A quanto pare la differenza nella capacità di lettura nei bambini è in parte imputabile all'interazione di diverse variazioni genetiche all'interno del loro DNA; o almeno questo è quanto ha fatto sapere un recente studio realizzato da alcuni ricercatori del King's College London, secondo i quali fino al 5% della differenza nell'abilità di lettura sarebbe riconducibile proprio al materiale genetico dell'individuo. In pratica si tratta di una percentuale che potrebbe sembrare piuttosto bassa, ma che in realtà rappresenta un risultato molto più significativo rispetto ad altri parametri studiati come possibili ragioni di tale differenza: ad esempio, essere maschio o femmina incide solamente di un 1% su questa abilità. Ad ogni modo per valutare le capacità di lettura di un bambino è stato ideato un parametro chiamato punteggio poligenico, basato sul numero di variazioni riscontrabili a livello genetico. Inoltre, usando le informazioni ottenute tramite un'indagine genetica chiamata "Studio di associazione genome-wide", (noto anche con la sigla GWAS), i ricercatori inglesi hanno preso in considerazioni soltanto le variazioni direttamente legate allo sviluppo delle capacità di lettura. Mentre come campioni di DNA sono stati utilizzati quelli di oltre 5800 gemelli tra i 7 ed i 14 anni che preso parte del Twins Early Development Study realizzato dallo stesso King's College London. Così facendo i ricercatori hanno calcolato un punteggio preciso legato alle capacità di lettura di bambini e ragazzini ed hanno notato che tra gli studenti che possiedono il miglior punteggio e quelli con un valore più basso esiste una differenza in termini di lettura paragonabile a 2 anni di studio. Tuttavia l'utilità del calcolo di questo parametro potrebbe andare oltre la semplice spiegazione delle differenze nelle abilità tra ragazzini: il punteggio poligenico potrebbe, infatti, essere impiegato per prevedere già durante le prime fase di crescita quali bambini saranno più propensi ad avere problemi con la lettura in futuro. Al riguardo Saskia Selzam, principale autrice dello studio in questione, nonché ricercatrice presso l'Institute of Psychiatry, Psychology and Neuroscience dello stesso college britannico, ha, infine, spiegato: "Il punteggio poligenico ci permette di prevedere il rischio legato al patrimonio genetico a livello individuale. Per esempio, questo parametro potrebbe aiutarci a studiare perché alcuni bambini incontrano difficoltà nella lettura e come rispondono a interventi individuali".
A quanto pare la differenza nella capacità di lettura nei bambini è in parte imputabile all'interazione di diverse variazioni genetiche all'interno del loro DNA; o almeno questo è quanto ha fatto sapere un recente studio realizzato da alcuni ricercatori del King's College London, secondo i quali fino al 5% della differenza nell'abilità di lettura sarebbe riconducibile proprio al materiale genetico dell'individuo. In pratica si tratta di una percentuale che potrebbe sembrare piuttosto bassa, ma che in realtà rappresenta un risultato molto più significativo rispetto ad altri parametri studiati come possibili ragioni di tale differenza: ad esempio, essere maschio o femmina incide solamente di un 1% su questa abilità. Ad ogni modo per valutare le capacità di lettura di un bambino è stato ideato un parametro chiamato punteggio poligenico, basato sul numero di variazioni riscontrabili a livello genetico. Inoltre, usando le informazioni ottenute tramite un'indagine genetica chiamata "Studio di associazione genome-wide", (noto anche con la sigla GWAS), i ricercatori inglesi hanno preso in considerazioni soltanto le variazioni direttamente legate allo sviluppo delle capacità di lettura. Mentre come campioni di DNA sono stati utilizzati quelli di oltre 5800 gemelli tra i 7 ed i 14 anni che preso parte del Twins Early Development Study realizzato dallo stesso King's College London. Così facendo i ricercatori hanno calcolato un punteggio preciso legato alle capacità di lettura di bambini e ragazzini ed hanno notato che tra gli studenti che possiedono il miglior punteggio e quelli con un valore più basso esiste una differenza in termini di lettura paragonabile a 2 anni di studio. Tuttavia l'utilità del calcolo di questo parametro potrebbe andare oltre la semplice spiegazione delle differenze nelle abilità tra ragazzini: il punteggio poligenico potrebbe, infatti, essere impiegato per prevedere già durante le prime fase di crescita quali bambini saranno più propensi ad avere problemi con la lettura in futuro. Al riguardo Saskia Selzam, principale autrice dello studio in questione, nonché ricercatrice presso l'Institute of Psychiatry, Psychology and Neuroscience dello stesso college britannico, ha, infine, spiegato: "Il punteggio poligenico ci permette di prevedere il rischio legato al patrimonio genetico a livello individuale. Per esempio, questo parametro potrebbe aiutarci a studiare perché alcuni bambini incontrano difficoltà nella lettura e come rispondono a interventi individuali".
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