che fare con errori in successione molto rapidamente, pur continuando ad eseguire correttamente il resto del compito. Queste azioni potrebbero spostare i limiti di elaborazione degli errori".
Commenti
Posta un commento